Due passi con gli Scout

Lupetti, coccinelle, guide, esploratori, rover, scolte. Semplicemente Scout. Di tutti i gruppi di aggregazione, gli Scout sono, a livello mondiale, uno dei più importanti e diffusi. Lo scoutismo nasce in Inghilterra, nei primi del ‘900, grazie all’idea di Robert Baden-Powell – fondatore e simbolo dell’associazione – di portare un gruppo di venti ragazzi ad esplorare e conoscere il territorio circostante.

Negli anni lo scoutismo si è diffuso a macchia d’olio arrivando a contare, ad oggi, oltre 40 milioni di iscritti in tutto il mondo; anche in Italia sono diversi e numerosissimi i gruppi scout compresi nella FIS (Federazione Italiana dello Scoutismo), di questi, AGESCI e CNGEI sono senz’altro i più conosciuti. Solo AGESCI (Associazione Guide E Scouts Cattolici Italiani) conta oltre 180.000 iscritti.

Ma com’è la situazione nella nostra Provincia? Parliamo con Andrea Bonati, responsabile del gruppo AGESCI sul territorio bergamasco: «Tra Bergamo e provincia abbiamo 19 gruppi scout per un totale di 1.667 iscritti. Abbiamo 269 capi: 153 ragazzi, 98 ragazze e 18 preti. C’è da dire che, nella bergamasca, la situazione è ancora in divenire dal momento che abbiamo delle zone scoperte: in Valle Imagna, per esempio, non ci sono ancora gruppi AGESCI. Abbiamo creato però delle “pattuglie di sviluppo” che ci consentono di aiutare i gruppi in assenza di capi o di fondare nuovi gruppi laddove mancano».

I gruppi scout sono distribuiti in modo omogeneo in tutte le Regioni della penisola e la Lombardia è seconda solo all’Emilia-Romagna come numero di membri. Chiediamo allora ad Andrea: in che cosa si differenzia un gruppo scout lombardo da uno siciliano, per esempio? «Il progetto Scout e gli strumenti per realizzarlo sono uguali per tutti e dappertutto: anche AGESCI, come tutte le altre associazioni, si fonda sui princìpi dell’educare e dell’essere educati. Quello che cambia è il collegamento col territorio: qui, a Bergamo, siamo tra i montanari più bravi ma difficilmente riusciamo a fare più di 2-3 uscite nautiche all’anno, per via del nostro territorio prevalentemente montuoso. Al contrario, diversi altri gruppi scout hanno meno possibilità di fare uscite in montagna. Diciamo che siamo tutti al volante della stessa macchina ma ognuno la guida in modo diverso».

C’è poi un altro tipo di scoutismo che vale la pena di analizzare. Anch’esso legato al territorio, è lo “scoutismo di frontiera”: «Nasce per dare una mano nelle zone più difficili d’Italia, ad esempio Scampia o quartieri degradati delle città e delle periferie, luoghi in cui, non solo essere scout, ma anche essere ragazzi non è semplice. Cerchiamo di seguire sempre il nostro motto “Fare del nostro meglio per essere pronti a servire!”».

La grande distinzione che viene fatta nel mondo degli scout, oggigiorno, è quella tra gruppi cattolici e gruppi laici. Secondo Andrea non c’è una grande differenza tra AGESCI e il gruppo CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed esploratrici Italiani) che sono laici. «D’altra parte i quattro punti fondamentali fissati da Baden-Powell sono uguali per tutti: formazione del carattere, abilità manuale, salute e forza fisica, servizio al prossimo. La differenza sta nel capire che ruolo ha la fede nei diversi gruppi: noi abbiamo dei momenti di catechesi, ma non per questo chiudiamo le porte a ragazzi laici o di altre religioni. L’obbiettivo comune è sempre quello: l’autoeducazione del ragazzo. Tramite delle attività di gruppo ogni scout deve capire da solo che cosa è giusto e cosa non lo è».

Sempre pronti ad aiutare il prossimo, i diversi gruppi scouts sono da anni radicati sul nostro territorio. La promessa (che non è solo il loro patto) è sempre quella: imparare a crescere stando con gli altri e condividendo idee e responsabilità. E allora dita sulla fronte e “buona caccia!”.

Ecco le altre associazioni di cui parliamo questa settimana:

Nuovi Orizzonti
Aiutiamoli a vivere
Centro italiano femminile
Centro di aiuto alla vita