Il nuovo governo. I credenti e la politica. Dio solo è Dio e nessuno altro, né Conte, né Salvini, né Di Maio

Il nuovo Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

È una coincidenza, una pura coincidenza, ma interessante, molto interessante. Nello stesso giorno in cui il nuovo governo celebra i suoi riti – discorso del presidente Conte, votazioni di fiducia – nello stesso giorno le comunità religiose, i pochi fedeli che sono andati a messa, anche oggi, giorno feriale, si sono sentiti leggere il vangelo di Marco, capitolo 12, versetti 13-17. È il dialogo celebre in cui dei farisei e alcuni amici del re Erode antipa pongono la domanda a Gesù: “È lecito o no pagare il tributo a Cesare?», cioè all’imperatore romano, padrone politico e militare del paese. È nota la geniale trovata di Gesù. Si fa portare una moneta d’argento: vi si trova l’effigie di Tiberio, con la scritta: “Tiberio, figlio del divino Augusto”. “Allora disse loro: ‘Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?’. Gli risposero: ‘Di Cesare’. Gesù disse loro: ‘Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio’”.
La frase va collocata nel contesto. Gesù è assolutamente convinto che a Dio si deve rendere conto di tutto. Lui è la priorità assoluta. Solo se si è convinti che Dio è Dio si può tranquillamente pagare le tasse a Cesare, sapendo molto bene, a quel punto, che Cesare non è Dio.
Preziosa, quella frase perentoria e geniale di Gesù. Quando Dio non è messo al posto unico che gli compete, altri, facilmente, sono tentati di mettersi al suo posto. Di aspiranti dèi ce n’è in giro parecchi, in questi tempi. E quante volte il punto di vista assoluto di qualcuno porta a escludere il punto di vista degli altri.
Ecco il compito del credente nella politica di oggi: gridare che Dio solo è Dio. Poi viene Conte, poi Salvini, poi Di Maio e tutti gli altri. Ma di assoluto ce n’è uno solo. E lottiamo con tutte le nostre forze contro chi pretende, direttamente o furbescamente, di prendere il suo posto.