I nove anni, il calcio che fa selezione, i pensieri di bimbo (e quelli di mamma)

Tra le mille chat di Whatsapp c’è anche quella dei Pulcini. Di pulcini in realtà hanno ben poco, perché si tratta di ragazzini alle prese con il calcio nei loro strabilianti e difficilissimi nove anni. Tutti i sabati e le domeniche c’è una partita, il venerdì sera vengono comunicati i “convocati”. All’inizio Tommaso, aspirante portiere a dire il vero più portato per gli scacchi che per le parate, era IL portiere.

Vuoi mettere?! Trovarne uno in squadra disposto a ricoprire tale delicato, solitario, complesso ruolo già di suo non è facile. In più Tommy in questo è perfetto: incita gli altri, non gli importa di mettersi in mostra, se la squadra vince lui è contento. Anche se per tutta la partita è stato immobile e non ha toccato palla.

Fino allo scorso anno era praticamente l’unico disposto a farlo. Da quest’anno i portieri sono diventati ben tre e, tutto in un colpo, la dura legge del gol ha iniziato a dominare. Il venerdì sera leggi la chat e scopri che Tommy non viene più convocato con i “forti”, di settimana in settimana il fatto si ripete e diventa una costante. Lo capisci tu, lo capisce lui. “Quelli bravi giocano al sabato, vedi mamma? A me mettono alla domenica con altri che spesso nemmeno conosco e coi quali non mi alleno perché non sono del mio anno”.

Qui ti trovi davanti a un bivio: o ti arrabbi col mondo o accetti. Perché la vita è così. Vale per te, vale per tuo figlio, vale per tutti i bimbi che si ritrovano tra i “meno forti”. E forse prima ce ne si accorge meglio è, se riesci a viverlo con serenità. “Comunque non importa mamma. Io mi diverto, mi va bene così”.

Lo guardi e pensi che è molto più saggio di te. Perché tu ragioni da adulta, da mamma, e ti senti avvampare davanti a ciò che ritieni ingiusto. Lo sport dovrebbe unire, dovrebbe insegnare, dovrebbe aiutare a crescere, fisicamente e mentalmente, soprattutto quando si è bambini. Ne esistono tanti, di sport meravigliosi. Anche il calcio lo è, ne sono certa. Ma sarebbe davvero bello che pian piano provasse a crescere anche lui, il calcio. Diventando più inclusivo, mescolando più competenze, tenendo conto del comportamento di chi gioca e non solo del suo tiro.

Pensieri di mamma. Per fortuna i pensieri di bimbo sono, almeno per ora, liberi, felici, leggeri. Lasciamoli volare.