Matematica evangelica. Enzo Romeo: «Gesù riesce a dare un’anima perfino ai numeri»

Nel volume “Le tabelline di Dio” (Àncora Editrice 2020, Collana “Parola di Vita”, Prefazione di Dom Jaques Dupont, Immagini della copertina e dell’interno a cura di Giovanni Berti (Gioba), pp. 148, 16,00 euro) l’autore Enzo Romeo, giornalista vaticanista del Tg2 e saggista, offre al lettore “Piccole nozioni di matematica evangelica”, come recita il sottotitolo del testo, invitando a compitare una tabellina evangelica.

“Che li si intenda come entità platoniche o come secrezioni del nostro cervello, i numeri possono portarci molto lontano. Ma è il momento di andare all’essenziale, a quella sorta di numeri primi che sono i Vangeli”, di ciò è certo Enzo Romeo, nato a Siderno nel 1959, da noi intervistato, il quale considera il Vangelo il testo in assoluto più delicato e insieme più potente finora mai scritto.

Come è nata l’idea del volume, dato che per Sua stessa ammissione “è una schiappa in matematica”?

«Ciò che ci è più difficile da capire è anche la cosa che più ci attira. Così è per me con i numeri. Li ho scelti perciò come spunto di partenza per una rilettura attualizzata del Vangelo, che è un testo con cui non ci si stanca mai di confrontarsi».

“L’essenziale è invisibile agli occhi” è la frase cardine del “Piccolo Principe” di Antoine de SaintExupéry, autore da Lei molto amato e sul quale ha scritto due volumi: “L’invisibile bellezza” e “Il Piccolo Principe commentato con la Bibbia”. Può esserci un legame tra i numeri, il celebre libro dello scrittore e aviatore francese e la religione?

«Saint-Exupéry era a suo agio coi numeri. La sua abilità matematica gli è tornata molto utile nella carriera di aviatore e di inventore di strumenti per il volo. Ma aborriva la tecnologia che assurge a sistema, fino a sostituire l’uomo con la macchina. L’umanità – diceva – rischia di trasformarsi in un formicaio. In qualche modo con la sua opera ha predetto la dittatura dell’algoritmo che tutti subiamo oggi, per cui ogni aspetto della nostra vita è deciso in base a un calcolo numerico».

Nella Prefazione del testo Dom Jacques Dupont, monaco certosino, procuratore generale dell’Ordine presso la Santa Sede e uno dei visitatori canonici delle comunità certosine nel mondo, scrive che chi apre la Bibbia incontra tantissime indicazioni numeriche e scopre che esse celano dei simboli non sempre facili da decrittare. Ci fa un esempio?

«Prendiamo il numero 153, l’ultimo che io “esamino” evangelicamente. Ne parla lo stesso Dom Jacques nella sua bella prefazione: dopo la risurrezione, mentre la pesca dei discepoli nel Mar di Tiberiade non dà nulla, Gesù provoca una raccolta misteriosa e nelle reti degli apostoli finiscono 153 pesci, una quantità di gran lunga superiore alle necessità di quel piccolo gruppo. Perché quel numero? Ciò che si può dire è che quando Dio dona, non lesina, fa in grande. La generosità di Dio – afferma giustamente Dupont – va al di là di ogni calcolo, perché l’Amore (quello con la A maiuscola) non fa calcoli».

Il matematico inglese Marcus du Sautoy ha scritto che “i numeri primi sono gioielli incastonati nell’immensa distesa dei numeri”. La definizione è perfetta per i Vangeli?

«I Vangeli sono i numeri primi della fede cristiana. Ma anche da un punto di vista laico, si può dire che sono dei gioielli nell’immensa distesa della letteratura di ogni tempo. Lo scrivo in premessa al libro: Così come i primi hanno il potere di costruire tutti gli altri numeri, i Vangeli hanno la capacità di illuminare di una luce speciale ogni gesto della vita umana, dando un senso profondo all’esistenza nella sua scansione quotidiana».

La maggior parte delle persone pensano che i numeri siano entità fredde e asettiche. Il libro intende dimostrare il contrario?

«I Vangeli, anzi il loro protagonista, Gesù, riesce a dare un’anima a tutto, perfino ai numeri. E lo fa rovesciando il nostro modo di calcolare. Il padrone della vigna dà la stessa paga all’operaio che ha lavorato un’ora e a quello che ha sgobbato tutto il giorno; gli spiccioli della vedova valgono più delle ricche offerte dei benestanti; il buon pastore insegue la pecorella smarrita a costo di perdere le altre novantanove; il perdono va offerto non una ma settanta volte sette… C’è da perdere la testa! Ma alla fine con Gesù i conti tornano, eccome! “Chi avrà lasciato tutto per me, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”. Il centuplo e l’eternità: ecco la ricetta per “riscaldare” i numeri».

Nell’ultimo capitolo del libro scrive sul legame tra scienza e religione che “vanno a braccetto”. Ce ne vuole parlare?

«Faccio l’esempio del concetto di entanglement introdotto da Einstein: due particelle entangled (impigliate) sono legate tra loro, a prescindere dalla distanza che le separa. Anche se si trovano a migliaia di anni luce l’una dall’altra, risultano accoppiate in maniera indistricabile e hanno un destino comune, Qualcosa di simile accade per la religione e la scienza. Non fanno a pugni tra loro, ma sono due amici che, pur gelosi della propria autonomia, procedono a braccetto. Lo stesso Einstein diceva: “La scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca”. Quanto sarebbe importante che lo comprendesse il nostro mondo globalizzato, digitalizzato e super avanzato, ma dimentico della sua dimensione più profonda ed essenziale, quella dello spirito».