Senza fissa dimora: «La pandemia ha aggravato le situazioni più fragili»

Foto di Giovanni Diffidenti

«Il numero di persone sulla strada è aumentato negli ultimi mesi. Ma non si tratta di gente che dorme per strada: è l’innegabile impatto delle nuove povertà sul mondo degli “invisibili”, l’abbiamo rilevato anche noi giorno dopo giorno». A parlare è Francesco Graziano, coordinatore dei City Angels di Bergamo, che anche durante i mesi peggiori della pandemia da Covid hanno continuato a scendere in strada per portare aiuto e supporto ai “visibilissimi invisibili”, le persone senza fissa dimora della nostra città.

Visibilissimi invisibili

«La condizione delle persone senza fissa dimora è particolare. Sono invisibili perché la loro stessa esistenza è marginale per definizione, eppure sono visibilissime, sotto gli occhi di tutti. Chi è su strada, inoltre, tende a voler vivere senza regole: in questi mesi abbiamo cercato soprattutto di far capire loro che norme come mascherina e distanziamento erano non solo obbligatori, ma anche necessari per la salute loro e degli altri. Un lavoro di sensibilizzazione, prima che di obbligo. E pian piano, infatti, hanno capito che si tratta di un problema reale, non solo di un’imposizione». Attivi nella città di Bergamo dal 2014, i City Angels possono dare soprattutto la stima di ciò che si muove sulla strada, area principale dell’azione di supporto dell’associazione. E ciò che Graziano evidenzia dall’esplosione della crisi da Covid a oggi è l’aumento delle persone che, in un modo o nell’altro, hanno iniziato a chiedere aiuto: «Abbiamo rilevato un aumento del 20-30% di persone in strada, anche se non tutte vivono effettivamente la strada anche per dormire. Per fare un esempio, ogni giorno a pranzo alla Mensa dei Cappuccini passano circa 180-200 per prendere il sacchetto con il cibo. Certamente non sono tutti senzatetto, ma i numeri raccontano di una difficoltà crescente, tra di essi ci sono anche padri di famiglia, persone che avevano un lavoro e ora invece sono in difficoltà».

L’emergenza per i senza fissa dimora ha riguardato anche l’aspetto organizzativo, soprattutto per quanto concerne le limitazioni per spazi e rotazioni nei dormitori cittadini, che a causa della normative sanitarie hanno dovuto introdurre nuove modalità di accesso. «Non solo. È cambiato anche l’atteggiamento delle persone in strada», continua Graziano. «È cambiato il modo di sopravvivere, di chiedere l’elemosina. Se prima era difficile, oggi lo è di più».  Con un dato positivo, almeno per quanto riguarda l’associazione: «Nel corso dell’ultimo anno è aumentato il numero dei volontari sul territorio. Segno del fatto che la gente ha voglia di dare una mano, sente la necessità di fare qualcosa e di aiutare chi è meno fortunato».

Povertà vecchie e nuove

Secondo il direttore di Caritas Diocesana di Bergamo, don Roberto Trussardi, la situazione in strada non è peggiorata in senso assoluto a causa del Covid, nel senso che la marginalità delle persone senza fissa dimora era già presente prima e già veniva affrontata. Durante l’emergenza pandemica, semmai, a una problematica “già nota” si sono aggiunte nuove fragilità, che sono andate a pesare sui servizi offerti sul territorio dalle diverse realtà associative e di volontariato. «Abbiamo continuato a dare tutti i servizi, come dormitori, docce, mense, per non abbandonare le persone a loro stesse», conferma don Roberto Trussardi. «Oggi i dormitori notturni cittadini, come il Galgario o il Patronato, sono strapieni di ospiti. Il Covid ha peggiorato la situazione in generale. Alle povertà di ieri si sono aggiunte nuove povertà, provenienti dal ceto medio-basso che si è trovato privo di reti di supporto».