Grandi domande

A caccia di risposte sulle grandi domande, in cerca del senso della vita, alla scoperta di duemila anni di cultura, arte, pensiero: sono tante le opportunità che l’ora di religione offre agli allievi delle scuole, tanto che i dati positivi ottenuti dalla ricerca commissionata all’Università e raccolta nel volume «Sapere religione cattolica» di don Fabio Togni rappresentano per gli insegnanti la bella conferma di un’esperienza molto vitale. Un’esperienza che ne raccoglie molte, in continua trasformazione, capace di mettersi in discussione e seguire i tempi e le evoluzioni sociali. Un’esperienza anche, a volte, in trincea, primo terreno di integrazione tra diverse tradizioni, luogo dove si seminano e crescono relazioni buone, dove i ragazzi possono, se vogliono, imparare a capire come desiderano essere e come vogliono che sia la loro vita.

Maria Carmela Giammarco insegna nelle scuole Camozzi e Mazzi, in centro città. Le sue classi, coinvolte nella ricerca, sono tra quelle che hanno ottenuto i risultati migliori: «Ci sono oggi diversi studenti – racconta -, stranieri ma anche italiani, che non si avvalgono dell’insegnamento della religione. Ma con quelli che decidono invece di partecipare facciamo dei bellissimi lavori. Sicuramente più che in altre materie è importante il legame personale che si instaura con l’insegnante. E poi conta naturalmente l’impegno delle famiglie. Ci sono situazioni diverse, alcuni ragazzi hanno genitori impegnati in parrocchie, associazioni, attività di volontariato. Altri invece appartengono a nuclei familiari che non li hanno battezzati ma hanno deciso comunque di iscriverli all’ora di religione per offrire loro una formazione culturale completa, pensando che abbiano così gli strumenti per scegliere come comportarsi quando saranno più grandi».

Nell’ora di religione gli insegnanti hanno la possibilità, più che in altre materie, di vedere il bambino nella sua completezza, valutandolo e accogliendolo non soltanto dal punto di vista nozionistico. «Quasi tutti i genitori – spiega l’insegnante – mi ringraziano per la lettura che offro del loro figlio, non solo legata alla disciplina, ma per le domande che fa e le idee che esprime. Noi indubbiamente chiediamo loro di mettersi in gioco, ma siamo allo stesso tempo convinti che non si possa parlare di religione con i ragazzi se non attraverso una testimonianza seria che passa attraverso la presenza e lo stile dell’insegnante».

I genitori spesso sono rimasti alla vecchia idea dell’ora di religione: «Molti pensano che sia un percorso analogo a quello della catechesi, in realtà non è così, la programmazione abbraccia la storia della religione e le grandi domande che accompagnano l’uomo, dalle incisioni nelle caverne alle immagini della Madonna in viaggio nello spazio sono le stesse le domande che l’uomo si pone. Attraversiamo la tradizione cristiana passando attraverso duemila anni di storia, cultura e arte. I ragazzi non possono essere completi senza questa conoscenza. Con l’età cresce la consapevolezza che ci siano grandi domande a cui rispondere e il desiderio di sapere come fare, dove attingere».

Non è detto che la partecipazione all’ora di religione, anche tra i ragazzi di fede cristiana, si traduca in un’assidua pratica religiosa nelle comunità di provenienza: «Ho tanti alunni con voto alto e partecipazione attiva che però vanno a Messa solo qualche volta la domenica, ma questo non viene avvertito come un fatto grave o come segno di incoerenza».

L’influenza della famiglia è forte: «Quando i genitori partecipano con assiduità alla vita comunitaria, fanno parte di associazioni e gruppi, anche i figli sono portati a fare lo stesso. Qualcuno racconta che la sera prega con la sua famiglia, qualcuno ha avviato delle adozioni a distanza. Certo per i ragazzi dopo le scuole medie le proposte si diradano: sarebbe bello coinvolgerli più attivamente per esempio affiancandoli ai catechisti. Per molti ragazzi comunque quello che imparano nell’ora di religione è una sorpresa: anche chi viene da una tradizione e da una formazione cristiana impara a leggere la fede da un’altra prospettiva».

La risposta che abbiamo dagli studenti – aggiunge Angelo Vescovi, docente all’Istituto Rubini di Romano di Lombardia – è sempre molto buona. Resta lo zoccolo duro degli stranieri, per i quali è difficile capire che l’ora di religione può essere un’ottima opportunità culturale e un mezzo prezioso di integrazione. La maggior parte continua a scegliere di non avvalersi. Nelle classi si trovano soprattutto cristiani ortodossi che vengono dai Paesi dell’Est oppure alcuni indiani che però sono di tradizione cristiana. C’è molta attenzione alle lezioni, gli studenti le seguono con soddisfazione, e spesso questo dipende dal metodo utilizzato. Se si riesce a costruire buone relazioni anche il passaggio sui contenuti avviene, come per tutte le discipline. Certo noi tocchiamo temi che riguardano il senso della vita e sono questioni che toccano i ragazzi da vicino, che possono essere preziose per la loro vita, per affrontare il futuro».

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