Human: Lella Costa e Marco Baliani portano al Teatro Donizetti viaggi, paure e umanità ferita

«Il teatro è questo, un posto dove si parla di polis e quindi dove si fa politica nel senso più bello del termine». Marco Baliani raccoglie ancora una volta la sfida di unire impegno civile e bellezza nello spettacolo «Human», in scena da questa sera e fino al 15 gennaio (ore 20,30) al Teatro Donizetti di Bergamo nell’ambito della stagione di Prosa. Il pubblico ha risposto subito con un sold out: «A Bergamo – diceva già Baliani, con un pizzico di preveggenza, al momento di presentare lo spettacolo – il teatro si riempie anche per vedere cose molto strane come il mio Kohlhaas, quella volta quando sono arrivato c’erano i tecnici che mi aspettavano con il tir per le scenografie e io avevo soltanto una sedia. Non so da dove viene tutta questa attenzione al teatro. Credo che sia un segno di un alto senso di appartenenza civica».
C’è ancora qualche posto per la replica straordinaria prevista sabato 14 alle 15,30 (info su www.teatrodonizetti.it). Lo spettacolo è il frutto di una collaborazione inedita di Baliani con Lella Costa, e in scena con loro ci sono quattro giovani attori: David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi Pusceddu. Al centro c’è il tema delle migrazioni: «La parola Human del titolo è divisa in due in senso orizzontale da una sbarra – spiega Baliani – : siamo partiti riflettendo sui confini, su dove finisce l’umano e dove comincia il disumano. Nello spettacolo parliamo dei profughi in arrivo ma in un modo abbastanza inaspettato. Non ci soffermiamo sulla cronaca, abbiamo preferito indagare sulle contraddizioni interne all’Occidente, e poi su quelle che nascono dall’incontro fra diverse culture e fra loro e noi. In questi anni si sta verificando un esodo biblico, gigantesco, ed è un fenomeno destinato a continuare, a dispetto dei muri e delle frontiere. Affrontiamo in scena anche i timori che questo  solleva. Gli attori hanno lavorato sulla necessità di essere realistici. Partiamo da scene di vita quotidiana, da quattro giovani seduti davanti a un televisore: le immagini scorrono e loro intanto cenano insieme. Ci siamo chiesti che cosa ci accade davanti a queste immagini, davanti ai paradossi della nostra società».
Le musiche sono di Paolo Fresu che è stato anche direttore di Bergamo Festival qualche anno fa, scene e costumi di Antonio Marras, la regia è di Baliani. «Non è uno spettacolo depressivo – tiene a precisare Lella Costa – , è anzi molto vivo, anche per merito del contributo dei bravi, giovani attori che danno la loro impronta. È un canto del nostro smarrimento, perché ciò che proviamo di fronte a questi grandi movimenti di popolo non è solo paura, non è solo condanna, ma proprio un senso di vertigine, di disorientamento, perché non conosciamo queste persone, non sappiamo cosa accadrà. Ognuno reagisce a modo suo: c’è chi cerca punti di contatto, chi invece fa leva sulle fratture, e ritiene che siano insanabili».

L’ispirazione viene dai classici: Baliani e Costa hanno attinto all’Eneide, il poema di Virgilio che racconta la fondazione dell’impero romano da un popolo di profughi. E ancora un altro mito: «I primi dieci minuti dello spettacolo – anticipa Lella Costa – sono una riscrittura fatta rispettando l’andamento e il ritmo della poesia tardo latina tradotta nel ‘600 del mito di Ero e Leandro, due amanti che vivono sulle rive opposte del fiume Ellesponto. Questa storia ci è sembrata perfetta per far capire alle persone che questi spostamenti attraverso mari e deserti non sono soltanto mossi da bisogni materiali e da una fuga da ciò che è materialmente insopportabile, ma anche da sentimenti. Ero e Leandro sono due giovani amanti che vivono sulle sponde opposte dell’Ellesponto; le loro città sono nemiche, ostili e loro si incontrano per caso a una festa (non siamo tanto lontani da Romeo e Giulietta). Inizia un amore travolgente. L’unico modo per vedersi è attraversare il fiume a nuoto. Lei mette un lume alla finestra lui si butta per raggiungerla. Il finale non lo sveliamo».

Human parte da qui e posa lo sguardo sull’Europa di oggi: i muri, i fondamentalismi, gli attentati, i profughi, ma va anche oltre, per mettere a nudoche cosa significa davvero essere «umani». Ma lo fa senza rinunciare a umorismo e ironia: «Sorridere di cose atroci – commenta Lella Costa – aiuta a non scordarsele».

I prossimi appuntamenti: per la Stagione di prosa c’è «Moliere, la recita di Versailles» di Paolo Rossi dal 19 al 22 gennaio (e poi 28 febbraio e 1° marzo) al Teatro Donizetti; per gli Altri Percorsi «Edipus» di Giovanni Testori e con Eugenio Allegri il 26 gennaio al Teatro Sociale.