Si avvicina la fine di questa esperienza della rubrica e mi viene l’ampia di farci stare parole e poesie che rischiano di stare immeritatamente fuori da questo raccontare sö l’ös.
L’angelo dell’Immacolata mi ha ricordato gli angeli a cui ho dedicato una piccola raccolta di poesie, che si apre con Da nóter i àngei e rivolta a Angelo Gandolfi.
Angelo Gandolfi è nato e vive da sempre a Monte Marenzo (LC …..appena poi BG) su una carrozzina; in questo suo Comune ha fatto il Sindaco per dieci anni, è stato Presidente della Comunità Montana Val S. Martino e tanti altri incarichi istituzionali, è stato segretario del PD provinciale… E’ un uomo-polis, libero, che ha prestato la vita alla cura delle comunità locali in cui vive. Ho avuto il piacere di lavorare con lui per parecchio tempo e nei suoi confronti ho sempre sentito affetto e un Grande Rispetto! come si diceva nei centri sociali degli anni ’80. Ama i libri, secondo me scrive, la sua passione letteraria e la scrittura, lo fanno uno che conserva dei bei segreti. Ci siamo divertiti per ore a raccontarci episodi o passaggi, a memoria, del Libera nos a Malo di Meneghello. E’ un grande, Angelo.
Giusto giusto 10 anni fa, questo scambio di mail; avevo vinto un premio di poesia importante, a Roma, e mandato ad Angelo l’articolo di giornale che ne parlava, con una considerazione amara e poco lusinghiera del decadente clima politico romano che avevo respirato in occasione della premiazione. Alla mail risponde subito:
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Da: Angelo Gandolfi
Inviato: martedì 15 dicembre 2009 22.25
A: ‘Maurizio Noris’
Oggetto: R: il potere
Maurizio Maurizio! Sono felicissimo per questo straordinario riconoscimento al tuo mestiere di poeta. Penso proprio che presto finirò per essere il protagonista di questo estemporaneo racconto in formato sms, che ti dedico.
Anche sulla carrozzella se ne stava malfermo, più per la salute cagionevole che per la vecchiezza. Comunque lo si ascoltava volentieri, perché aveva il gusto di affabulare aneddoti gustosi, anche sui più consunti accadimenti quotidiani. Maurizio, sì, Maurizio Noris, – ci interruppe improvvisamente mentre la chiacchiera era sulla nuova poesia italiana. – Maurizio, proprio lui. Come no… Io l’ho conosciuto bene, abbiamo fatto delle cose buone insieme quando si lavorava nei servizi. E di notte, ci scommetto era di notte, scriveva i suoi pensieri nella lingua di Comenduno.
Intervengo: – Veramente? Non sapevo che vi conosceste – incrocio lo sguardo degli amici che mi rimandano un impercettibile disagio. Non è compatimento, assolutamente, ma una sorta di avvilimento per lo stato del nostro Angelo.
Ci giriamo verso di lui e suoi occhi ci puntano con severità: – Sì, era mio amico, – ci disse scandendo le parole, ma con un tono privo di acuti, come se non avesse alcun interesse a convincerci che non confondeva i ricordi, totalmente assorbito a dialogare con sé.
Un forte abbraccio, Angelo
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Da: Maurizio Noris
Inviato: martedì 15 dicembre 2009 23.58
A: ‘Angelo Gandolfi
Oggetto: il potere
Carissimo amico mio
Bellissimo, Delicato e Triste il tuo racconto sms Ne hai altri vero?
Ti voglio bene. Maurizio
Poco tempo prima, avevo scritto a lui una piccola poesia, che non gli avevo mai dato e che due anni dopo questo scambio avrebbe aperto Angei? .
DA NÓTER I ÀNGEI di M.N. letta dall’autore
DA NÓTER I ÀNGEI
a Angelo Gandolfi
Da nóter
i àngei
i è sènsa mantèl,
picialì
sborentìcc
che sbàt
con d’öna us
rösnéta
de scarpèl.
Ángei sènsa bütìga
co i ale
’ncianferàde
àngei che bülìga
belèsse
sènsa braghe
DA NOI GLI ANGELI
–
Da noi
gli angeli
sono senza mantello,
pettirossini
spaventati
che sbattono
con voce
arrugginita
di scalpello.
Angeli senza negozio
con le ali
inutili
angeli mai in ozio
bellezze
senza brache.
da Àngei? Teramata ed. 2012
da Resistènse Interlinea ed. 2016
In questo periodo dell’anno, io non cedo all’inverno: soccombo. Non amo il freddo, la neve, il ghiaccio e le temperature sotto zero. Sarà la bronchite del fumatore, l’ingombro e la pesantezza del vestire che impedisce e frena, sarà che è un tempo che porta via il tempo tra me e la terra e le piante come in un esproprio poco condiviso…… mi viene naturale di mettere in atto delle resistènse, come speranzose prefigurazioni della primavera e dell’estate che, sicuro, sarà, cose belle da vivere, situazioni da dipingere a calore di aria gialla e asciutta…..
Allora si, basta appena l’idea dei paesani tavolini da caffè, fuori sulla strada per sentire l’aria che pulsa calda sulla pelle, degli sguardi come se fossimo a Lisbona, o a secondo dell’orario, l’assaggio della più incupita ma sempre calura della macaia di quella Genova per noi, scimmia di luce e di follia…..
I GAMBE DI FÓMNE di M.N. letta dall’autore.
I GAMBE DI FÓMNE
I gambe di fómne
i camina
via dré ai tumbì,
i par calse apéna.
I cüsidüre
spostade ö pitì
’nvèrs a la fi di strade
’ndo la sfanta
la schéna.
I gh’à ’l vènt sóta la pèl
e l’aègn
nàilon sö éna
che l’istralüs morèl,
gambe che ’ntirla
de ram
temporài de assàl
e scarpèl.
Gambe per i òm
tabernàcoi
de öcc che pica a martèl
gambe co i càpoi
sàmbel de cél
sö ’l gróp del canèl.
LE GAMBE DELLE DONNE
Le gambe delle donne
camminano
a ridosso dei tombini,
paion calze appena.
Le cuciture
spostate un pochino
verso la fine delle strade
dove dilegua
la schiena.
Hanno il vento sotto la pelle
e l’avvenire
nylon su vena
che straluce livido,
gambe che imbrunano
di rame
temporali di acciaio
e scalpello.
Gambe per gli uomini
tabernacoli
di occhi che picchiano a martello
gambe con i cappi
zimbello di cielo
sul nodo della gola.
da Resistènse Interlinea ed. 2016
Confido nella risata, aperta e sussultante di Angelo ad un sequel così……