Ci è nato un Bambino

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta… (Vedi Vangelo di Luca 2, 1-14). Per leggere i testi liturgici della festa del Natale, clicca qui.

 Ci è nato un Bambino. La meraviglia di fronte alla nascita di ogni bambino, diventa meraviglia assoluta di fronte a questo Bambino.

I PASTORI E LA MADRE

I pastori hanno ricevuto l’annuncio celeste e partono. Dio, dunque, orienta verso Betlemme che diventa lo strano “luogo” della rivelazione di Dio. I pastori vanno «senza indugio», come Maria verso Elisabetta: non per curiosità, ma per obbedire alla Parola che si è rivelata a loro e alla quale essi hanno già creduto. Vedono e, dopo aver visto, fanno conoscere ciò che hanno visto.

Tutti quelli che ascoltano il messaggio dei pastori si stupiscono. Lo stupore è segno non dell’incapacità di capire, ma della grandezza di ciò che è rivelato che supera immensamente le aspettative dei pastori. Lo stupore, poi, non è fine a se stesso, ma diventa il punto di partenza per fare entrare nel cuore il messaggio ascoltato. Maria, su cui si concentra ora l’attenzione dell’evangelista, è colei che penetra il senso delle parole, modello di una fede che si appropria e approfondisce saporosamente ciò che ha ascoltato.

Tutto si conclude con la lode che attraversa tutti i fatti della nascita. Tipica preghiera del discepolo, di chi si sa scelto e amato da Dio.

LO STRANO FASCINO DEL NATALE

Tutti si inteneriscono oggi, per il Natale, anche chi non ha fede. Perché? Perché è un Bambino. Noi siamo affascinati dalla nostra libertà, dalle nostre capacità, da quello che siamo capaci di realizzare. Il bambino, invece, non è libero: non lavora, non produce, non parla… Soprattutto nessuno gli ha chiesto se voleva nascere. Il bambino nasce, non perché ha deciso, ma perché qualcuno lo ha accolto. Il bambino intenerisce perché ricorda un amore accogliente, una generosità che gli ha reso possibile la vita. Quando un bambino non è accolto – i bambini senza cibo e senza casa, quelli buttati nei cassonetti  – è come se morisse prima ancora di vivere. Di conseguenza, a Natale, Dio, perfino Dio, può nascere perché qualcuno lo accoglie: Maria, Giuseppe, i pastori.

DAVANTI ALLA GROTTA

Ma intenerirsi di fronte al Bambino non basta. Proviamo a immaginarci davanti alla grotta di Betlemme. Celebrare il Natale, infatti, è come essere là. Di fronte alla grotta ci sono diverse persone. Dentro si intravede il Bambino: sgambetta, mangia, piange, dorme… come tutti i bambini. Tutti sono inteneriti di fronte a quello spettacolo. Ma io sono credente. Allora io mi faccio coraggio – perché ci vuole molto coraggio per questo – indico il Neonato e dico: “Quel Bambino è il creatore del mondo, quel Bambino è il mio salvatore”. Guardate come ci vuole bene: è diventato così per noi…

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