Papa Francesco: “Anche nella più dolorosa delle sofferenze non siamo mai soli”

Papa Francesco, udienza generale. Foto Vatican Media - Sir

“La preghiera di Gesù è intensa, è unica e diviene il modello della nostra preghiera”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, nell’ultima catechesi dedicata alla preghiera e pronunciata nel Cortile di San Damaso. “Gesù ha pregato per tutti: ha già pregato per me”, ha proseguito Francesco a braccio: “Ognuno può dire: ‘Gesù sulla croce ha pregato per me’”. “Gesù prega per tutti noi, come se volesse dire a ciascuno: ‘Ho pregato per te, nell’Ultima Cena e sul legno della Croce’”, ha spiegato il Papa: “Anche nella più dolorosa delle nostre sofferenze, non siamo mai soli”. “Questa mi sembra la cosa più bella da ricordare, concludendo questo ciclo di catechesi dedicate al tema della preghiera”, ha osservato Francesco: “La grazia che noi non solamente preghiamo, ma che, per così dire, siamo stati ‘pregati’, siamo già accolti nel dialogo di Gesù con il Padre, nella comunione dello Spirito Santo”. “Ognuno di noi può mettere questo nel cuore”, il commento a braccio: “non dimenticarlo, anche nei momenti più brutti. Siamo già accolti, siamo stati voluti in Cristo Gesù, e anche nell’ora della passione, morte e risurrezione tutto è stato offerto per noi”. “Con la preghiera, e anche con la vita – ha concluso ancora una volta fuori testo – non  ci resta che avere coraggio e speranza, e con questo coraggio e speranza sentire forte la preghiera di Gesù per andare avanti. Che nostra vita sia dare gioia a Dio nella consapevolezza che Gesù prega per me”.

Gesù “non è stato un filantropo che si è preso cura delle sofferenze e delle malattie umane: è stato ed è molto di più. È stato quello, ma di più”. Lo ha detto il Papa, nell’ultima catechesi sulla preghiera, pronunciata nel Cortile di San Damaso. “In Lui non c’è solamente la bontà”, ha spiegato Francesco a proposito della preghiera di Gesù: “C’è la salvezza, e non una salvezza episodica – quella che mi salva da una malattia o da un momento di sconforto – ma la salvezza totale, quella messianica, quella che fa sperare nella vittoria definitiva della vita sulla morte”. “Gesù pregava, e pregava tanto”, ha sottolineato a braccio il Papa: “Nel corso della sua missione, Gesù si immerge in essa, perché il dialogo con il Padre è il nucleo incandescente di tutta la sua esistenza. I Vangeli testimoniano come la preghiera di Gesù si sia fatta ancora più intensa e fitta nell’ora della sua passione e morte. Questi avvenimenti culminanti nella sua vita costituiscono il nucleo centrale della predicazione cristiana: quelle ultime ore vissute da Gesù a Gerusalemme sono il cuore del Vangelo non solo perché a questa narrazione gli evangelisti riservano, in proporzione, uno spazio maggiore, ma anche perché l’evento della morte e risurrezione – come un lampo – getta luce su tutto il resto della vicenda di Gesù”.

“Tutto è preghiera nelle tre ore della passione e della croce”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, nell’ultima catechesi dedicata alla preghiera, svoltasi nel Cortile di San Damaso. “Nei giorni della sua ultima Pasqua, troviamo Gesù pienamente immerso nella preghiera”, ha ricordato Francesco: “Egli prega in maniera drammatica nell’orto del Getsemani, assalito da un’angoscia mortale. Eppure Gesù, proprio in quel momento, si rivolge a Dio chiamandolo ‘Abbà’, Papà”. “Questa parola aramaica – la lingua di Gesù – esprime intimità e fiducia”, ha sottolineato il Papa: “Proprio mentre sente le tenebre addensarsi intorno a Sé, Gesù le attraversa con quella piccola parola: Abbà! Papà. Gesù prega anche sulla croce, oscuramente avvolto dal silenzio di Dio. Eppure sulle sue labbra affiora ancora una volta la parola ‘Padre’”. “È la preghiera più ardita, perché sulla croce Gesù è l’intercessore assoluto”, il commento di Francesco: “Prega per gli altri, prega per tutti, anche per coloro che lo condannano, senza che nessuno, tranne un povero malfattore, si schieri dalla sua parte”. “Tutti erano contro di lui o indifferenti, soltanto quel malfattore riconosce il potere”, ha aggiunto a braccio. “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”, la preghiera di Gesù, che “nel pieno del dramma, nel dolore atroce dell’anima e del corpo, prega con le parole dei salmi; con i poveri del mondo, specialmente con quelli dimenticati da tutti, pronuncia le parole tragiche del salmo 22: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’”. “Lui sentiva l’abbandono, e pregava”, ha spiegato il Papa ancora una volta fuori testo: “Sulla croce si compie il dono del Padre, che offre l’amore, cioè si compie la nostra salvezza: ancora una volta lo chiama Dio mio. ‘Padre, nelle tue mani affido il mio spirito’. Tutto è preghiera nelle tre ore della passione e della croce”.

Nell’udienza di settimana scorsa, sempre dedicata alla preghiera, Papa Francesco aveva posto l’attenzione sulla necessità di lasciare spazio alla preghiera, e non solo al lavoro, perché nel momento in cui assorbe tutta la vita diventa “condizione disumana”.

“Auguro che il periodo estivo possa essere tempo di serenità e una bella occasione per contemplare Dio nel capolavoro del Suo creato”. È il saluto del Papa i fedeli di lingua italiana, al termine dell’udienza di oggi, svoltasi nel Cortile di San Damaso. Francesco ha salutato, tra gli altri, i fedeli della diocesi di Forlì-Bertinoro, “accompagnati dal vescovo, che festeggia il 40° di sacerdozio”. “Auguri al vescovo!”, ha esclamato Francesco rivolgendosi a mons. Livio Corazza. Anche l’Associazione collaboratrici familiari delle Acli e l’Associazione nazionale ambulanti sono stati i destinatari dei saluti del Papa.