Lo sport in mesta decadenza, come tutto il paese. Lo stadio di Bergamo è la vecchia auto di famiglia. Si rifà il motore. Forse. Non si cambia macchina

Foto: Claudio Lotito, presidente della Lazio, al centro di recenti polemiche

Arrivano notizie di una vera e propria devastazione del calcio minore da parte della malavita. Decine gli arrestati. Altre inchieste sono aperte. Il calcio, molta parte del calcio, è inquinata. È la parte emergente della crisi che sembra delineare un mesto tramonto di quello che era lo sport più bello del mondo. Ma non è in crisi solo il calcio. Altri sport conoscono crisi ancora più profonde.
Ne parla in questo editoriale il nostro collaboratore Cesare Malnati

UN GIORNO QUALSIASI, ALL’IPPODROMO DI SAN SIRO

Settimana scorsa sono stato a Milano alle corse dei cavalli. Un’abitudine che avevo un sacco d’anni fa, prima della crisi dell’ippica. Poi, a fine 2012, il trotter, adiacente allo stadio di S. Siro, è addirittura fallito (forse a causa delle mie ingenti vincite). Però lo zoccolo duro d’appassionati – in una città importante come la seconda d’Italia – ha resistito, sicché Snai, la società proprietaria, è riuscita a rimettere in piedi lo spettacolo. Creato in tre mesi l’ippodromo della Maura, nella stessa zona, a ridosso della metro di Lampugnano.
Un ippodromino. Bella pista, ma, quanto a strutture, poco più che zero. Una minitribuna (capienza circa 400 spettatori), un locale adibito al gioco, uno spazietto all’aperto con quattro tavolini. I servizi, il minimo indispensabile. Cavalli in pista, invece, la solita magica eccitazione. Due minuti di magico scalpiccio fino al palo d’arrivo, con i salti di gioia o le imprecazioni derivanti. Sarà l’adrenalina della scommessa in tasca?
Il revival non m’ha lasciato indifferente. Tornerò? Eh, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Intanto passa, sulla sedia a rotelle, un altro frequentatore d’allora, lunghi capelli bianchi ingialliti. Pallottole nelle gambe. La Milano da bere. Dopo le corse, la roulette clandestina. Quanti spari in quelle notti! Biscazzieri e usurai. La banda della Comasina. Frank Turatello. Rene’ Vallanzasca. L’invalido perlustra e scuote sconsolato la testa. Ma anche lui ritornerà, pur colpito dalla decadenza.
Bisogna sapere che il vecchio S. Siro, ristrutturato negli Anni Settanta, era stato concepito come impianto avveniristico. Immense vetrate, scale mobili, le hostesses al ristorante sopraelevato. Impietoso, traumatico il confronto fra quei fasti e l’odierna, spartana Maura. Se, magari in occasione di un Gran Premio, se ne accorgono i francesi o gli svedesi – trottofili per antonomasia -, pensano che quello sia l’ippodromo di Sondrio, non di Milano.
Siamo tanto mal ridotti? Che i tempi non siano floridi, pare più di un sospetto. Altrettanto chiaro che sarebbe superficiale trarne la conferma, in generale, partendo dall’ippica. Eppure gli operatori del settore milanesi ci stanno mettendo tanta buona volontà. Insomma, se, col massimo impegno, più di così non si riesce a combinare, brutto segno. E se, eventualmente in un altro campo, ci s’imbatte in operatori che neanche la buona volontà ci mettono?

CALCIO: CARPI-FROSINONE. E LOTITO A DIFENDERE I SUOI SOLDI

Ecco, appunto. Ora m’allargo, cambiando argomento, sempre nell’ambito sportivo. Per esempio, come faceva Lotito a sapere con qualche mese d’anticipo che in serie A sarebbero saliti proprio Carpi e Frosinone? Tuttavia non è questo il problema, dato per scontato che le due inattese squadre hanno strameritato la promozione. E – già che ci siamo – che rispettive città e tifoserie menano a buon diritto vanto dell’impresa, che custodiscono gelosamente. Va anzi colta con simpatia la bella favola. Esaurita la suggestione, però, che ci fanno Carpi, Frosinone, Sassuolo, Empoli, Chievo (senza contare lo Spezia, a sua volta in corsa), tutte insieme, in serie A?
Altro brutto segno. Lotito vuol tutelare il suo business (suo e di tutti i presidenti). In qualità d’osservatore, mi preoccuperei d’altro. Prendiamo il caso, davvero sorprendente, di Modena. La squadra del capoluogo è a forte rischio Lega Pro, mentre, in provincia, Carpi e Sassuolo – che stanno a Modena più o meno come Treviglio e Clusone a Bergamo – sfideranno Juventus e Roma, Inter e Milan. A Sassuolo c’è Squinzi, d’accordo, ma, se la realtà maggiore si lascia inghiottire da quella minore – pur esistendo una spiegazione economica -, c’è qualcosa che non va.
Il calcio era un fiore all’occhiello italiano. Fiore, che, forse, s’appassisce, con le cinque di cui sopra che fabbricano ben quaranta scontri diretti obiettivamente con scarso richiamo. Si chiama livellamento verso il basso. Del business, a differenza di Lotito, me n’infischio. Ma quale prestigio fornisce a un campionato Empoli-Frosinone? Facciamo un grafico del pallone nostrano? Freccia in giù.

LO STADIO DI BERGAMO: UN’AGGIUSTATINA. SE SI FARÀ

A Bergamo lo stadio ha non so quanti anni. Ristrutturato varie volte. Non va più bene, da tempo, e sembra che l’unica soluzione sia d’intervenire nuovamente. Aggiustamento o rifacimento, prima l’uno e poi l’altro, non si capisce come andrà a finire. Resta il fatto che questo stadio è come un’auto stravecchia, che dovrebbe essere demolita e invece le viene sostituito ancora una volta il motore. Ma la scocca rimane quella. Essere costretti a far di necessità virtù, altra freccia in giù.
Fine delle osservazioni. Ippica al tramonto, pallone declinante, stadio rifatto. Tre situazioni che stanno insieme fino a un certo punto. Anzi, ne è venuta fuori una bella marmellata. Perciò rigorosamente vietato trarre conclusioni assolute. A sensazione, però, sarò pure un gufo, come dice Renzi, ma in quest’Italia sì può ancora essere ottimisti?