“Il silenzio è la lingua di Dio”

In mezzo alle molte parole, il ruolo prezioso del silenzio

Papa Francesco ha detto che il silenzio è la lingua di Dio. In che senso, secondo te? Angelo

In diverse occasioni papa Francesco ha parlato del silenzio, caro Angelo, contrapponendolo soprattutto al chiacchiericcio, che ha il potere di “gettare bombe” sui nostri fratelli e di uccidere la loro dignità. Il vescovo di Roma, infatti, ha evidenziato che le parole possono essere baci o coltelli, cioè esprimere affetto, comprensione, vicinanza oppure esattamente il contrario: “Il silenzio è anche la lingua di Dio ed è anche il linguaggio dell’amore, come sant’Agostino scrive: «Se taci, taci per amore, se parli, parla per amore». (…) Si parte dal silenzio e si arriva alla carità verso gli altri”. 

Dio si rivela nel silenzio

Il Signore rivela sempre la sua Parola nel silenzio; ma c’è di più: è il silenzio, come dice papa Francesco, il linguaggio attraverso il quale Egli rivela il suo amore e la sua tenerezza.

In che senso il silenzio è il linguaggio di Dio? E quale relazione con la parola? 

Abbiamo da poco concluso il tempo di Natale nel quale abbiamo contemplato la Parola fatta carne in Gesù. Non sono esperta in teologia, ma intuisco che in Dio, la Parola nasce da un silenzio talmente gravido di vita da essere generativo e creativo. 

Davide Maria Turoldo (1916-1992)

Celebre è la poesia di Turoldo, là dove canta:          

“Mentre il silenzio fasciava la terra
e la notte era a metà del suo corso,
tu sei disceso, o Verbo di Dio,
in solitudine e più alto silenzio.
La creazione ti grida in silenzio,
la profezia da sempre ti annuncia,
ma il mistero ha ora una voce,
al tuo vagito il silenzio è più fondo”.

Ciò avviene per partecipazione anche nell’uomo e nella donna, fatti a immagine e somiglianza di Lui: il silenzio del cuore, abitato dallo Spirito santo, permette, paradossalmente, di “uscire da sè”, senza dissipazione e dispersione, per entrare in relazione con i fratelli e dire parole che donano e generano vita. 

Le parole come coltelli

L’alternativa sono parole vuote, sterili o peggio, come dice il vescovo di Roma, mortifere, spesso frutto di un’interiorità dissipata e frantumata, incapace di ascoltare la vita, i fratelli, le sorelle, Dio. In questo caso le nostre parole possono divenire simili a coltelli che feriscono i nostri fratelli, creando conflitti. Quante volte ne abbiamo fatto esperienza! Non per nulla l’apostolo Giacomo nella sua lettera afferma: “La lingua: è un membro piccolo ma può vantarsi di grandi cose. (….) Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. Dalla stessa bocca escono benedizione e maledizione” (Gc 3, 5.9-10).

Perché la nostra parola sia fonte di vita in noi stessi e nei nostri fratelli, quindi, deve sgorgare da un cuore puro, unificato e pacificato, abitato dallo Spirito, da un’interiorità custodita dalla grazia del Signore, custode a sua volta del silenzio di Dio.

Esso è dunque necessario per ascoltare i nostri fratelli, per entrare in empatia con la vita che ci circonda e con la realtà dove viviamo, per percepire i gemiti dell’umanità, il grido della terra, il pianto dei dimenticati e dei diseredati, il linguaggio della creazione e dell’universo, disponibili a servire.

“Maria custodiva tutte queste cose,
meditandole nel suo cuore” (Lc 2, 19)

Comprendiamo bene, allora, come il silenzio non sia primariamente assenza di parole, né sterile mutismo (celebre il proverbio: “Chi tace, non dice niente”), ma comunione con la Parola! Ci è di grande esempio la Madre di Dio, che – ci dicono i Vangeli – “da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Ascoltare, custodire e meditare sono tre verbi che, se lo vogliamo, possono trasformare la nostra piccola storia elevandola alla misura alta dell’Amore, della condivisione, della fraternità, della santità.

Auguriamocelo vicendevolmente all’inizio di questo nuovo anno.

  1. “Dio non sa stare solo, vive in compagnia e ci insegna che la vita diventa vera se vissuta con gli altri e per gli altri; se la vita è uscire da sè, aprirsi agli altri, donarsi agli altri”.
    “La Parola è testimonianza… E’ la vita che comunica la vita e la comunione è vita. E’ la vita che genera la vita, cose morte non possono generare.” 
    “Non sono un biblista, non sono un teologo, un sociologo, sono uno che ha cercato solo di lavorare per il regno di Dio.”
    “E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto.”
    “Può sembrare una cosa che atterrisce prendere la croce per essere discepolo di Gesù ma chi vuol crescere deve accogliere la logica del chicco di frumento”.
    “DONARE significa distaccarsi da qualcosa per donarla, significa dare qualcosa a cui siamo affezionati, a cui abbiamo dato il cuore e, quindi, significa anche soffrire.”
    “Testimone della speranza è chi, attraverso la propria vita, lascia trasparire la presenza di Colui che è la sua speranza”.
    “Non ho paura delle parole dei violenti… ma del silenzio degli onesti”.

    *_Padre Pino Puglisi_*

  2. “Chi tace a chiunque rappresenti una qualsiasi agglomerazione umana pusillanime, questi è un silenzio complice di chiunque fa un blando compromesso della propria e altrui dignità. È l’ipocrita, monda litote il pensiero, mortifera la libertà, mortifica l’innocente, vive come un sepolcro che carpisce il zittire lo scandalo della coscienza. Un tedio che induce lo spirito a distrarsi piuttosto che a vigilare. Vivete perchè Gesù Vive. Amate la debolezza nella forza invisibile dell’Amore di Gesù. Cercate dentro e non fuori.” _S.B._

    Desidero spiegarlo:
    Chi tace a chiunque sembri realizzare un momento, un atteggiamento della cultura e della storia, di gente diversa senza armonia, il cui comportamento è costretto in una situazione di incertezza, una notevole inferiorità morale, il cui atteggiamento è rinunciatario da apparire desolante per la povertà morale dei sentimenti, pensieri e dignità, un vile atteggiamento che fugge dalle responsabilità del proprio agire.

    Chi tace davanti a questi è complice di tutto questo, complice di un mite venticello, di una debole azione silenziosa e sottile che mette in pericolo, intacca, danneggia la propria e altrui dignità e più ancora il morale.
    È la falsità di chi simula l’atteggiamento morale nei rapporti sociali e affettivi, non è umiltà vera, è debole ipocrisia, è il vizio, la maschera.
    Libera dagli elementi nocivi il pensiero ma mediante la negazione del contrario, così danneggia, rovina, pregiudica la libertà, la uccide.
    Confonde e umilia l’amore, avvilisce di fronte a una situazione spiacevole, a una contrarietà, confonde l’innocente, e tutto sembra Vangelo ma non lo è, come se il demonio parlasse la lingua di Dio per confondere.

    Questa gente vive come persone illustri ma sono morti dentro, vivono soltanto a scopo della memoria di altri mentre prendono, strappano con prontezza e astuzia il silenzio sul peccato, il fallimento sulle coscienze degli innocenti, il fallimento sulla comprensione, sul valutare i fatti e i segni del tempo che si verificano e si prospettano. È il silenzio sulla valutazione morale del proprio agire.
    È questo il senso di noia profondo, quasi esistenziale, spesso doloroso, opprimente, come stanchezza intellettuale, come cupa incapacità di adattamento. Questo spinge in errore nel decidere con quale spirito atteggiarsi, allora si indossa una maschera per distrarsi ma non per versare tutto l’amore dentro senza sprecarne una sola goccia e non per vigilare e per non farsi derubare il pensiero. Cercate dentro il cuore e i cuori e non fuori. Amate la debolezza nella forza invisibile dell’Amore di Gesù. Vivete perchè Gesù Vive.

    ❤️ Rispondiamo con un velo di incomprensione e sicurezza di noi stessi. Non oso smuovere la posizione di nessuno, ma confesso a voi che ciò che ho scritto in questo “significato dei significati”, è quello che ci sta succedendo a tutti e che succede al mondo degli uomini.
    Nessuno ha il Coraggio di Dire perchè è molto sottile e fine l’inganno che viviamo, molto difficile spiegarlo senza sbagliare ad esprimersi o essere compresi male.
    Vi dico, sono già morto e risorto con Gesù, non mi importa della vergogna che provo nel fare e dire ciò che non è gradito a tutti, voglio piacere e non piacere solo al Signore della Vita Gesù.

    1. _*E sant’Agostino disse…*_

      “Il primo vizio dell’anima è la volontà di fare ciò che la somma e interiore verità proibisce. Così l’uomo fu scacciato dal paradiso in questo mondo, ossia passò dall’eternità alla vita temporale, dall’abbondanza all’indigenza, dalla stabilità alla debolezza. Non quindi dal bene sostanziale al male sostanziale, perché nessuna sostanza è male, bensì dal bene eterno a quello temporale, dal bene spirituale a quello carnale, dal bene intelligibile a quello sensibile, dal bene sommo a quello infimo. Vi è quindi un certo bene, che l’anima razionale non può amare senza peccare, perché è stato messo sotto di lei. Male, perciò, è proprio il peccato, non quella sostanza che, peccando, viene amata. Non è male quell’albero che, come sta scritto, era piantato nel mezzo del paradiso, ma la trasgressione del comando divino; e quando essa ha come conseguenza la giusta dannazione, da quell’albero, toccato contro il divieto, proviene la conoscenza del bene e del male, perché l’anima, dopo essere stata irretita dal suo peccato, espiando le pene conosce la distanza che passa fra il comando, cui non volle attenersi, ed il peccato che ha commesso. E in questo modo impara a conoscere, sperimentandolo, il male che, per precauzione non apprese; e facendo il confronto, ama con maggior ardore il bene che, disobbedendo, poco amava.”

       “Se qualcuno all’improvviso guarda direttamente il sole a mezzogiorno, i suoi occhi colpiti saranno sconvolti. Forse per questo il sole o gli occhi saranno un male? Assolutamente no: infatti sono sostanze. Male è, invece, lo sguardo anomalo e il turbamento che ne consegue. Questo male non esisterà più, quando gli occhi si rimetteranno in sesto e guarderanno la luce adeguata ad essi”.

      La volontà umana, creata libera, può orientarsi verso valori superiori o inferiori all’uomo. Il male morale è la scelta di beni inferiori, è il rovesciamento dell’ordine delle cose, è infrazione dell’ordine divino, è peccato.

      Il male non sta nella sostanza delle cose scelte, ma nella scelta.

      L’oggetto del peccato non è male, il male è la scelta.

      Il male fisico, il dolore è la conseguenza del peccato.

      Del male non è responsabile Dio, ma solo l’uomo.

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