“Servitore di Dio e dell’umanità”. Elio Guerriero scrive una biografia di Benedetto XVI, il Papa che ha chiesto alla Chiesa di cambiare

LA TESTIMONIANZA DI PAPA FRANCESCO

Nella Prefazione del volume “Servitore di Dio e dell’umanità. La biografia di Benedetto XVI” (Collezione Le Scie Mondadori 2016, pp. 756, 24 euro) di Elio Guerriero, Papa Francesco tra le altre cose scrive che “tutti nella Chiesa abbiamo un grande debito di gratitudine con Joseph Ratzinger-Benedetto XVI per la profondità e l’equilibrio del suo pensiero teologico, vissuto sempre al servizio della Chiesa fino alle responsabilità più alte, di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede durante il lunghissimo pontificato di Giovanni Paolo II e infine di pastore universale”.

Bergoglio inoltre chiarisce subito quella continuità senza interruzione fra i due pontificati, quello del Papa arrivato sul soglio di Pietro dal cuore dell’Europa e quello di “un Papa che viene dalla fine del mondo”. Inoltre, sempre per Papa Francesco, quello del Papa Emerito “è un contributo della fede e della cultura a un magistero della Chiesa capace di rispondere alle attese del nostro tempo», mentre «la sua presenza discreta e la sua preghiera per la Chiesa sono appoggio e conforto continuo per il mio servizio”.

CHI È PAPA RATZINGER

Il teologo, storico e scrittore Elio Guerriero, che negli anni Ottanta, ha conosciuto il cardinale Ratzinger e ha curato la traduzione di molte sue opere e alcune antologie, traccia in 19 capitoli un ritratto di Joseph Ratzinger. Nato a Marktl, in Baviera, il 16 aprile 1927, 265º Papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013, in lui traspare nettamente l’umiltà, il coraggio e la determinazione del pontefice che ha traghettato la Chiesa nel terzo Millennio. Profetica la scelta di Ratzinger di chiamarsi Benedetto facendo riferimento al Santo di Norcia, il monaco fondatore dell’ordine dei Benedettini, patrono d’Europa.

Quando Ratzinger diventa 7º sovrano dello Stato della Città del Vaticano e primate d’Italia se il Vecchio Continente è attraversato da una forte crisi, reso cieco da un ateismo materialista che ha fatto perdere di vista le comuni radici cristiane, all’interno e al di fuori delle Mura Leonine si stanno addensando una serie di scandali di vario genere, sessuali ed economici, che minacciano di far crollare un edificio plurisecolare.

QUANTO SPORCIZIA C’È NELLA CHIESA!

Questo Papa dal sorriso timido, fine teologo, ottimo pianista, al quale piacciono i gatti, la cui vita è stata segnata dall’ascesa del nazismo e dalla II Guerra Mondiale, suggerisce a un’Europa scettica e stanca, di edificare un nuovo umanesimo per il 2000, propone alla Chiesa della quale è capo un percorso di purificazione e nei suoi viaggi apostolici domanda al Pianeta di non chiudere le porte a Dio. Già durante la Via Crucis del 2005, pochi giorni prima della morte di San Giovanni Paolo II, l’allora cardinale Ratzinger aveva gridato al mondo: “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti”.

Lo scandalo dei preti pedofili, Vatileaks, siamo nei concitati mesi tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre 2012, la Chiesa è nella tempesta e la salute del Vescovo di Roma è sempre più precaria. Benedetto XVI comunica al suo segretario Monsignor Ganswein: “Ho riflettuto, ho pregato, devo rinunciare al pontificato per amore di Gesù, per amore della Chiesa. L’anno prossimo c’è la Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro ed io non ho più le forze fisiche per fare un viaggio così lungo”. Una decisione coerente, che non ammette repliche quella dell’ex “panzer cardinal”, “il rottweiler di Dio”, il “cardinale inquisitore”, così com’era scherzosamente chiamato dai suoi ex colleghi.

LE DIMISSIONI

Come stabilito, l’11 febbraio 2013 durante il Concistoro ordinario, Papa Benedetto annuncia le sue dimissioni a causa di “ingravescente aetate”. La notizia partita dalla Città del Vaticano fa immediatamente il giro del mondo generando sconcerto e stupore tra i fedeli e gli osservatori. Per Guerriero “non si trattò di un moto di ribellione né di un passo indolore, bensì di un gesto profetico, compiuto alla presenza di Dio e con il suo sostegno. Solo così si può spiegare la pacificazione successiva, la serenità di chi sa di aver compiuto una scelta sofferta ma giusta. Ancora più significativo il comportamento di Ratzinger da Papa emerito. L’obbedienza e la vicinanza a Papa Francesco, soprattutto nei momenti più delicati, tolgono terreno ai cultori del sospetto e trasmettono l’immagine di un uomo che, essendo stato a lungo al comando, non aveva dimenticato la virtù dell’obbedienza”.

LA FRATERNITÀ CON PAPA FRANCESCO

Il volume dell’autore, il quale è stato per oltre un ventennio direttore dell’edizione italiana della rivista “Communio” che ha avuto proprio tra i suoi fondatori il cardinale Ratzinger, ha un’Appendice che contiene la prima intervista concessa dal Papa Emerito dopo le sue dimissioni a Mater Ecclesiae, la sua residenza all’interno del Vaticano. Alla domanda di Guerriero su come sono i rapporti con il suo successore, Ratzinger risponde: “L’obbedienza al mio successore non è mai stata in discussione. Ma poi vi è il sentimento di comunione profonda e di amicizia. Al momento della sua elezione io provai, come tanti, uno spontaneo sentimento di gratitudine verso la Provvidenza. Dopo due pontefici provenienti dall’Europa Centrale, il Signore volgeva per così dire lo sguardo alla Chiesa universale e ci invitava a una comunione più estesa, più cattolica. Personalmente io rimasi profondamente toccato fin dal primo momento dalla straordinaria disponibilità umana di papa Francesco nei miei confronti. Subito dopo la sua elezione cercò di raggiungermi al telefono. Non essendo riuscito questo tentativo, mi telefonò ancora una volta subito dopo l’incontro con la Chiesa universale dal balcone di San Pietro e mi parlò con grande cordialità. Da allora mi ha fatto dono di un rapporto meravigliosamente paterno-fraterno. Spesso mi giungono quassù piccoli doni, lettere scritte personalmente. Prima di intraprendere grandi viaggi, il Papa non manca mai dal farmi visita. La benevolenza umana con la quale mi tratta, è per me una grazia particolare di quest’ultima fase della mia vita, della quale posso solamente essere grato. Quello che dice della disponibilità verso gli altri uomini, non sono solamente parole. La mette in pratica con me. Che il Signore gli faccia a sua volta sentire ogni giorno la sua benevolenza. Per questo prego il Signore per lui”.

Non è quindi un caso se Papa Francesco nella Premessa al testo cita l’ultima udienza di congedo di Benedetto XVI dai cardinali, il 28 febbraio 2013, quando, prima di lasciare il Vaticano, Ratzinger pronunciò quelle parole commoventi: “‘Tra voi c’è anche il futuro Papa, al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza e obbedienza’. Allora non potevo sapere che si sarebbero riferite a me. Ma in tutti gli incontri con lui ho potuto sperimentare non solo reverenza e obbedienza, ma anche cordiale vicinanza spirituale, gioia di pregare insieme, fraternità sincera, comprensione e amicizia, e anche disponibilità al consiglio”.