La sindrome di Brontolo. Nella Chiesa e non solo

I NANI DI BIANCANEVE QUANTI SONO?

Per un puro caso, ho scoperto che nel 2006 è uscito un libro di Stefano Bollani intitolato La Sindrome di Bróntolo.

Incuriosito, mi son subito chiesto che cosa mai potesse essere la sindrome di Brontolo e ho trovato che, secondo uno dei tanti sondaggi, la maggior parte della gente è convinta che i nani di Biancaneve non siano sette, ma sei. Tutti gli intervistati al momento di elencare i nomi dei nani si dimenticano immancabilmente un nome. Sempre lo stesso. La tendenza è quella di ricordare i nomi dei nani che nel nome stesso rivelano un difetto. Quindi Pisolo dorme, Eolo starnutisce, Bróntolo appunto brontola, Cucciolo è muto, Mammolo è timido, e infine Dotto è noioso. Il nano mancante è Gongolo, l’unico nano allegro. Secondo Sefano Bollani, la gente non rammenta il nome del nano gioioso perché trova più facile notare i difetti delle persone anziché i pregi. Proprio come fa Bróntolo. È questa la sindrome di Bróntolo: vedere solo il lato negativo delle persone e delle cose.

LA SINDROME DI BRONTOLO NELLA CHIESA

L’intuizione di Bollani, manco a dirlo, mi ha fatto immediatamente partire per la tangente ecclesiale, sulla quale viaggiamo tutti noi cattolici, sia laici che chierici, dalle scuole materne ai ricoveri della terza età, dalle parrocchie su su fino alla Santa Sede passando per le diocesi di ogni ordine e grado. Senza trascurare i vari Ordini religiosi e i più diversi movimenti ecclesiali, ognuno dei quali, manco a dirlo, è il più bello del reame.

Fermandomi alla mia esperienza di parroco, per fare un piccolo esempio, ho scoperto che per i Bróntoli parrocchiali il parroco con i fiocchi è sempre o l’antecessore dell’attuale, o, almeno si spera, il suo successore, o comunque quello del paese vicino. Lo stesso ragionamento dai Bróntoli diocesani vien fatto a riguardo del Vescovo, e, a livello universale, non ci scappa nemmeno il Papa.

I Bróntoli, in una parola, pullulano in ogni nostro ambiente, noiosi come le mosche cocchiere, ma spesso, specialmente tra i “cristiani adulti”, feroci come le zanzare-tigre.

Non tocco gli ambiti politico, economico, culturale. artistico, sportivo,…  perché li conosco meno; ma, a quanto mi par di vedere, la sindrome imperversa anche lì.

LA CURA DELLA MALIGNA SINDROME DI BRÓNTOLO

Gli studiosi della favola di Biancaneve, dopo aver descritto il caratteraccio di Bróntolo, sono però concordi nel rilevare che il vivere in compagnia con la bella e dolce fanciulla riesce a fare venir fuori anche da quello scorbutico personaggio il suo lato buono. Nel momento del pericolo, infatti, proprio lui non esiterà un istante ad aiutare Biancaneve a sottrarsi alle perfidie della regina malvagia che la vuole avvelenare e inciterà i suoi compagni ad allearsi con lui. Il bacio, che la bella fanciulla gli regalerà in premio, addolcirà il cuore anche a lui, che continuerà a fare onore al suo nome di Bróntolo, ma con un lampo nuovo di sorriso che non lascerà più il fondo dei suoi occhi.

Per noi cristiani non è difficile vedere in Biancaneve un’immagine della Chiesa. La cura della sindrome di Bróntolo, che colpisce tanto anche noi, quindi è subito trovata. Sta nel non lasciarsi invischiare nel giro velenoso della diabolica signora del male (la superbia), ma soprattutto nel lasciarsi conquistare tutti insieme dal fascino della Sposa Bella e nel lottare per lei, a qualsiasi costo. Un suo bel bacio che rasserena per tutto il resto della vita non ce lo leva nessuno.

Mons. Gaddi, il Vescovo della mia giovinezza sacerdotale, diceva argutamente che nella Chiesa c’è il diritto al mugugno (quindi c’è posto anche per i Bróntoli), ma, se si ama davvero la Fanciulla di-bianco-vestita, il mugugno non verrà mai acido, men che meno velenoso.