Dungeons and Dragons: il gioco di ruolo che unisce generazioni diverse

Dungeons and Dragons, meglio noto con la sua sigla D and D, è un gioco di ruolo a tema fantasy nato nel 1974 ed è caratterizzato da una storia con diverse versioni in continua evoluzione, etichette diverse ricevute dalla società e il coinvolgimento di tanti, tantissimi ragazzi.
“Dungeons and Dragons è il primo gioco di ruolo degno di avere questo nome – spiega Davide, un giocatore di 21 anni- Ognuno crea e si immedesima in un personaggio che ha un ruolo all’interno della storia inventata e diretta dal master. Il master ha il compito di creare delle avventure che poi la sua compagnia deve portare a termine. La parte più interessante e divertente del gioco, però, non è il semplice compimento della missione, ma il come si porta a termine l’obiettivo prefissato”.
In D and D, una compagnia ideale è formata dai tre ai cinque giocatori più il master, ma sono molti i casi in cui i numeri consigliati dal manuale vengono superati. Si può iniziare a qualunque età, ma, data la mole di lettura dei vari manuali, l’età consigliata per iniziare è di circa 14 anni. Le compagnie sono spesso eterogenee e comprendono persone di età diverse. “La compagnia può essere formata dalle persone più disparate –racconta Michele, giocatore di 22 anni- Maschio o femmina, adolescente o adulto, non importa. Basta che le persone della compagnia giochino bene insieme. Il nostro gruppo, per esempio, è formato da giocatori che vanno dai 16 a 43 anni e tutti si divertono”.
Prima di iniziare a tentare la fortuna con il set di dadi, bisogna ricordare che esistono diverse versioni di Dungeons and Dragons. Dal 1974, infatti, il gioco ha subito una continua evoluzione. La versione con più anni sulle spalle è chiamata 1.0, mentre prossimamente è prevista l’uscita della versione 5.5. Nonostante l’ampia scelta, le versioni più popolari sono 5.0 e 3.5, quest’ultima uscita nel 2003.
Ora è giunto il momento il creare un personaggio che vi calzi a pennello. “Per creare il proprio personaggio bisogna prima di tutto capire che ruolo si vuole avere nella compagnia –spiega Davide- C’è chi sta in prima linea a combattere, chi preferisce dare il proprio supporto o chi attacca da lontano con magia o frecce. Il consiglio è quello di mettersi d’accordo nella compagnia per ricoprire un po’ tutti i ruoli e per quanto riguarda il background del personaggio non datevi limiti. Si può spaziare e ampliare la propria storia in qualunque modo cercando ispirazione anche da fumetti, film e tanto altro”. “Nella versione 3.5 la costruzione del personaggio è un po’ più complessa e il primo passo è scegliere ciò che si vuole essere e diventare salendo di livello. Da lì poi si strutturerà il personaggio con tutte le varianti del manuale. Un buon background, invece, ha bisogno di fantasia e idee chiare sull’obiettivo del proprio personaggio”. Una volta eseguiti questi passaggi, in entrambe le versioni bisogna affidarsi ai dadi perché le abilità del personaggio verranno stabilite casualmente.
Mettersi in gioco con un personaggio, a molti può sembrare scontato, ma le capacità da mettere in gioco sono diverse. “Voglia di divertirsi, fantasia e volontà di giocare insieme: queste sono le basi di Dungeons and Dragons” sostiene Michele. Davide, invece, ha un’altra opinione: “Al giocatore è chiesto di saper interpretare il suo personaggio. Si possono creare personaggi in linea con la propria personalità oppure diametralmente opposti e in tal caso bisogna avere una buona recitazione per interpretarlo fino in fondo. Nel gioco è necessaria anche un po’ di astuzia per interpretare la storia, senza mai dimenticare le linee guida del proprio personaggio. Il master, invece, deve avere tanta fantasia per creare le missioni e diplomazia per gestire i giocatori. Inoltre deve essere in grado di adattare la sua missione in base alle scelte dei giocatori”.
Oltre ai giocatori, in Dungeons and Dragons ci sono, appunto, anche i master, gli ideatori delle missioni. “Fare il master è una soddisfazione unica perché crei una storia che poi sarà compito dei giocatori sviluppare –risponde Davide- Non è semplice svolgere questo ruolo, ma se la storia che hai creato ti appassiona tutto diventa più facile. Essere master significa essere versatile perché non sempre la storia ideata si sviluppa come previsto e bisogna essere in grado di comprendere le esigenze dei giocatori”. “Il ruolo del master ha sia pro che contro –dice Michele- Spesso pensi al fatto che nel gioco non hai un personaggio fisico, poi però ti ricordi di avere un mondo creato da te a disposizione. Ti insegna a improvvisare, creare e gestire un gruppo di persone. Abilità che possono tornare utili anche nella vita”.
In un mondo in cui la fantasia regna incontrastata, i personaggi e le storie che si vanno a creare sono potenzialmente infinite in base alla fantasia del master e alle reazioni dei giocatori. Dungeons and Dragons lascia libertà assoluta alla compagnia arrivando a creare una simulazione fantasiosa della vita. Il master mette alla prova la compagnia con le missioni e i personaggi influenzano la missione con le loro scelte.
“La parte che preferisco in Dungeons and Drangons è vedere come ogni personaggio reagisce –racconta Davide- Una persona può avere anche due personaggi con un carattere molto diverso, ma trovarsi bene nel giocare con entrambi. Ad esempio, in una compagnia si può giocare un personaggio timido che non farebbe male a una mosca, mentre nell’altra si può interpretare un barbaro assetato di sangue. Un’altra caratteristica che mi piace da matti è il gruppo che si crea giocando. Nascono amicizie tra persone con interessi comuni perché è un gioco che ti coinvolge a pieno”. “È un’attività che consiglio per unire i giovani –spiega Michele- Molto utile per imparare a stare con gli altri”.
Dungeons and Dragons può essere anche un’attività da oratorio che coinvolge adolescenti e giovani come spiega Davide: “D and D crea un gruppo vero e proprio con affiatamenti e litigi che creano a loro volta delle belle dinamiche. Nel mio oratorio siamo riusciti a creare una compagnia molto ampia di adolescenti. Lo consiglio assolutamente perché appassiona i ragazzi, li fa relazionare e svagare grazie all’immaginazione. Un buon modo per aggregare le persone tramite il gioco”.