I giovani, la fede, la Chiesa. Tentativo di bilancio dopo Panama

La Settimana hai parlato di Panama, del Papa, Dei giovani. A un evento ormai concluso che impressione ne hai avuto? Qualche amico mi ha detto che si tratta, in fondo, di un evento un po’ estraniante e che dà un’idea eccessivamente positiva del mondo giovanile. Cosa ne pensi? Enrico 

Carissimo Enrico, purtroppo non ho seguito molto la giornata mondiale della gioventù a Panama e forse non potrò offrirti una risposta esauriente. A me pare che questi raduni si prestino a diverse  letture e considerazioni.

Le giornate mondiali della gioventù. Chi vi partecipa e perché

I giovani che vi partecipano appartengono prevalentemente a gruppi di oratori, associazioni e movimenti che all’interno delle loro realtà hanno fatto percorsi di sensibilizzazione e partecipazione: non vi aderiscono superficialmente.

Inoltre,  se rileggo la mia esperienza giovanile, non posso che essere entusiasta di questa proposta che allarga gli orizzonti a una fraternità universale nella quale giovani cristiani di tutto il mondo si incontrano per ascoltare e confrontarsi, ricevere un mandato dal Papa.

Certamente la dimensione emotiva crea un clima intenso di partecipazione che entusiasma e fa gustare per un po’ la bellezza di una fede condivisa, la solidarietà fra giovani di diverse culture e provenienze, la gioia di non essere soli nell’avventura della vita.

Ma non è solo emotività. A me sembra che questa esperienza non estranei dalla realtà, ma sia occasione buona per ritornare nei propri ambienti con un maggiore entusiasmo e desiderio di testimonianza, di iniziare percorsi di discernimento che facciano scoprire la vita come vocazione all’amore e, all’interno di essa, la propria vocazione specifica. Certamente nella marea di giovani che vi partecipano, ve ne saranno anche di quelli meno motivati che hanno semplicemente approfittato di un’esperienza originale e di un viaggio all’estero.

I giovani non creano soltanto problemi

Vorrei portare però la tua attenzione su un aspetto che mi pare molto importante  e che riguarda la tua affermazione sull’eccessiva positività del mondo giovanile. Innanzitutto questa esperienza, come tante altre che sono più nascoste e umili, raccontano di un mondo giovanile che non è sempre e solo problematico, come qualcuno ci propina, ma dice anche di un desiderio di ricerca e di impegno che abitano il cuore di tanti, di una idealità che non può sempre essere messa a tacere e chiusa in una omologazione generalizzata.

Inoltre mi pare di cogliere nel magistero degli ultimi pontefici, e in particolare di Papa Francesco, la grande consapevolezza delle insidie e delle seduzioni che popolano il mondo giovanile e che tendono ad occultare e soffocare sogni e valori grandi. Da qui, l’invito ad essere protagonisti nella vita, a non anestetizzare sogni ma ad alzarsi in piedi e a realizzare il sogno che Dio ha su ciascuno.

Papa Francesco: essere giovani non è stare in una sala d’attesa

In fondo, fa “comodo”  a molti abbassare la soglia della riflessione e del pensiero, appiattire i desideri o fermarsi al contingente, alzare la soglia della paura e della difesa da qualche nemico, perché non si diventi pericolosi per il sistema. In uno degli ultimi discorsi Papa Francesco ha messo in guardia i giovani dal

considerare la vita come una promessa che vale solo per il futuro e non ha niente a che vedere con il presente come se l’essere giovane fosse sinonimo di sala d’attesa per chi aspetta il turno della propria ora. E nel frattempo di quell’ora, inventiamo per voi o voi stessi inventate un futuro igienicamente ben pacchettato e senza conseguenze, ben costruito e garantito con tutto ben assicurato.

Caro Enrico, forse il mondo degli adulti deve essere più fiducioso nei confronti dei giovani, considerandoli costruttori e non solo consumatori; forse occorre essere adulti sapienti e educatori appassionati, che si pongono accanto a loro e li sostengono nella loro ricerca, perché come dice ancora Papa Francesco:

Dobbiamo sforzarci di favorire canali e spazi in cui coinvolgerci nel sognare e nel costruire il domani che è già oggi. Uno spazio che non si regala né lo vinciamo alla lotteria, ma uno spazio per cui vale la pena combattere. Perché voi, cari giovani, non siete il futuro, ma l’adesso di Dio. Lui vi convoca e vi chiama nelle vostre comunità e città ad andare in cerca dei nonni, degli adulti; ad alzarvi in piedi e insieme a loro prendere la parola e realizzare il sogno con cui il Signore vi ha sognato. Non domani, ma adesso”.

Questa è una chiamata per tutti. Anche per noi.