L’Oratorio di Redona, una casa per tutti: c’è anche il Cre invernale

“Redona è un quartiere a metà fra l’atmosfera cittadina e quella di un piccolo paese – spiega il curato don Gabriele Mazzoleni -. Qui ci si sente parte della città, ma c’è un forte campanilismo. È un quartiere un po’ a sé e ciò è dovuto anche alla sua storia degli ultimi anni con don Sergio Colombo e alcuni curati che hanno fatto dell’oratorio un luogo importante. Rispetto a questo ci siamo accorti di una cosa. Se in altri quartieri cittadini è più facile uscire, qui è più difficile. I ragazzi vanno via con le famiglie o preferiscono star qua. Abbiamo pensato a qualcosa che potesse abitare il quartiere. La proposta tiene conto di due aspetti. Il primo è il fattore abitativo del luogo, il secondo è l’esperienza della giornata sulla neve che si colloca in un ambito più informale”.

Desiderio di esserci, di abitare l’oratorio e un clima allegro e informale: sono questi i due ingredienti fondamentali per il Cre invernale proposto dall’oratorio di Redona. Don Gabriele Mazzoleni, curato della parrocchia, presenta così la realtà redonese e la proposta del Cre invernale. Questo è il primo anno in cui si propone un’esperienza simile. Tre giorni nella semplicità e l’informalità di vivere un luogo come l’oratorio che diventa un’occasione per mostrarne la quotidianità.

“È il primo anno che proponiamo quest’esperienza e l’aspettativa è che sia un lancio dell’iniziativa -spiega don Gabriele-. Quest’anno è gestita dalle mamme. Se il Cre è principalmente compito degli adolescenti, il Cre invernale è più informale, meno strutturato. Ci sono anche gli adolescenti che verranno a dare una mano, ma sarà una loro scelta. È una modalità che tiene conto dell’informalità che sta diventando sempre più fondamentale in tutti gli oratori. L’informalità permette di costruire la relazione. Sapere che possono venire quando hanno tempo, sapere che c’è qualcuno che li accoglie e che potranno fare qualcosa in modo non necessariamente organizzato significa che sono loro a scegliere di farlo”.

Anche se l’informalità sarà la protagonista dell’esperienza, questi tre giorni di Cre invernale all’oratorio di Redona non lasciano nulla al caso. Ogni giornata è studiata per lasciare un messaggio preciso a chi sceglie di spendere il proprio tempo in oratorio.

“Le tre giornate sono molto semplici – prosegue don Gabriele -. Durante la prima qui in oratorio un po’ di animazione con giochi intergenerazionali perché tutte le attività hanno coinvolto sia i bambini delle elementari che i ragazzi delle medie. Nel pomeriggio visita nel centro di Bergamo per far vedere che ci possono essere delle iniziative semplici, ma belle da vivere insieme”.

“La seconda giornata è sulla neve, mentre la terza include due attività. La prima richiama un’esperienza d’avvento in cui i ragazzi preparavano il pane per l’epifania. Venendo meno l’esperienza il gesto ha un po’ perso di significato, ma abbiamo deciso di reinventare la proposta facendo preparare ai ragazzi biscotti a forma di stella. La seconda attività è in collaborazione con il Cineteatro Qoelet. E’ la nostra sala della comunità che in questi anni sta ripartendo tenendo conto anche dell’aspetto culturale. Tramite questa collaborazione abbiamo scelto di far vedere un film. Può essere una banalità, ma il fatto di aver avviato una macchina che coinvolga Qoelet e oratorio è una cosa positiva. Se ne sentiva l’esigenza, ma è da un po’ che non lo si faceva. Il Cre si concluderà con una pizzata”.

Il Cre invernale è un’esperienza che nella sua semplicità e informalità può lasciare molto. La speranza è quella di rendere l’oratorio sempre di più una casa per tutti. “Penso che sia bello abitare l’oratorio per due motivi. Se la casa la vivi solo durante gli eventi risulta sempre un luogo straordinario. C’è l’evento, lo vivo -conclude don Gabriele-. Se anche nei momenti più normali e più quotidiani diventa luogo da abitare, tutto ciò te lo rende più casa. Il Cre invernale essendo strutturato su tre giorni è una proposta flessibile. L’idea di questa flessibilità è di rendere questo luogo sempre più casa. Ci stai, ma sei libero di starci”.

“Il secondo motivo è il desiderio di recuperare i legami con il quartiere. L’oratorio di Redona è stato il polo che ha attivato la rete. Con lo sviluppo della città, l’oratorio ha un po’ perso questo ruolo. L’obiettivo è quello di far diventare l’oratorio un punto di riferimento, ma con una proposta buona. Dare a tutti un luogo accogliente in cui stare e in cui entrare in relazione con gli altri. Si parte con i ragazzi per investire sul futuro prossimo nostro e del quartiere”.