Disastro Berlusconi

Ne parlano tutti e quindi non volevamo parlarne. Ma abbiamo pensato che ne valeva comunque la pena perché il bailamme attorno all’ex Presidente del Consiglio ci sembra faccia discutere molto delle questioni sul tappeto in questi giorni ma che faccia un po’ dimenticare alcune domande di fondo che, forse ritenute troppo scontate, pochi ripetono in queste convulse fasi della vita politica italiana.

LE ISTITUZIONI DELLO STATO NON SONO RISPETTATE

Negli ultimi giorni Berlusconi ha parlato di prove “americane” che darebbero la possibilità di riaprire il processo Mediaset. Crediamo di non essere gli unici a non capire tutte le pieghe di questa complicatissima vicenda giudiziaria. Ma, prima di ogni considerazione di merito, è necessaria una domanda, anzi due. Prima. Non era possibile presentare la domanda qualche giorno o qualche settimana fa e non due giorni prima del voto in Senato? Seconda. Se il processo va rifatto è competenza della Magistratura e non del Senato. Le due domande pongono un problema che ha caratterizzato tutta la vicenda Berlusconi. Le istituzioni dello Stato vanno rispettate. Se è vero, come ripete spesso Berlusconi, che la Magistratura non deve sabotare la Politica, deve essere vero anche il contrario: la Politica non deve sabotare la Magistratura. Che senso ha citare i milioni di voti ottenuti, quando si tratta, semplicemente, di sapere se una sentenza definitiva di un tribunale debba essere rispettata o no? Tanto più che se un ex Primo Ministro ha commesso un reato, quel reato è molto più grave perché commesso da chi dovrebbe tutelare le istituzioni dello Stato. E invece Berlusconi e, insieme con lui i vari Brunetta, Capezzone, Santanché, Verdini e compagnia bella – la vasta corte che gli scondizola attorno – continuano a citare i voti ottenuti. Con un paradosso incredibile: quello che rende più grave il reato diventa il motivo per cancellarlo.

DIVENTA BUONO CIÒ CHE SI FA

Ma c’è una domanda ancora più a monte e ancora più pesante. Il fatto che Berlusconi voglia sfuggire alle conseguenze di questo processo e dei processi che lo aspettano nel futuro prossimo, obbediscono a un’idea fissa che è la filosofia stessa di Berlusconi. L’imprenditore di Arcore, diventato primo ministro, ha sempre esibito un’immagine di sé che è chiarissima: egli è l’uomo di successo, che riesce a realizzare quello che decide. Non ci sono limiti al suo strapotere. Le escort, i soldi, la politica, i giornali e i telegiornali, tutto dice che l’uomo di Arcore è l’uomo riuscito, quindi l’uomo per eccellenza, quindi l’uomo da imitare. Difficile valutare quanto questa antropologia berlusconiana del potere abbia inquinato vaste aree dell’opinione pubblica, quanti danni abbia fatto alla mentalità giovanile, quanti sogni sbagliati abbia fatto nascere, soprattutto nei più fragili che, quindi, meno di altri avrebbero potuto realizzarli. L’uomo di Arcore ha instillato negli italiani l’idea che non è l’uomo che si adegua alla morale, ma il contrario: è la morale che si adegua all’uomo. Non si deve fare ciò che è buono, ma diventa buono ciò che si fa. Berlusconi è uno dei massimi responsabili della rovina di quel residuo di anima sana che resisteva ancora nel popolo italiano.

I RAPPORTI CON ALCUNI UOMINI DI CHIESA

Resterebbe da chiedersi, per concludere, se molti uomini di Chiesa, alcuni cardinali e alcuni vescovi compresi, si siano resi conto di questa rovina, quando, in nome dei “valori non negoziabili”, hanno negoziato con l’uomo di Arcore tutto quello che era negoziabile. Così hanno ottenuto qualcosa, ma hanno regalato al loro interlocutore la patente di onnipotenza alla quale neanche la Chiesa è stata capace di resistere. Per la Chiesa si ha l’impressione che quella stagione sia finita. Ma si ha anche l’impressione che è difficile sapere se e quando sarà possibile rimuovere tutte le macerie rimaste sul terreno.

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