Il profeta scomodo

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» (vedi Vangelo di Matteo 11, 2-11). Per leggere i testi liturgici di domenica 15 dicembre, terza di Avvento, clicca qui.

GIOVANNI IL CONTESTATORE

Giovanni Battista è personaggio centrale dell’Avvento. Coerente, intransigente, fa parte di quel popolo di scontenti, che non accettano il degrado delle istituzioni religiose di Israele e le contesta in vari modi. Alcuni di loro – come i monaci di Quamran o i “battezzatori” dei quali fa parte Giovanni – si rifugiano nel deserto, luogo che nella memoria di Israele rappresenta il luogo del “faccia a faccia” con Dio durante l’esperienza unica della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Durante il suo esilio nel deserto Giovanni ha contestato anche il sovrano, Erode Antipa, per il suo matrimonio illegittimo con Erodiade. Giovanni, però, aveva pagato caro la sua denuncia: Erode lo aveva fatto mettere in prigione. Mentre è in carcere Giovanni sente parlare di Gesù e quelle voci fanno nascere in lui dei dubbi. Non siamo obbligati a immaginare che il Battista faccia finta di avere bisogno di spiegazioni. La verità è che Gesù si presenta in maniera diversa da come Giovanni se lo aspettava: parla più di misericordia che di giudizio, il tono generale è quello della gioia, gabellieri e donne di strada sono perdonati. Giovanni parlava più di giudizio che di perdono e si sente smarrito. La sua grandezza sta anche in questo: mette in dubbio le sue sicurezze e accetta che la sicurezza definitiva gli venga da un altro.

I FATTI PARLANO

Gesù non risponde direttamente alle domande che gli vengono poste. La risposta è ciò che si vede di lui. Va ricordato, a questo proposito, il senso evangelico dei miracoli come segni: le parole e le azioni si spiegano e si integrano a vicenda. I fatti citati da Gesù sono comunque descritti con le parole del profeta Isaia: «Udranno in quel giorno i sordi le parole di un libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno. Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel Santo di Israele» (Is 29, 18s).

Mentre gli inviati del Battista se ne vanno, Gesù parla alle folle del profeta prigioniero. Non può essere un opportunista, lui che è rimasto a lungo nel deserto, luogo dell’assoluta trasparenza, luogo della rivelazione. Il Battista non è una canna sbattuta dal vento, non è un uomo che cerca le mollezze e il potere. Tuttavia il Battista si ferma alle soglie del nuovo. Il nuovo lo supera enormemente. Per questo chi si trova nel Regno è più grande di lui.

 L’ORDINE DI TUTTO E IL DISORDINE NOSTRO

Giovanni non è una canna sbattuta dal vento. È l’uomo che ha saputo far ordine nella sua vita. S. Agostino, nel De civitate Dei, parlando dei pagani dice: «Gli unici mali che i malvagi considerano mali sono quelli che non rendono malvagi gli uomini… li irrita di più l’avere una brutta villa che una brutta vita, quasi che il massimo bene di un uomo sia d’aver in buon ordine tutto, tranne se stesso ». Non siamo gente “ordinata”, che ha scelto una direzione. Spesso siamo canne sbattute dal vento. Abbiamo tutto in ordine, le nostre case, spesso il lavoro, spesso la nostra economia. Ma siamo noi a non essere in ordine.