La predica della domenica/Parole astratte e vita concreta

Le parole volano. Troppo

Salvezza, grazia, bontà, misericordia, amore… E avanti di questo passo. Le prediche abbondano di termini astratti. Cioè di parole che designano realtà magari altissime ma che non si toccano, non si vedono o si vedono e si toccano soltanto per vie traverse. Non solo quelle parole sono astratte, ma sono di difficile comprensione perché possono avere significati diversi. Ad esempio: che cosa significa “salvezza”? Vado su uno dei tanti dizionari biblici che sono on line e vi trovo questa definizione: “Liberazione da un male, da un pericolo, da una disgrazia. In senso religioso, liberazione dal peccato e dalle sue conseguenze grazie all’azione di Dio nella cosiddetta storia della salvezza, della quale Cristo è il centro e il suo mistero pasquale il culmine. Ha una dimensione comunitaria e trascendente. Lo stabilirsi del regno di Dio o l’entrare in esso sono espressioni equivalenti a salvezza”. Mica male come temi implicati in una sola parola. Non parliamo della parola “amore”. Non c’è bisogno di consultare un dizionario per capire come quella parola è tanto suggestiva quanto vaga.

Ora quando quelle parole abbondano il rischio è che la predica dia l’impressione di qualcosa di vago, di aereo, di inafferrabile. Magari bello, ma che non mi tocca, non mi riguarda. Solo che questo nega clamorosamente uno degli scopi fondamentali dell’omelia che è quello di avvicinare la gente che ascolta al Vangelo, alla Parola di Dio. Invece di “incarnare” quella Parola la scarnifico, invece di avvicinarla la allontano, invece di farla diventare concreta la rendo astratta.

Il profumo di Maria. Quanto valgono 300 denari

Il compito di avvicinare il Vangelo riguarda anche il modo di spiegare alcuni particolari “lontani” per un lettore moderno e di tradurli nel suo mondo culturale. Tra gli esempi più efficaci ci sono quelli che riguardano i soldi. Un esempio. Nel capitolo dodici del vangelo di Giovanni si racconta che Gesù viene ospitato nella casa dei suoi amici di Betania. Maria, una delle due sorelle di Lazzaro, prende un vasetto di profumo e lo cosparge sui piedi di Gesù. Giuda, il futuro traditore, che teneva la cassa del gruppo e se ne intendeva di soldi, rimprovera la donna: si poteva vendere quel profumo e ricavarci 300 denari per i poveri.

Il lettore moderno è probabilmente tentato di tradurre “300 denari” con “300 euro”. Ora il denaro era la paga giornaliera di un operaio. Dunque i trecento denari sono trecento giorni lavorativi, circa dieci mensilità. Facciamo tredicimila euro. A quel punto, con quella cifra così concreta siamo  tentati di dar ragione a Giuda. Ma dobbiamo prendere atto che, invece, Gesù dà ragione a Maria e torto a Giuda. Quella donna “butta via” un anno di lavoro: la concretezza del dato rende mirabilmente bello il gesto della donna.

Insomma perché il Vangelo entri nella vita di uomini e donne di oggi, bisogna che uomini e donne di oggi “entrino” nel Vangelo. La buona predica deve favorire questo “circolo virtuoso”. Anche questo è difficile ma assolutamente necessario.