Pasqua. Il sepolcro è diventato una stanza nuziale

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!” (Vedi Vangelo di Giovanni 20, 1-9. Per leggere i testi liturgici di domenica 27 marzo, Pasqua di Risurrezione, clicca qui)

NEI VANGELI: DUE MODI DI RACCONTARE LA PASQUA

È noto che i testi che raccontano la pasqua, ne parlano in due diverse maniere. La prima è la scoperta del sepolcro vuoto: le donne, i discepoli vanno al sepolcro dove era stato sepolto Gesù e lo trovano vuoto. Avviene anche che visioni celesti, degli angeli, annuncino che il sepolcro è vuoto perché lui, il Signore, è risorto. La seconda maniera è quella delle apparizioni: il Risorto si fa vedere, appare ad alcuni dei discepoli in vari modi e in varie circostanze.

LA MORTE FUORI GIOCO

Il racconto della pasqua nei primi versetti del vangelo di Giovanni appartiene, chiaramente, alla prima tipologia: è la scoperta del sepolcro vuoto. Ma Giovanni vi ha insinuato allusioni, simboli, come tracce possibili per una ricerca che, su un mistero così, non finirà mai. Una di queste allusioni è particolarmente suggestiva. Il testo dice: “Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte”. La parla “teli”, nella lingua greca in cui è scritto il vangelo, significa anche “lenzuola”. La tesi è questa: Giovanni ha in mente i testi mirabili del Cantico dei Cantici dove si parla della sposa che cerca instancabilmente lo sposo e viceversa. E vuole suggerire che con la Risurrezione è arrivato il tempo dell’incontro dello sposo con la sposa amata. Il sepolcro dunque è diventato una stanza nuziale. Per questo il sudario, panno funebre, è piegato in un luogo a parte. La morte è ormai completamente fuori gioco.

LA PASQUA E LE NOSTRE RELAZIONI FERITE

Nessuno è obbligato a scommettere sull’esattezza di questa interpretazione. Ma ci piace immaginare che non è impossibile e, soprattutto, che è comunque di una commovente bellezza.

Tutti i nostri dolori possono essere guardati in maniera diversa, dopo la Pasqua. Le grandi sofferenze umane sono anche la messa in crisi delle nostre relazioni. E viceversa. Quando si sta male, i nostri affetti stanno male anch’essi. Se si è ammalati si perde la voglia di parlare, di ridere, di cantare. E, dall’altra parte, quando sono gli affetti a entrare in crisi, perché una relazione finisce, un’amicizia viene tradita, si sta male proprio per quello. E tutto arriva al suo culmine quando è la vita stessa che finisce. Allora non finisce solo la vita, ma finiscono anche tutte le relazioni belle che le fanno da contorno. La Pasqua è la scommessa che è possibile mettere un argine, un argine forte, a questa deriva. Il sepolcro, dove tutto finisce, può diventare una stanza nuziale, dove tutto rifiorisce.

Buona Pasqua!