Con l’azzardo ti giochi la vita: una campagna contro gli eccessi

«Liberi dal gioco d’azzardo. Con l’azzardo ti giochi la vita»: è questo lo slogan scelto da Mettiamoci in gioco – coordinamento di mobilitazione nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo – per la sua nuova campagna di sensibilizzazione. Una campagna in grande stile, lanciata sul territorio nazionale e declinata poi nelle singole regioni dai coordinamenti territoriali di mettiamoci in Gioco: in Lombardia la nuova campagna è stata presentata da poco a Milano, davanti ad una nutrita assemblea di sindaci e amministrazioni comunali, per ribadire una cosa sola: il gioco d’azzardo è un rischio. E alla fine non ne vale poi così tanto la pena.
E se da un lato la crisi, con le difficoltà economiche che comporta, può far sembrare la prospettiva di una “vincita facile” allettante, è bene sottolineare – cosa che si propone di fare appunto la nuova campagna di Mettiamoci in Gioco – che in realtà la vittoria facile non è che un’illusione, destinata a portare nel baratro della patologia, nella disperazione e nei debiti chi vi si lascia sedurre. Ecco perché Mettiamoci in Gioco – coordinamento promosso da moltissime associazioni sindacali, del terzo settore e del volontariato in Lombardia e in Italia, tra cui Acli, Anci, Arci, Auser, Azione Cattolica Italiana, Libera, Gruppo Abele, Cgil, Cisl, Uil, ma l’elenco è molto più consistente – hanno scelto di proporre una campagna di decostruzione di tali messaggi fasulli. «Il messaggio che lanciamo con questa campagna di sensibilizzazione – spiega don Armando Zappolini, portavoce nazionale di Mettiamoci in gioco – è molto chiaro: attenzione, non fatevi abbindolare dalla pubblicità dei giochi d’azzardo. Non avete ‘quasi vinto’ e non ‘vincerete facile’. E il consumo di azzardo può dar luogo ad abuso e dipendenza, con conseguenze molto negative per sé, per le persone che ci sono accanto, per la società». L’appello che MiG lancia a gran voce si rivolge anche (e soprattutto) alle amministrazioni comunali, per promuovere insieme un messaggio forte verso i cittadini. Il brand della campagna è una farfalla variopinta, a richiamare il concetto di leggerezza e di “gioco” positivo, sano e liberatorio: ed allora via a manifesti, vetrofanie, banner per i social network e un potenziamento dei canali social sia a livello nazionale che regionale.
E basta guardare i dati ufficiali per rendersi conto che, in Italia, una campagna di questo tipo è quanto mai fondamentale. Il nostro Paese, infatti, è tra i primi al mondo per consumo di giochi: si è passati da un fatturato di 24,8 miliardi di euro nel 2004 agli 88,5 miliardi del 2012. Solo nel 2013 vi è stato un leggero calo del fatturato, fermatosi a 84,7 miliardi, probabilmente per la dura crisi economica che sta attraversando il paese. Il 56,3% del fatturato viene dagli “apparecchi” (slot machine e vlt), ma è in significativa ascesa il gioco on line. È importante notare che al crescere del fatturato non è seguito un maggior introito per lo stato (sotto forma di tasse). Nel 2004, l’erario ha incassato dall’azzardo 7,3 miliardi di euro (pari al 29,4% del fatturato complessivo), mentre nel 2013 ha registrato un’entrata di 8,1 miliardi. Dunque, una cifra non indifferente per le finanze pubbliche, ma molto più bassa del giro d’affari attivato dal settore, con le sue pesanti ricadute sociali e sanitarie che comportano un notevole dispendio di risorse economiche per farvi fronte. Il Cnr stima in 17 milioni (42% delle persone residenti in Italia tra i 15 e i 64 anni) il numero di coloro che hanno giocato almeno una volta in un anno, in 2 milioni gli italiani a rischio minimo e in circa un milione i giocatori ad alto rischio (600-700mila) o già patologici (250-300mila).
E per quanto riguarda la bergamasca? Dati regionali dello scorso anno evidenziano come Bergamo sia la terza provincia lombarda in termini di dipendenza dal gioco d’azzardo e come dal 2010 al 2012 si sia registrato sul territorio bergamasco un aumento di giocatori del 70% : numeri che fanno riflettere ed evidenziano che il problema sia estremamente reale e concreto, sebbene Bergamo non figuri ai primi posti delle città “che giocano” (il triste primato spetta infatti a Pavia). Si stima che nella nostra provincia i giocatori affetti da GAP – gioco d’azzardo patologico – siano almeno 20mila, di età compresa tra i 15 e i 64 anni.