Anche la comunità musulmana bergamasca, domenica scorsa, ha partecipato all’iniziativa promossa dalla quella musulmana francese dopo l’uccisione di padre Jacques Hamel a Rouen, rispondendo all’invito di partecipare alla messa per dare ai cattolici un segno di solidarietà. Nella Chiesa della parrocchia cittadina di San Francesco, alcuni membri della comunità musulmana – nonostante la divisione interna che stanno vivendo negli ultimi mesi – del Centro culturale islamico della città e del Comitato Musulmani di Bergamo hanno partecipato alle celebrazioni delle ore 9 e delle ore 10.30; un altro gruppo si è recato a Redona alla messa delle 10; a Crespi D’Adda sul sagrato della chiesa un gruppo di fedeli musulmani ha formato una catena umana in segno di fratellanza; anche la comunità musulmana di Costa Volpino ha voluto far sentire la propria vicinanza. “L’iniziativa è stata interessante – riferisce don Massimo Rizzi dell’Ufficio dialogo interreligioso -. C’è stato un errore di comunicazione: molti media hanno riportato che i musulmani sono venuti in Chiesa a pregare, ma non è così: con la loro presenza hanno voluto portare cordoglio per ciò che è successo. Non è una cosa nuova sul nostro territorio: durante le festività cristiane, in diverse comunità le autorità musulmane si recano a fare gli auguri o a presenziare durante la messa. Si pensi alla nota figura di Arafat: era sempre presente alla messa di Natale. Certo il gesto è significativo perché avviene in risposta a un attentato in Chiesa, un gesto che pur non essendo nuovo, è nuovo qui, così come l’attentato svoltosi in Chiesa, si è superato un limite. Non è mai successa in Italia una cosa del genere – si parla di 23 mila adesioni a livello nazionale, ndr -, a livello nazionale ed europeo ha avuto un risvolto mediatico che può avere un esito anche nella vita quotidiana. Pensiamo agli oratori: sono un esempio di una bella integrazione tra cristiani e musulmani, è lì che bisogna cercare di lavorare, al di là delle polemiche (sorte da parte di entrambe le comunità, ndr) e dei proclami”. “Non potevamo mancare – spiega Mohamed Saleh, presidente del Centro culturale islamico di Bergamo -. Per molti di noi era la prima volta che entravamo in una Chiesa, ma il disagio iniziale è stato rotto grazie a don Mario Marossi, che ci ha accolto benissimo. Anche la reazione dei fedeli cristiani è stata buona, è stata un’esperienza positiva in tutti i sensi. Don Mario ci ha invitati a ripetere in futuro questo gesto, mentre noi abbiamo invitato a venire al nostro Centro culturale, appena la situazione sarà risolta. Di certo tutto ciò non riuscirà a far crollare i pregiudizi sui musulmani: quelli continueranno ad esserci. Anche in passato abbiamo fatto tante azioni positive, ma ci sarà sempre qualcuno per cui la comunità musulmana non fa mai abbastanza. Ma noi abbiamo voluto fare questo gesto perché ne eravamo convinti”. “Ci sono stati due gruppi – prosegue don Mario Marossi -, entrambi con un imam, che ha parlato di come coi figli di Abramo sia avvenuto il primo omicidio, della presenza del male e di come bisogna contrastarlo con la preghiera. Dato che la maggior parte non aveva mai preso parte a una messa, ho spiegato tutto l’andamento della stessa. Alla fine mi hanno detto che la nostra messa è bella: se volessero venire di nuovo nessuno glielo impedisce” e di fronte al dibattito svoltosi anche all’interno della Chiesa sottolinea: “E’ vero che la Chiesa è la casa di Dio, ma è anche un luogo di incontro e conciliazione, al di là delle sottigliezze teologiche. Ho visto rispetto e attenzione da parte dei fedeli musulmani presenti. Questo gesto è stato importante. Dal mio punto di vista in questo modo, indirettamente col fatto di essere venuti in Chiesa, è stato anche un passo verso un dare valore alla religione cristiana, un darle importanza. Ho poi ricordato le parole di papa Francesco, sottolineando come non sia una guerra di religione. Bisogna ricordare che sono molti di più i musulmani a morire per mano di questi estremisti. Anche noi porgiamo le condoglianze per le vittime musulmane. Nel complesso è stata un’esperienza positiva: spero possa essere occasione di riflessione da parte di entrambe le comunità religiose”.