Libertà religiosa, il rapporto di Open Doors: oltre 365 milioni i cristiani perseguitati

Foto di Open Doors

Salgono da 360 a oltre 365 milioni nel mondo i cristiani che sperimentano almeno un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede; 4.998 i cristiani uccisi per cause legate alla fede; tra i circa 100 Paesi monitorati aumenta la persecuzione in termini assoluti, con 78 Paesi (non più 76) con un livello almeno “alto” e salgono da 11 a 13 i Paesi con livello “estremo”; attacchi senza precedenti contro chiese (da 2.110 a 14.766): la Cina (19°) esporta il modello di persecuzione digitale, mentre aumenta la violenza in India (11°) in vista delle elezioni: sono alcuni dei dati che emergono dalla World Watch List 2024 (Wwl), la lista dei primi 50 Paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo.

Il rapporto, redatto come tradizione da Porte Aperte onlus/Open Doors, è stato presentato oggi in sala stampa della Camera dei deputati, su invito dell’Intergruppo per la tutela della libertà religiosa dei cristiani nel mondo.

Erano presenti Timothy Cho, esule nord coreano, Fausto Biloslavo, giornalista e saggista come moderatore, Cristian Nani, direttore di Porte Aperte/Open Doors, Matteo Giusti, giornalista e saggista e l’onorevole Emanuele Loperfido in rappresentanza dell’Intergruppo. La Lista è frutto di una ricerca sul campo condotta, oramai da 31 anni, da reti locali e ricercatori nazionali, esperti esterni e un team ad hoc di analisti, per un totale di circa 4.000 persone coinvolte che stilano circa 2.500 pagine di report ogni anno, tra analisi, questionari, trend e dossier delle singole nazioni. La ricerca abbraccia 4 tipologie di comunità cristiana: comunità di espatriati o di immigrati, Chiese storiche (come quelle cattoliche, ortodosse e protestanti tradizionali), comunità protestanti non tradizionali (come gli evangelici, i battisti, i pentecostali e tutti gli altri gruppi di cristiani che non sono inclusi nelle prime due categorie) e la comunità di convertiti al cristianesimo (dall’islam, dall’induismo, spesso i più colpiti dalla persecuzione).

Aumento costante. La Wwl 2024 registra il più alto livello di persecuzione da quando viene pubblicata e conferma l’aumento costante degli ultimi anni. Altro segno visibile del declino della libertà religiosa dei cristiani nel mondo, secondo quanto emerge dalla Wwl (WWList 2023_mappa (1)), “è il fatto che dall’edizione del 2021 troviamo nella mappa dei primi 50 Paesi solo nazioni con un livello molto alto ed estremo di persecuzione e discriminazione, scomparendo quindi il livello alto. Globalmente 1 cristiano ogni 7 è toccato da questo fenomeno (1 cristiano ogni 5 in Africa; 2 cristiani ogni 5 in Asia e 1 ogni 16 in America Latina)”.

I luoghi più pericolosi al mondo dove essere cristiani. Tra i Paesi dove i cristiani sono più colpiti la Corea del Nord si conferma stabile al 1° posto. “I rimpatri forzati di fuggitivi nordcoreani da parte della Cina, uniti alla politica del regime nordcoreano di tolleranza zero per i cristiani, rendono impossibile vivere la fede cristiana in questo paese”, si legge nella Lista che mostra come i Paesi che mostrano un livello di persecuzione e discriminazione definibile estremo siano passati da 11 a 13. Nelle prime 5 posizioni ci sono 3 nazioni fortemente islamiche, come evidenza del fatto che l’oppressione islamica rimane una delle fonti principali di intolleranza anticristiana: Somalia (2°), Libia (3°) e Yemen (5°), quest’ultime si scambiano di posto rispetto all’anno precedente. In questi paesi la fede cristiana va vissuta nel segreto e, se scoperti, i cristiani (specie se ex-musulmani) rischiano anche la morte. L’Eritrea è stabile al 4° posto, confermando la propria nomea di “Corea del Nord dell’Africa”, così come la Nigeria al 6°, confermandosi la nazione dove si uccidono più cristiani al mondo (4.118). Il Pakistan al 7° posto è stabile nella top 10 da molti anni, rimanendo la seconda nazione al mondo dove si manifesta più violenza anticristiana (dopo la Nigeria). L’Iran scende al 9°, ma per effetto dell’aumento di punti di chi lo precede, non per una sua diminuzione del punteggio (che infatti aumenta di 0,4): costretti ad incontrarsi in piccoli gruppi in casa, i cristiani e le chiese sono percepiti come minacce al regime islamico e, come in tutti i succitati Paesi islamici, i convertiti al cristianesimo sono esposti a maggiori rischi. Stesso discorso vale per l’Afghanistan, che aumenta di 0,5 punti, ma scende al 10° posto: dopo l’avvento dei Talebani nel 2021, molti cristiani sono stati uccisi (tramite una vera e propria caccia all’uomo), una piccola parte è riuscita a nascondersi, mentre una grossa fetta è fuggita all’estero. Nel 2022 e 2023, invece, cala il punteggio relativo alla violenza contro i cristiani poiché l’attenzione dei Talebani si è concentrata sul consolidare il loro potere, affermando a più riprese che ogni presenza cristiana era stata debellata. Ciò fa comprendere che questa diminuzione degli atti violenti nel periodo in esame non significa che la vita dei convertiti alla fede cristiana sia più sicura in Afghanistan. Semplicemente hanno smesso di cercarli e l’esiguo numero rimasto vive a un livello totale di clandestinità. È il Sudan a salire dal 10° all’8° posto per lo più a causa di un aumento della violenza (contro singoli e contro chiese), mentre la pressione sulle 5 sfere della vita del cristiano (privato, famiglia, comunità, chiesa, vita pubblica) analizzate nella Wwl rimane alta. Stabile all’11° posto è l’India, di cui Open Doors denuncia da anni il declino delle libertà fondamentali della minoranza cristiana, bersaglio di violenze e discriminazioni. Nel periodo in esame sono 160 i cristiani uccisi per ragioni legate alla fede e almeno 2.228 le chiese o proprietà pubbliche cristiane attaccate. Le uccisioni di cristiani per motivi legati alla fede diminuiscono leggermente a 4.998 da 5.621 (2023): è la Nigeria a determinare questa diminuzione, visto che nel Paese africano le uccisioni passano da 5.014 a 4.118, un calo dei primi mesi dell’anno in concomitanza con le elezioni nazionali (febbraio/marzo 2023); purtroppo, poi i massacri sono ripartiti a pieno ritmo. A riguardo la Wwl ricorda che queste cifre vanno ritenute “conservative”.

Persecuzione digitale. “Impressionante” viene definito il dato degli attacchi e/o chiusure/confische di chiese e proprietà pubbliche cristiane (ospedali, scuole e simili): addirittura 14.766 (da 2.110 Wwl 2023), soprattutto per effetto della strategia di oppressione della Cina (da sola oltre 10.000 casi): va segnalato che dal 2016 ad oggi oltre 30.000 chiese sono state chiuse, confiscate o demolite in Cina. La cosiddetta “persecuzione digitale” rimane uno degli strumenti più efficaci usati dal governo cinese per limitare la libertà religiosa: il cosiddetto “modello cinese” di controllo della popolazione e sviluppo senza diritti viene pericolosamente emulato da altri Stati, a cui la Cina esporta tecnologia a tal scopo.

Rapimenti. Il numero di rapimenti di cristiani, pur diminuendo, rimane alto: 3.906, di cui almeno 3.500 solo nelle 3 nazioni africane di Nigeria, Repubblica Centrafricana (28) e Congo DR (41). Sono decine di migliaia ogni anno, invece, i cristiani aggrediti (picchiati o vessati con minacce di morte) esclusivamente a causa della loro fede: la stragrande maggioranza di questi casi non viene alla luce, ma un dato minimo di partenza per il periodo in esame va oltre le 42.800 (erano 29.400 l’anno scorso).

Attacchi a case e attività economiche. Gli attacchi a case, negozi e attività economiche di cristiani crescono enormemente da 6.700 a oltre 27.100 unità, creando sovente un danno permanente alla capacità di sostentamento di queste persone e costringendole spesso alla fuga (sfollati o rifugiati). Il fenomeno della Chiesa profuga cresce anche quest’anno, dunque, cosa che non sorprende visto l’aumento di profughi e rifugiati registrato a livello internazionale: il mix di violenze, minacce e discriminazioni rendono la fuga l’unica alternativa. Se la violenza attira maggiormente l’attenzione, la pressione, fatta di vessazioni quotidiane, affrontata dalle comunità cristiane è altrettanto devastante e in costante aumento. Questa pressione si esprime in una miriade di forme: discriminazione sul lavoro, non accesso alla sanità e all’istruzione, pressioni e minacce per far rinunciare alla propria fede, negazione del soccorso in caso di calamità, una burocrazia che impedisce l’autorizzazione delle chiese e molto altro.

Violenza e abusi contro le donne (e non solo). Pur nella difficoltà di raccogliere dati certi sul numero di vittime di stupro e abusi a causa della fede – in molti paesi le denunce sono rare, per ragioni culturali e sociali – la Wwl stima in 2.622 (erano 2.126 l’anno scorso) le vittime di stupri e abusi, a cui si sommano oltre 609 matrimoni forzati. Questi sono la punta di un iceberg ben più imponente. La vulnerabilità domestica, si legge nella Wwl, colpisce specificamente le donne e i bambini appartenenti alle minoranze. In Nigeria la violenza sessuale viene usata come arma per terrorizzare le comunità cristiane, così come in Burkina Faso, Congo DR, Camerun e Repubblica Centrafricana. Ma abusi si sono registrati anche in Siria, Pakistan, Arabia Saudita e India.

Parlare di libertà religiosa nel dibattito pubblico. “Non solo i massacri e i rapimenti, ma le oltre 14.000 chiese, cliniche e scuole cristiane attaccate o chiuse, le oltre 27.000 attività economiche saccheggiate o distrutte, costringono alla fuga famiglie e intere comunità cristiane, dando vita a esodi inumani e a una ‘Chiesa profuga’ che grida aiuto”, commenta Cristian Nani, direttore di Porte Aperte/Open Doors. “In 31 anni di ricerca, registriamo un costante aumento della persecuzione anticristiana in termini assoluti. Il 2023 è dunque un anno record: 1 cristiano su 7 patisce discriminazione o persecuzione a causa della sua fede: è cruciale – ribadisce Nani – tornare a parlare di libertà religiosa nel dibattito pubblico”.