EffettoBibbia sulle tracce di Davide: «La gloria, il peccato, il perdono»

Si dice spesso – ed è giusto – che la Bibbia costituirebbe il «Grande Codice» della cultura occidentale: prescindendo dalle pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento, risulterebbe incomprensibile la storia successiva del pensiero teologico e filosofico, delle arti figurative, della musica, del diritto e delle istituzioni politiche. A questa verità incontestabile fa oggigiorno da contraltare – a noi sembra – una sempre più  diffusa ignoranza della stessa Bibbia: capita per esempio di constatare che degli studenti di liceo, intellettualmente vispi e benissimo informati sul teorema del coseno o sulle basi azotate del DNA, non sappiano distinguere tra Noè e Mosè, tra il patriarca Giuseppe e l’omonimo carpentiere di Nazareth; e può succedere di sentir menzionare da loro, tra i capolavori di Michelangelo, «il celebre Devid» (pronunciato così, all’inglese, e senza porsi il problema di chi fosse mai il personaggio che hanno visto raffigurato ignudo nel marmo).

Cerca tenacemente di contrastare questa tendenza all’oblio la rassegna Effettobibbia, promossa con cadenza annuale a Bergamo e in provincia da un «comitato interconfessionale per la cultura biblica» di cui fanno parte le Acli, il Centro culturale delle Grazie, il Centro culturale protestante, la Fondazione Serughetti La Porta, i Gruppi biblici e l’ufficio diocesano per l’Apostolato biblico. Lo scorso anno, in effetti, l’appuntamento con il festival era saltato a causa della pandemia di Covid-19. Si ricomincerà ora – da venerdì prossimo al 10 luglio, con un seguito in settembre – riprendendo un discorso avviato nel 2019 sotto un titolo, Umano troppo umano, che ricalcava quello di un’opera di Nietzsche: allora si era approfondita la storia di Davide dagli esordi di lui come pastore, intento a sorvegliare il gregge del padre Iesse, all’incoronazione a re. Il titolo di questa nuova edizione (Davide: la gloria, il peccato, il perdono) riassume il seguito della vicenda: posta la capitale del suo regno a Gerusalemme, egli cede più volte alle seduzioni del potere, manda a morte uno dei suoi guerrieri per poterne sposare la vedova, deve respingere un tentativo di colpo di Stato che si concluderà con l’uccisione del figlio Assalonne da parte delle truppe lealiste; a Davide è però anche attribuita la composizione della maggior parte dei Tehillìm, i Salmi, preghiere per eccellenza della tradizione ebraica e poi cristiana. Nella sua prima fase, questa nuova edizione di Effettobibbia privilegerà la dimensione teatrale: venerdì 4 giugno alle 21, a Bergamo, nel Chiostro delle Grazie (con un rinvio al giorno successivo in caso di maltempo) andrà in scena Inquieta riposa la testa che porta la corona, spettacolo nato da un percorso didattico che ha coinvolto la classe 4^A dell’ITCTS Vittorio Emanuele II (il progetto, coordinato dai docenti Giovanna Brambilla e Luigi Girelli, è stato diretto da Chiara Magri del Teatro del Vento; hanno collaborato il professor Maurizio Bonin, per il montaggio video, e l’attrice Francesca Cecala, che prenderà parte alla rappresentazione). Sabato 12 giugno alle 20.45, il Cineteatro Qoelet di Redona ospiterà il reading del Gruppo ReDonna La veste della sposa. Davide nello sguardo delle (sue) donne, per la regia di Albino Bignamini di Pandemonium Teatro. Il 26 giugno, allo stesso orario, è in programma nel Teatro Sant’Andrea di Città Alta Keter ba-rosh (Una corona in testa), una serie di letture sceniche tratte dall’omonima opera del drammaturgo israeliano Yaakov Shabtai (riduzione e regia di Claudio Morandi del Centro Universitario Teatrale di Bergamo, introduzione e commenti di Sara Ferrari, musiche di Alberto Foresti e Davide Bortolai). Sabato 3 luglio alle 16.30, nella chiesa del Monastero Matris Domini – in via Antonio Locatelli, 77 – si terrà l’incontro Suonare, cantare, pregare il salterio, con Giusi Quarenghi, Alberto Foresti ed Elisa Erroi (letture a cura del Gruppo di Ebraico di Longuelo). Il 10 luglio alle 18, infine, nella sede della Fondazione Serughetti La Porta – in viale Papa Giovanni XXIII, 30 – è in programma una conferenza del biblista monsignor Patrizio Rota Scalabrini sul tema Davide: la gloria, il peccato e il perdono. Ricordiamo che tutti gli eventi sono a ingresso gratuito, con prenotazione obbligatoria mediante e-mail all’indirizzo effettobibbia@gmail.com (pagina Internet: effettobibbia.it).

Agli erramenti che segnano la vita di David/Davide è dedicato un capitolo di un volume che sinceramente consiglieremmo e che si presenta come una parafrasi/commento dei racconti veterotestamentari, Il libro di tutti i libri di Roberto Calasso (Adelphi, pp. 555, 28 euro, ebook a 14,99 euro). Praticando una lettura non confessionale («quindi non ebraica, non cattolica, non protestante e certamente non laica») della Bibbia, Calasso si sofferma sui tratti particolarissimi che l’istituto della regalità assumeva nell’antico Israele: se presso gli altri popoli del Vicino Oriente i sovrani erano considerati rappresentanti diretti delle divinità nazionali, nelle pagine bibliche non si passano sotto silenzio i difetti e i peccati di Saul, del suo successore Davide, del figlio di quest’ultimo Salomone. In una prospettiva di fede, dunque, è legittimo e quasi inevitabile domandarsi perché Dio, per guidare il popolo che si era scelto, abbia poi deciso di avvalersi di collaboratori così «inefficienti» (di strumenti ricavati «da un legno storto», per citare una formula di Kant). Forse, perché solo così l’opera della salvezza sarebbe potuta veramente procedere nel tempo, da una generazione a un’altra, articolandosi in una storia? Riprendendo il testo del Secondo libro di Samuele, al capitolo 7, Roberto Calasso racconta come un giorno, sedutosi per terra davanti alla tenda che conteneva l’Arca dell’Alleanza, il re David avesse rivolto a Iahvè una preghiera «che era un lungo monologo. Suonava come se David volesse innanzitutto convincere se stesso: il favore di Iahvè, cominciava a capire, non riguardava soltanto un frammento del tempo, ma si estendeva in avanti, in modo tale che “la casa di David sarà stabile davanti a te”. Ma fino a quando? Quel giorno David osò dire: “Attraverso la tua benedizione la casa del tuo servitore sarà benedetta per sempre”. Per sempre era la parola che sino allora, in quegli anni tormentosi, era stato impossibile pensare. Così cominciò a profilarsi, nella mente di David, l’idea messianica. Ora intravedeva che il favore di Iahvè poteva non essere solo un baluardo contro i vicini, numerosi e ostili, ma una finestra aperta, di là dalle sterpaglie, su qualcosa di immane e abbagliante, di cui non si vedeva la fine».