«Gesù è libero, libero perché vicino a Dio che è Padre misericordioso. E questa vicinanza a Dio misericordioso gli dà la libertà». Lo ha detto, a braccio, il Papa, che commentando il brano evangelico al centro dell’udienza di oggi ha spiegato che «tra il fariseo e la donna peccatrice, Gesù si schiera con quest’ultima». «Libero da pregiudizi che impediscono alla misericordia di esprimersi, il Maestro la lascia fare -, ha proseguito: -. Lui, il Santo di Dio, si lascia toccare da lei senza temere di esserne contaminato. Anzi, entrando in relazione con la peccatrice, Gesù pone fine a quella condizione di isolamento a cui il giudizio impietoso del fariseo e dei suoi concittadini, i quali la sfruttavano, la condannavano», ha aggiunto a braccio. «I tuoi peccati sono perdonati -, la sentenza di Gesù: -. La donna ora può andare in pace», perché «il Signore ha visto la sincerità della sua fede e della sua conversione». Allo “stupore” dei commensali – «Chi è costui che perdona anche i peccati?» – Gesù, ha ricordato Francesco, «non dà una esplicita risposta, ma la conversione della peccatrice è davanti agli occhi di tutti e dimostra che in Lui risplende la potenza della misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori».
«Il fariseo non concepisce che Gesù si lasci contaminare dai peccatori -, perché – pensa che se fosse realmente un profeta dovrebbe riconoscerli e tenerli lontani per non esserne macchiato, come se fossero dei lebbrosi». Lo ha detto il Papa, per spiegare – durante l’udienza di oggi, a cui stanno partecipando circa 27mila fedeli – come questo atteggiamento sia «tipico di un certo modo di intendere la religione, motivato dal fatto che Dio e il peccato si oppongono radicalmente».
«Ma la Parola di Dio insegna a distinguere tra il peccato e il peccatore -, ha ricordato Francesco: – Con il peccato non bisogna scendere a compromessi, mentre i peccatori – cioè tutti noi! – siamo come dei malati, che vanno curati, e per curarli bisogna che il medico li avvicini, li visiti, li tocchi. E naturalmente il malato, per essere guarito, deve riconoscere di avere bisogno del medico!».
«Da una parte l’ipocrisia dei dottori della legge, dall’altra parte la sincerità, l’umiltà e la fede della donna». Con queste parole, pronunciate fuori testo, il Papa ha sintetizzato il brano evangelico al centro della catechesi odierna, in cui i protagonisti sono Simone e l’anonima peccatrice. «Tutti noi siamo peccatori -, ha proseguito Francesco sempre a braccio: – Tante volte cadiamo nella tentazione dell’ipocrisia, di credersi migliori degli altri».
«Tutti noi guardiamo il nostro peccato, le nostre cadute, i nostri sbagli, e guardiamo il Signore -, l’invito del Papa, secondo il quale – questa è la linea di salvezza: il rapporto tra noi peccatori e il Signore. Se io mi sento giusto, questo rapporto di salvezza non si dà».
«La donna peccatrice ci insegna il legame tra fede, amore e riconoscenza -, ha spiegato il Papa:- Le sono stati perdonati molti peccati e per questo ama molto, invece colui al quale si perdona poco, ama poco. Anche lo stesso Simone deve ammettere che ama di più colui al quale è stato condonato di più. Dio ha racchiuso tutti nello stesso mistero di misericordia; e da questo amore, che sempre ci precede, tutti noi impariamo ad amare».
«Lasciamo che l’amore di Cristo si riversi in noi – l’invito finale di Francesco:-. Così, nell’amore riconoscente che riversiamo a nostra volta sui nostri fratelli, nelle nostre case, in famiglia, nella società si comunica a tutti la misericordia del Signore».