I tempi di Francesco

L’elezione di papa Francesco al soglio di Pietro è stato, almeno sino ad ora, l’evento dell’anno su scala globale. L’immagine della Chiesa Cattolica è stata rivoluzionata dall’avvento di Bergoglio: un volto istituzionale duro, intransigente, “germanico” è stato sostituito da uno misericordioso, accogliente, “latino”. Di questo avvicendamento hanno certamente beneficiato i tanti sacerdoti e laici cattolici che praticano la misericordia e l’accoglienza già da tanto tempo e che per questo pativano moltissimo la convivenza con una gerarchia tanto lontana dal loro sentire.

UN NUOVO VOLTO DI DIO

Da questo punto di vista, possiamo dire che, pur in assenza di qualunque forma di consultazione democratica, i vertici della chiesa hanno designato un nuovo capo decisamente più in sintonia non solo con la cultura profonda della base cattolica, ma anche con una sensibilità spirituale squisitamente moderna che ha ingentilito il volto di Dio, attenuandone, fino quasi a farli scomparire, i tratti più cupi, violenti e punitivi. Nella spiritualità diffusa dei nostri tempi, anche per influenza della psicanalisi, il perdono, la riconciliazione e la cura hanno preso il posto del giudizio, del peccato e della pena. Francesco è dunque in linea con il suo tempo, certo di più del suo predecessore, e per questo, tra gli altri motivi, piace e convince, all’interno e all’esterno del cattolicesimo.

I GRAVI PROBLEMI

Tuttavia le ombre e i dubbi rimangono. Essi riguardano soprattutto l’ampiezza delle trasformazioni strutturali che il papa vorrà e sarà in grado di avviare. Stiamo parlando, tanto per intenderci, del celibato obbligatorio dei sacerdoti, della collocazione dei divorziati e dei risposati nella comunità dei fedeli, dell’atteggiamento verso la politica e i cosiddetti valori non negoziabili e soprattutto del ruolo delle donne nella Chiesa (persino gli eserciti e le polizie oggi danno più spazio alle ragazze!). Su questi temi, tanta parte del cattolicesimo invoca il varo di scelte coraggiose, che farebbero di questo pontificato una tappa davvero importante nella storia del cattolicesimo. Ma le intenzioni riformatrici di Francesco sono ancora scarsamente decifrabili. L’intervento più significativo ha per ora riguardato la trasparenza imposta ai conti dello Ior, mentre su tutto il resto regna ancora l’incertezza più grande. E’ presto, si dirà, il papa è stato eletto da non più di qualche mese. Verissimo, ma è altrettanto vero che il tempo a sua disposizione non è infinito: tra qualche giorno il papa compirà 77 primavere, gli auguriamo tutti una vita lunghissima e una vecchiaia serena, ma è ovvio che tra pochi anni la sua energia psico-fisica sarà affievolita e la realizzazione delle riforme si farà più complicata. E poi si sa che i cambiamenti più importanti si fanno all’inizio di un mandato, puntando sulla sorpresa, l’entusiasmo e il consenso elevato di cui in genere si gode appena eletti. Giovanni XXIII è stato, per tutti, il “papa buono” e l’uomo del “discorso alla luna”, ma nella storia della Chiesa è entrato per la decisione straordinaria di convocare, in pochi mesi e a dispetto del parere di tanti dirigenti ecclesiastici, un concilio ecumenico della portata del Vaticano II.

SOLO QUESTIONE DI STILE?

Il rischio attuale è quello di trovarsi dinanzi, lo dico con una forzatura benevolmente provocatoria, ad una sorta di “papato populista”, capace di instaurare un rapporto diretto e sintonico con le masse e in grado di attirare verso la Chiesa molte simpatie e tanti consensi esterni, un coro unanime di applausi e però non in grado di produrre un mutamento reale nel corpo vivo della chiesa universale, di non rispondere autenticamente alle attese, alle aspettative, alle domande di quella parte della comunità credente che chiede a gran voce riforme, riforme, riforme. Se così fosse, le innovazioni di Francesco si limiterebbero al piano dello “stile” e la parte più conservatrice della chiesa che ora teme di perdere posizioni tornerebbe in un attimo facilmente alla ribalta, spegnendo la speranza accesa in tanti dal gesuita venuto “quasi dalla fine del mondo”.