Il dopo elezioni. I polli di Renzo

«Accuse e tensioni tra i 5 Stelle. È caos per il dossier sul voto»; «Un’analisi dell’ufficio comunicazione dei Cinque Stelle fa infuriare il leader e Casaleggio. L’intesa con Farage continua a dividere il Movimento. Assemblea rinviata a martedì. E l’ex comico chiude a ogni ipotesi di dimissioni». Questi gli ultimi titoli dei siti internet. Ma, se si cambia campo, anche nel centro destra non si scherza: Berlusconi dice di essere lui l’unico leader, Fitto chiede le primarie, il partito è in subbuglio.
Le elezioni sono passate, si è chiarito chi ha vinto e chi ha perso. Qualcuno ha preso poco ma grida alla vittoria, come Tsipras; qualcuno ha preso molto e lamenta sconfitta come i Cinque stelle. Adesso è incominciata la fase successiva, nella quale i protagonisti sono i perdenti. Sono loro che fanno parlare: Forza Italia e grillini, soprattutto. Sono quelli che avrebbero dovuto fare sfracelli e invece sono stati sfracellati. La fase che si sta attraversando è la fase dei polli di Renzo. Il brano dei Promessi Sposi è noto. Renzo ha rinunciato ai suoi propostiti di vendetta verso don Rodrigo, che gli ha impedito di celebrare il matrimonio con Lucia e accetta di buon grado di andare dal dottor Azzeccagarbugli, su suggerimento di Agnese, la futura suocera. Questa prepara quattro capponi perché non bisogna mai andare con le mani vuote da quei signori. Per consegnarglieli, Agnese riunì le loro otto gambe, come se facesse un mazzetto di fiori, le avvolse e le strinse con uno spago.

Con questo mazzetto di zampe di cappone sulla mano destra, tormentata anch’essa perché accompagna con i gesti il tumulto dei sentimenti del giovane, Renzo si avvia tra speranza e rabbia verso l’abitazione del dottor Azzecca-garbugli, a piedi: Lascio pensare al lettore, come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe a capo all’in giù, nella mano di un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. (…) e dava loro di fiere scosse, e faceva sbalzare quelle teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”.

La vittoria è un collante che fa diventare amici anche i nemici. Nel PD tutti sono diventati renziani o, anche se restano di altre correnti, tutti parlano bene di Renzi. La sconfitta è una baraonda che fa diventare nemici anche gli amici. È quello che sta succedendo tra i grillini e gli adepti di Forza Italia.

La quale cosa rivela una verità, semplice semplice, ma che facilmente si dimentica. E cioè: la politica è un fare, ma spesso i politici danno molto più tempo alla discussione sul come fare che al fare. Si guardano tra di loro più che guardare agli altri. In questo accanito guardarsi, il più vicino rivela spesso più di chi è lontano i propri difetti. I polli di Renzo si beccano perché sono legati insieme come fossero un mazzetto di fiori. Forza Italia e Cinque stelle sono i due partiti più coesi e più gerarchizzati. Ora sono perdenti e sono, puntualmente, quelli che litigano di più. Proprio come i polli di Renzo: legatissimi tra di loro nell’obbedienza cieca ai capi, perdenti alle elezioni e furiosi contro i loro simili.