Le domande sulla Chiesa di domani e le apprensioni su quella di oggi

Non è sicuro che saremo pochi ma buoni

Gira un luogo comune, quando si cerca di immaginare le comunità cristiane in un futuro lontano e si cerca di rispondere a una domanda provocatoria: come saranno le nostre parrocchie fra una cinquantina d’anni? Quando ci si sforza di dare una qualche risposta, si prende atto di un dato sicuro: saremo in pochi. Dato sicuro perché è la banale proiezione su quello che saremo partendo da quello che siamo. Saremo pochi, pochissimi. Qualcuno dice: non ci saremo più. Forse costoro sono eccessivamente pessimisti. Forse.

Di solito si risponde al pessimismo con una contro-affermazione ottimista: saremo pochi ma saremo più autentici, più evangelici. Avremo meno strutture, ma finiremo per essere più presenti nella società, più efficaci. Spesso, anzi, si mettono in rapporto le due situazioni: saremo più vivi e perfino più efficaci proprio perché meno appesantiti dalle troppe strutture che, nella situazione attuale, dobbiamo tirarci dietro.

È probabile che l’affermazione ottimista sia una forma comprensibile di consolazione: ci si consola, appunto, pensando positivo per il futuro per consolarci nel dover prendere atto in negativo del presente.

La Chiesa più piccola di solito è più divisa

Ma, se facciamo l’esercizio inverso e, invece di guardare avanti, si guarda indietro e ci confrontiamo con quello che eravamo una cinquantina di anni fa, non si può dire che oggi siamo diventati automaticamente più evangelici soltanto perché siamo di meno. Anzi. In particolare, la Chiesa attuale, meno forte rispetto a quella, è molto più divisa. Siamo in meno ma litighiamo di più. Basta pensare alle reazioni attorno a Papa Francesco e agli sforzi che sta facendo per tornare il più possibile al vangelo. Mentre il Papa sta sforzandosi di portare un po’ più di vangelo dentro la Chiesa, è fatto oggetto di contestazioni sempre più dure. Più il Papa torna alle radici e più i difensori della verità lo contestano, convinti di essere più cattolici di lui. Il Papa parla di vangelo, di Chiesa in uscita e i difensori parlano di Chiesa che si difende e che condanna in nome della verità.

L’assottigliarsi del numero dei credenti, dunque, non fa diminuire le differenze: le fa aumentare. La Chiesa più piccola ha meno spazi di decompressione, le differenze si avvicinano, si confrontano più duramente, esplodono.

I pochi cristiani rimasti saranno interessanti se avranno ragioni per interessare

Come saremo fra cinquant’anni non è dato molto di sapere, dunque. Ci saremo se saremo capaci, semplicemente e banalmente, di vivere il Vangelo. Se avremo speso le nostre energie a difenderci, non le avremo conservate per annunciare il vangelo, le beatitudini, il Calvario, la Pasqua. A quel punto, ai quattro cristiani rimasti nessuno baderà perché saranno soltanto quattro e soprattutto perché non appariranno più ragioni plausibili perché qualcuno possa badare a loro.