Fare squadra

Fare squadra al Villaggio degli Sposi non è solo un modo di dire. Sono in quindici, papà e mamme, i membri dell’equipe educativa al lavoro nella parrocchia. Ognuno si occupa di un settore, insieme ragionano sulle attività e sulla vita dell’oratorio.

UN’EQUIPE AFFIATATA

«A un certo punto – spiega il parroco, don Patrizio Moioli – ci siamo detti: bisogna rilanciare l’oratorio, ma in che modo? E così siamo partiti con questa nuova avventura. Non è solo perché i preti mancano, e in effetti qui non abbiamo il curato, ma è proprio un modo diverso di vedere la realtà e di realizzare progetti insieme e che siano per tutti. Ognuno di noi è cristiano e può avere un ruolo nella comunità». Dietro questa scelta, ecco un lavoro di formazione ad hoc, anche oltre la parrocchia, a livello vicariale: «L’idea di partenza – sottolinea don Patrizio – è aiutare le persone ad affrontare le sfide del mondo di oggi e costruire qui in parrocchia una casa aperta a diverse generazioni, perché ognuno trovi quello di cui ha bisogno».

All’oratorio c’è chi si occupa dell’accoglienza, chi sovrintende alle attività ricreative, chi cura il doposcuola, chi pensa alle feste e alle occasioni particolari (molte lungo l’anno). Adesso poi c’è anche il Villaggio dei bambini, che alla scuola materna affianca una ludoteca e uno spazio gioco per i piccoli fino a tre anni. «È un progetto di comunità che cresce insieme con le persone» sottolinea il parroco.

LA CRISI E IL LAVORO

L’oratorio non perde di vista la realtà di oggi: «Ci sono tanti giovani che non studiano e non lavorano, altri che hanno perso il lavoro e non riescono a trovarne un altro. Noi cerchiamo di aiutarli offrendo qualche nuova possibilità e soprattutto nuove motivazioni. Possiamo contare anche sul supporto di alcuni professionisti che si mettono a disposizione gratuitamente». All’oratorio questi ragazzi trovano prima di tutto qualcuno con cui parlare: «Noi li ascoltiamo – sottolinea don Patrizio – e cerchiamo di offrire loro un percorso che li porti pian piano a rimettersi in gioco da protagonisti». In questo progetto la parrocchia è affiancata e sostenuta dal Patronato San Vincenzo.

E poi ci sono quasi trecento ragazzi nelle classi di catechesi. «Cerchiamo di inventarci piccole cose che aiutino a coinvolgerli e a far loro capire cosa vuol dire essere una comunità: per esempio abbiamo aperto ai più grandi la casa delle suore che non veniva più utilizzata e che adesso è un luogo dove vivere insieme nei fine settimana. E poi allarghiamo a tutti l’invito a essere presenti sul territorio, per esempio accanto agli anziani e ai malati, per avvicinare generazioni diverse. Certo oggi quando i dati rivelano che in città quasi il cinquanta per cento della popolazione vive da solo, essere comunità è controcorrente. Quindi a noi sembra importante lavorare come possiamo per creare reti, per creare una piazza dove il quartiere possa incontrarsi».