Il Superquiz della liturgia. Da dove viene il canto del «Santo»? Perché cantiamo Osanna?

La preghiera eucaristica è il cuore, la parte centrale di tutta la Messa. Gesù nell’Ultima Cena ha reso grazie con una preghiera che ogni famiglia del popolo di Israele utilizzava la sera di Pasqua ricordando la liberazione dall’Egitto e le grandi opere che Dio aveva compiuto nel cammino dell’Esodo.
La nostra preghiera eucaristica si ispira a questa preghiera ebraica, ma con una profonda novità, perché in quella cena Gesù ad un certo punto,
prendendo il pane e il vino, ha detto quelle straordinarie parole: “Questo è il mio corpo… questo è il mio sangue”.
Il pane è il cibo per eccellenza, così è Gesù per noi. Gesù si è donato tutto a noi, senza riserve; nella morte in croce ci ha donato tutto se stesso. Il sangue era usato per sigillare l’alleanza: significava l’unione stretta che si creava fra i due che stabilivano un patto. Gesù fa una nuova alleanza con noi, si unisce a noi con il suo stesso sangue, quello che ha versato senza misura sulla croce. Ogni volta che ascoltiamo la preghiera eucaristica è come se fossimo seduti anche noi nel cenacolo per ricevere il grande regalo del corpo e del sangue di Gesù; è come se fossimo sotto la croce per accogliere
Gesù che ci dona tutto se stesso, senza riserve. In questa preghiera diciamo il nostro grazie a Dio perché ci ha donato suo Figlio e perché Gesù ha dato la vita per noi.

La preghiera eucaristica inizia con il prefazio con il quale il sacerdote invita a ringraziare il Signore (“Rendiamo grazie al Signore nostro Dio”. “È cosa
buona e giusta”). Si rende grazie al Signore per tutto quello che ha fatto per noi, in particolare per la morte e risurrezione di Cristo. A seconda del tempo liturgico o della festa che si celebra, il prefazio enuncia un particolare motivo di lode e di ringraziamento. Il “Santo” è il canto che conclude il prefazio. Le parole della prima parte sono quelle degli angeli che, secondo la visione del profeta Isaia, davanti al trono di Dio proclamano l’uno all’altro: La seconda parte del “Santo” riprende un passaggio del Salmo 118 dove si dice: “Santo, santo, santo il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria”. “Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!”.

I bambini chiedono: perché cantiamo Osanna? Fa rima con Rosanna…

La parola “Osanna” è di origine ebraica e significa “dona la salvezza”. Questa invocazione, usata pure dalla folla che acclama Gesù mentre entra a
Gerusalemme, diventa anche una parola per esprimere la gioia, come se fosse un “Evviva”. Ecco cosa significa la parola “Osanna” che cantiamo nel “Santo”: vuol dire “Dai, salvaci… Su, vieni a salvarci!”. È anche un’invocazione di gioia (“Evviva”), perché quando chiediamo l’aiuto di
Dio siamo certi che lui non mancherà di venirci incontro.

Perché si miscela l’acqua con il vino? Un approfondimento

L’origine è storica: Gesù ha benedetto una coppa che, secondo l’uso ebraico, conteneva vino miscelato con acqua. La successiva lettura del vangelo di Giovanni presenta l’istituzione dell’Eucaristia come memoriale del sacrificio di Cristo sulla Croce (non parla infatti della cena) e sottolinea che dal costato uscirono sangue ed acqua. La Chiesa antica ha visto quindi, nella mescolanza di acqua e vino, l’unione a Cristo che salva. Ma quale dei due elementi prefigura il Cristo e quale la nostra umanità? Su questi interrogativi ci sono da sempre diverse linee di pensiero. Già Cipriano, in una sua Epistola, spiega che come il vino assimila l’acqua, così Gesù, unendoci a lui, ha preso su di sé i nostri peccati: “Se qualcuno offre solo vino, il sangue di Cristo comincia a essere senza di noi, ma se offre acqua soltanto, il popolo comincia ad essere senza Cristo”. Questa unione è tanto stretta che nulla può più dissolverla, proprio come non si può più separare l’acqua dal vino. Clemente Alessandrino spiega, invece, che l’acqua è la salvezza arrecata dal sangue di Cristo. Anche Agostino, richiamando Gv 19,34, ci ricorda che dal costato di Cristo squarciato sgorgarono sangue ed acqua. (Ricordiamo che nel vangelo di Giovanni lo Spirto Santo è simboleggiato proprio dall’acqua). Al di là di ogni disputa teologica, rimane la preziosa certezza che in Cristo “si ricapitolano tutte le cose”. Da Lui, Il Redentore, che ha assunto la natura umana continuando ad essere Dio, possiamo attingere la salvezza ad ogni celebrazione.