Globalizzazione

I GRANDI EVENTI LONTANI E LA MORTE VICINA

Alla camera discutono e votano la legge elettorale. Il PD si è spaccato, così almeno dicono i giornalisti. I Grillini gridano e mostrano sui loro manifesti che Renzi e Berlusconi sono “condannati all’amore”. Leggo anche le cronache di quello che è successo dietro le quinte dei Cinque Stelle in occasione dell’espulsione dei “ribelli”: «Uno degli spettacoli più odiosi che io abbia mai visto in vita mia», afferma Maurizio Romani, uno degli espulsi. Il governo vara le sue misure choc per rilanciare il paese… E poi all’esterno, dall’esplosione di New York, ai sommovimenti in Crimea… e via di questo passo.

Mentre tutto questo avviene, mi dicono che è morta la madre di una persona che conosco, che io stesso conoscevo, e molto bene. E tutto il mondo delle notizie che mi toccano cambia prospettiva. I grandi drammi lontani si allontanano ancora di più e il dramma vicino diventa così vicino che rende, in fondo, irrilevante tutto quello che avviene nel mondo.

IL PICCOLO MONDO CHE NON FA NOTIZIA

Ecco lo squilibrio tipicamente moderno. Non apparteniamo sufficientemente al mondo per sentircelo nostro, anche quando ci bombarda di notizie tutto il giorno. Apparteniamo, invece, profondamente al nostro “piccolo mondo” vicino. Questo, però, ha i confini troppo angusti per far uscire le proprie notizie dalle porte di casa. E così la nostra vita quotidiana ci costringe a vivere questa strana schizofrenia: fra un mondo di cui tutti parlano che ci tocca poco e un mondo che ci tocca moltissimo ma di cui quasi nessuno parla. Si dice continuamente che sta nascendo un mondo globalizzato nel quale tutti, anche nostro malgrado, siamo coinvolti, sempre più coinvolti. Ma gli affetti non si globalizzano. E la morte, in particolare, quando è molto parlata non è nostra e quando è nostra non fa notizia. Il grande mondo e il piccolo mondo restano, nonostante tutto e nonostante il gran parlare che se ne fa, molto distanti l’uno dall’altro.