Foto: Zygmunt Bauman (1925-2017)
Il parere di Baumann, il filosofo della “società liquida”
L’8 marzo scorso La Repubblica ha pubblicato postumo un articolo di Zygmunt Bauman sui “Doni di Francesco”. Il filosofo della società liquida mette in evidenza il fatto che il Papa i suoi doni li sta facendo all’umanità “in questi nostri tempi tormentati dall’incertezza, privi di direzione, alla deriva, senza uno scopo e senza fiducia”. Ed è proprio questo che li rende oltremodo preziosi.
Per Bauman, tra i personaggi dotati di autorità a livello mondiale, solo Jorge Mario Bergoglio ha compreso e definito in modo chiaro le priorità da affrontare. E la prima di tali priorità, secondo lui, è “il richiamare alla memoria l’importanza dell’arte del dialogo”.
La cosa ha un po’ sorpresi il parroco di Belsito e me: noi pensavamo che, sì, “il mondo di oggi è un insieme di problemi che richiedono attenzione e devono portare all’azione”, ma pensavamo ad altre chiavi di soluzione, non sapremmo dire quali, ma comunque più vistose dell’arte del dialogo.
Ma Bauman è Bauman e allora il Belsito e io ci siamo messi con umiltà a riflettere e a capire.
L’importanza dell’arte del dialogo
Abbiamo subito notato che il filosofo polacco non dice che la prima priorità è l’arte del dialogo, ma è il richiamare alla memoria l’importanza dell’arte del dialogo. È un esercizio che non impariamo mai abbastanza e che attualmente sembra dimenticato. Questo ha reso subito chiaro anche per noi due che, se non si rimette al centro dell’attenzione l’importanza dell’arte del dialogo, il dialogo rimarrà sempre un optional qualsiasi e non ci si affannerà certo per impararne l’arte.
È poi notevole che Bauman non parli di dialogo tout court, ma di arte del dialogo. Il dialogo vero non è un semplice conversare di due o più persone, ma comunicazione e scambio di vita interiore, che porta a considerare punti di vista, valori e priorità diversi dai nostri”. Tale diversità spesso fa sì che una conversazione miri a sconfiggere, umiliare o ridicolizzare un avversario. Il dialogo vero, invece, è una conversazione “rivolta alla comprensione reciproca, in grado di elaborare un modus convivendi e una vera solidarietà nel lavorare insieme”. Il dialogo vero quindi va imparato proprio come s’impara un’arte.
Qui l’amico di Belsito mi ha fatto notare qualcosa che Bauman ha dimenticato di dire. E cioè: che, per essere vero, il dialogo richiede, ineludibilmente, che prima ci siano l’ascolto e l’apprendimento dell’arte dell’ ascolto. È vero, ma ormai Bauman non può più dirlo; siamo però certi… che sarebbe d’accordo!
Il bisogno di dialogo vero
Pensiamo ai dibattiti televisivi o cartacei su qualsiasi tema. Ci rendiamo subito conto che c’è bisogno enorme di dialogo vero. E quindi che c’è bisogno di mettersi ad imparare l’arte del dialogare costruttivo.
Le cause dell’incapacità di dialogare, sempre secondo il filosofo polacco, sono l’avidità, la cecità morale, la sordità e l’indifferenza verso il dolore degli altri esseri umani accompagnata da un radicale egocentrismo negli interessi, nelle intenzioni e nelle azioni. E allora per umanizzare la comunicazione tra le persone è indispensabile essere impegnati appassionatamente nella “lotta contro l’ineguaglianza dilagante e profonda, contro la povertà e la sofferenza e l’umiliazione”.
Ma per arrivare a questo – dice Bauman, ma è già un’evidenza di per sé – occorre “inserire questi, e altri problemi di gravità simile, nei curricula delle scuole di ogni livello, dal più basso al più alto”.
Papa Francesco maestro e promotore di dialogo
È la ragione per cui il Papa, per Bauman,
ha affidato all’educazione il compito di far rinascere i criteri morali perduti e ridare vitalità ai valori spirituali per riportarli alla magnificenza e all’eminenza erose da un materialismo senza limiti.
Ovviamente egli continua a raccomandare di
prepararci per una lotta lunga e difficile; nell’educazione non ci sono soluzioni rapide, scorciatoie, risultati immediati.
Infatti, secondo un antico proverbio cinese, “se fai progetti per un anno, semina grano; se fai progetti per dieci anni, pianta alberi; se fai progetti per cento anni, educa le persone”.
Bauman conclude il suo articolo affermando che
Il dono chiamato papa Francesco offre al mondo uno scopo e alla nostra vita il suo significato.
Papa Francesco ci è stato donato quattro anni fa. Saremo capaci e disposti ad accettare questa proposta e ad agire di conseguenza? Bella domanda!