Una storia esemplare di mala amministrazione scolastica

La scuola, ancora una volta, punita dalla incompetenza

Il fatto/misfatto, di cui qui si narra, accade all’“Andrea Fantoni”, Istituto superiore di istruzione statale di Clusone, Alta Valle Seriana. I giornali ne parlano dal 24 febbraio 2020. Poi arriva il Covid-19… e il fatto si inabissa. Riemerge oggi sull’Eco di Bergamo. 

Un’insegnante, un questionario, le accuse

Una docente di Metodologia e Ricerca del Liceo delle Scienze umane nel suddetto Istituto decide un bel giorno di insegnare ai propri alunni come si costruisce un questionario/sondaggio. Si tratta di educare al discernimento critico e anche all’eventuale professione, visto che tutti fanno indagini su tutto: sulle preferenze di consumo, sulle opinioni politiche, sulle diete, sugli orientamenti sessuali, sui gusti musicali… Il focus del questionario proposto in questa occasione, riguarda la vaexata quaestio ambientale della plastica. Gli studenti non devono restituirlo compilato da loro – non sono i destinatari! – bensì elaborarlo e renderlo intelliggibile per un potenziale destinatario esterno.

La sede della “Fantoni” di Clusone

Una tecnica usuale di addestramento all’elaborazione di questionari consiste nel mischiare, a partire da un focus dichiarato, le domande più diverse, alcune correttamente finalizzate, altre volutamente devianti. L’alunno deve saper discernere/fare le domande “giuste” e riconoscere quelle inadeguate, inopportune, tendenziose. Nella Rete girano molti modelli di simili questionari. Anche in quello utilizzato dalla docente sono state inserite domande provocatorie e non pertinenti, che riguardano non la migrazione della plastica negli oceani e nei mari, ma l’immigrazione… marocchina. Tra le domande provocatorie una suona così: “Saresti disposto/a ad avere rapporti sessuali con una marocchina/marocchino”? 

Lo zelo di due animatori della Lega e il giornalista

Di fronte a una simile domanda, una studentessa quindicenne, decisamente disattenta al momento dell’illustrazione del compito, corre a casa a denunciare il proprio imbarazzo ai genitori. Ora, dei genitori interessati ai contenuti e ai meccanismi dell’educazione dei figli e consapevoli del ruolo fondamentale della comunità scolastica educante, avrebbero subito chiesto un incontro di chiarimento alla docente e, eventualmente, al Consiglio di classe e, sempre eventualmente, alla Preside dell’Istituto. Non così i nostri. Forse perché da alunni hanno avuto cattivi rapporti con il sistema scolastico o perché li hanno avuti troppo brevi, fatto sta che decidono di rivolgersi a due giovanotti, tali Alberto Citossi e Massimo Scandella, portatori di belle speranze politiche, ma non certo noti per le loro competenze didattiche e pedagogiche: il primo è il Coordinatore provinciale della “Lega Giovani” della Bergamasca, l’organizzazione giovanile della ex-Lega Nord, ora Lega Salvini; il secondo è il Coordinatore di circoscrizione.

L’onorevole Daniele Belotti della Lega

I due aspiranti pedagogisti elaborano faticosamente un torrido comunicato – degno del telegramma di Ems –  che denuncia  le “domande subdole per schedare gli studenti”. Nella loro interpretazione il questionario non è più uno strumento di esercitazione scolastica, ma è transustanziato in tentativo da parte di una docente di individuare gli studenti filo-leghisti allo scopo proditorio di discriminarli. Il Comunicato passa nelle mani di tale Max Bastoni, consigliere comunale a Milano e consigliere regionale lombardo, il quale lo gira a tale Fabio Franchini, de Il Giornale on line. Secondo il suddetto giornalista, “il questionario fa venire la pelle d’oca”. E non certo per la prospettiva di avere rapporti sessuali con un marocchino/a, ma perché si tratta di un evidente tentativo di schedatura ideologica da parte della sinistra, in nome del politicamente buono e corretto. All’acuto (sic!) giornalista è venuto, sì! il sospetto che si tratti “di domande ambigue e di domande trabocchetto”, forse “create ad arte, volutamente con quesiti subdoli”, ma invece di prendere atto che si tratta di una banale esercitazione didattica, vi attribuisce – o per malafede o per stupidità, non si sa! –  l’intenzione di separare le spighe dalla gramigna leghista. 

L’interrogazione al Ministero della Pubblica istruzione

A questo punto, l’intera vicenda finisce in un’interpellanza rivolta al Ministero della Pubblica istruzione il 26 febbraio 2020, firmata dai parlamentari Alberto Ribolla, Daniele Belotti, Luca Toccalini e Rebecca Frassini. I primi due sono noti per aver proposto pochi giorni fa che sugli autobus a Bergamo sia data la precedenza ai bergamaschi –  non è chiaro se riservata a quelli “de sota” o a quelli “de sura” –  poi vengono gli immigrati, se c’è posto, sennò in groppa al cammello? L’accusa è sempre la stessa: indottrinamento ideologico, schedatura politica, stravolgimento della funzione pubblica della scuola.

Insomma: il questionario è l’ennesimo attacco politico alla Lega.  L’interpellanza chiude con la richiesta di un intervento ispettivo del Ministero. 

La repubblica delle banane

Fin qui è una storia di ordinaria mala-società civile e di mala-politica. Ma non scandalizzatevi, se non mi scandalizzo più di tanto. 

In questa Seconda repubblica tendente alle banane, ci siamo oramai fatti la pelle dura da orangotango del Borneo. Siamo rassegnati a che aumenti il numero di genitori improvvisati, incapaci di educare e di insegnare, ma decisi a sostituirsi agli insegnanti, a volte anche a schiaffeggiarli; a che siano emersi numerosi politici ignoranti e arroganti, che farebbero lo sgambetto alla propria mamma, pur di conquistare un voto in più; a che parecchi giornalisti si mettano direttamente al servizio del padrone politico e che facciano “inchieste” consistenti nel passare i comunicati del suddetto padrone alla tipografia, senza muoversi dalla poltrona; a che il Parlamento sia popolato di analfabeti funzionali, formatisi professionalmente nelle Curve Nord degli stadi o come tifosi o come venditori di salatini… Siamo felici, perché… “it’s democracy, stupid!”. Abbiamo fatto una battaglia storica perché tutti potessero votare, analfabeti compresi, perché non dovrebbero poter godere dell’elettorato attivo e passivo anche gli analfabeti “solo” funzionali e i totalmente incompetenti sul piano professionale?

Il seguito della storia, invece, continua a scandalizzarmi. 

Perché qui entra in gioco l’Amministrazione dello stato, che dovrebbe essere al servizio della verità e della giustizia, almeno a quella del diritto.

Lucia Azzolina, ministra della Pubblica Istruzione

A seguito dell’interpellanza, il Ministero avvia rapidamente un’inchiesta ispettiva, attivando i propri terminali locali, che sono l’USR lombarda e il Provveditorato di Bergamo.

A conclusione dell’inchiesta, l’Amministrazione sanziona la docente. La quale, amareggiata, decide di non tornare a scuola e di mettersi in aspettativa.

L’Amministrazione scolastica come Ponzio Pilato

Per quali ragioni l’Amministrazione ha sanzionato la docente? Si possono avanzare almeno due ipotesi esplicative.

La prima: l’Amministrazione ha trovato del tutto valide le contestazioni della Lega: sì, la docente ha operato una schedatura politico-ideologica dei propri alunni! Sì, la docente ha violato il codice deontologico della professione! 

La seconda, è solo apparentemente più arzigogolata, ma non è illogica. Il personale dell’Amministrazione, fin ai più alti livelli dirigenziali, viene reclutato per le sue competenze giuridico-burocratico-causidiche, non certo per quelle pedagogico-didattiche. Ora, prendete, a caso, un Direttore generale o un Provveditore o un loro subalterno, che legga in un questionario proposto in una classe la seguente domanda: “Saresti disposto/a ad avere rapporti sessuali con una marocchina/marocchino?”. Che cosa ne può pensare il tapino? Che la docente sia razzista o, comunque, assai poco politically correct. Ci sono anche i marocchini nelle nostre scuole! In tal caso lei risulterebbe decisamente filo-leghista.

Così, in questo girone surreale dell’assurdo, la docente che i politici leghisti chiedono di colpire perché sfacciatamente antileghista, viene punita dall’Amministrazione perché sfacciatamente filo-leghista.

Così è se vi pare…

Quel che è certo è che l’Amministrazione non ha fatto nessuna inchiesta degna di questo nome e ha violato, essa per prima, il principio della libertà di insegnamento.

In realtà, al cronista oggi risulta difficile farsi anche la più squallida idea dell’accumulo di viltà, di irresponsabilità, di incompetenza con cui l’Amministrazione scolastica ha sacrificato una docente universalmente apprezzata per le sue competenze professionali e per la sua dedizione al lavoro sull’altare di piccole convenienze di potere e di scambi di favori con la politica locale. Ponzio Pilato, al confronto, era solo un dilettante.

Perché, quale che sia la spiegazione sottostante, resta un dato: un partito ha chiesto la condanna di una docente e l’Amministrazione l’ha eseguita.