«Il teatro per il sociale. La società per il teatro». Quattro spettacoli con attori eccezionali su emarginazione e bullismo

Una collaborazione tra cooperative nel segno dello spettacolo, quella nata tra Pandemonium e il consorzio Solco Città Aperta, per realizzare una rassegna di teatro sociale d’arte dal titolo «Il teatro per il sociale. La società per il teatro». Quattro spettacoli, concentrati nelle date tra il 19 e il 30 settembre, incentrati su temi importanti quali diversità, emarginazione, rispetto della disabilità e bullismo che verranno rappresentati all’Auditorium Centro Sociale di Loreto. Costo dell’ingresso 2 euro, prenotazione obbligatoria.

Nella conferenza stampa di presentazione, alla Confcooperative di Bergamo, hanno illustrato il progetto Mario Ferrari, presidente di Pandemonium teatro, e Cristina Offredi, presidente di Solco Città Aperta.

Per Mario tutto questo progetto «nasce come numero zero di un’esperienza che non sappiamo dove possa condurci. Metteremo molta energia affinché poi possa esserci un seguito». L’idea nasce dal gruppo Pandemonium che ha individuato in giro per festival, in Italia, alcune interpretazioni particolarmente riuscite sul piano della qualità, del linguaggio e dell’estetica e volendo portarle in scena ha coinvolto il consorzio Solco Città Aperta alla ricerca di interpreti “speciali”. Come spiega anche la presidente, Cristina Offredi: «Pandemonium ci ha proposto spettacoli che avevano visto e che sono piaciuti; casualmente i temi sono anche i nostri. Sono i temi del vivere contemporaneo. Il nostro ruolo è stato quello di coinvolgere diverse realtà, come le nostre cooperative, proponendo loro di partecipare a questa produzione teatrale».

Gli spettacoli cominceranno lunedì 19 settembre alle 17 con «I brutti anatroccoli», che vede impegnata sul palco la Compagnia Teatrale Stilema in una fiaba liberamente ispirata a quella di Hans Christian Andersen che ha come scopo quello di parlare di diversità. Mario ce lo illustra: «L’abbiamo visto ad aprile durante un festival per l’infanzia e la gioventù a Torino e l’abbiamo accolto con grande favore soprattutto perché uno dei suoi autori è Silvano Antonelli, uno dei grandi pilastri nella storia del teatro per l’infanzia di questo paese».

Sabato 24 settembre sarà la volta di «Voglio la luna» messo in scena da Atgtp Teatro Pirata con inizio alle 21. Sul palco Fabio, attore d’eccezione, interpreterà una storia magica e poetica su regia di Simone Guerro. Sul tema della disabilità è intervenuta Cristina: «In questo periodo, soprattutto grazie alle paralimpiadi, con grandissimo riconoscimento nei confronti del lavoro e dei risultati di questi atleti, se ne parla più spesso; quest’estate però ci sono stati molti episodi che sono risuonati sui media, per esempio storie di famiglie che non sono state accolte in un ristorante o in un albergo perché la disabilità creava scandalo e dava fastidio».

«BiancaNera», in calendario per domenica 25 settembre alle 16,30, realizzato da Qb Quanto Basta è uno spettacolo di teatro – danza per due danzatrici: una bianca e una nera. Lo spettacolo invita a riflettere sulla reciprocità del sentirsi diversi. Cristina Offredi si sbilancia su questo tema: «BiancaNera parla di una diversità anche culturale; credo che sia una delle sfide del nostro tempo, una sfida di civiltà per noi come popolo di una nazione ma anche per l’Europa che di fatto si sta giocando la credibilità, come comunità europea, rispetto alla capacità di rispondere a un tema emergente che crea grandi divisioni. Il fatto di trovare un modo leggero e poetico, un modo attraverso il quale si gioca sulla percezione delle persone, ci sembra la via giusta per parlare di questi temi e di sensibilizzare un po’ la comunità rispetto a queste tematiche.»

Molto atteso è «WEBulli», che andrà in scena venerdì 30 settembre alle 21 e chiuderà la carrellata di spettacoli. La compagnia Elea Espressione Libera Artistica proporrà una storia di cyberbullismo.

Come illustra Mario, il presidente di Pandemonium teatro, tutti gli spettacoli «affrontano i temi della diversità, dell’integrazione, della disabilità. La disabilità diventa rappresentativa attraverso il corpo dell’attore in scena. Anche attraverso il linguaggio della danza, due danzatrici una bianca una nera giocano attraverso i loro corpi, sono movimenti per rappresentare la sensibilità, le differenze e atte a trovare una loro sintesi all’interno dell’ambiente teatrale», riflette Mario il presidente di Pandemonium teatro.

Queste quattro rappresentazioni teatrali si rivolgono a un pubblico indifferenziato. «Noi – assicura Mario Ferrari – abbiamo pensato che fosse giusto metterci a disposizione con quello che sappiamo. Qui non c’è uno spettacolo di Pandemonium teatro, sono tutte compagnie ospiti, volevamo dare un segno chiaro, tutto viene concentrato su linguaggi anche molto diversi di altre compagnie.  Il pubblico può avere così un’offerta diversificata».

Pubblico indifferenziato, ma soprattutto per le prime tre esibizioni rivolto anche ai bambini, in cui si tiene conto anche del loro mondo dominato dalla funzione ludica. Mario riflette su questo, sul gioco per il bambino e sul gioco come funzione teatrale: «L’elemento del linguaggio del gioco nel teatro diventa drammaturgia, diventa racconto, diventa tecnica teatrale. In altri paesi le parole giocare e recitare sono la stessa parola, mentre in Italia questo gioco tra significante e significato non l’abbiamo. Per il bambino il gioco è il linguaggio con cui vive e affronta il mondo. Il gioco per lui non è intrattenimento, bensì leggere la realtà. Quando a teatro vedono noi adulti che stiamo giocando e non facciamo i bambinetti, ma ci stiamo divertendo giocando, questa è una cosa straordinaria per loro; è una firma che autorizza a pensare che è seria, importante, autentica e vera. Qui entra il discorso della fiaba, Il teatro è una cosa finta ma descrive il vero ed è fortemente credibile. Quando al bambino racconti una storia, quella fiaba  per lui è vera, è realtà!».

La speranza di Pandemonum teatro, con la riuscita di questi spettacoli, è quella di restare nella mente del pubblico per molto tempo. Mario riflette: «Uno spettacolo è riuscito bene se lascia traccia nella mente dello spettatore. Se invece scivola via come acqua sulla pelle, lo spettacolo può avere ricevuto un bell’applauso ma è stato solo intrattenimento, non qualcosa che resta».