Napolitano boia?

GIRGIS GIORGIO SORIAL

Ci mancava. Adesso il Presidente della Repubblica è anche un boia. Parola di Giorgio Sorial. E chi è costui? «Girgis Giorgio Sorial (Brescia, 12 luglio 1983) è un politico italiano. È nato a Brescia da una famiglia egiziana di religione cristiana copta. Alle elezioni politiche del 2013 viene eletto deputato della XVII Legislatura della Repubblica Italiana nella circoscrizione IV Lombardia per il Movimento 5 Stelle. Durante una conferenza stampa insulta il presidente della repubblica Giorgio Napolitano». Così Wikipedia, la enciclopedia on line. La quale, come è noto, si aggiorna praticamente in tempo reale. L’insulto di questo signore (oddio proprio molto signore non lo è, ma così si usa dire), l’insulto di questo signore ha avuto luogo un paio di giorni fa e già è entrato nella sua biografia.

L’INSULTO CHE FA NOTIZIA

Wikipedia, di solito, fa biografie di ben altre dimensioni. E invece la biografia di Sorial è di poche parole di pochissime righe. Ed è evidente la ragione: non c’è molto da dire su questo poco illustre rappresentante del popolo italiano. La cosa notevole della sua esperienza politica è recentissima. Ed è appunto questa: ha insultato il Presidente della Repubblica, dandogli del “boia”. Non risulta altro sul suo conto.

Il caso singolo di Sorial è tipico di tutta una politica: quella dei 5 Stelle in particolare. Le parole grosse volano e puntano non su qualche piccolo e sconosciuto rappresentante della politica. Per il semplice motivo che se l’onorevole Sorial avesse dato del boia, poniamo, ad Abelli Giancarlo o ad Abrignani Ignazio (ho preso i primi due in ordine alfabetico della lista dei deputati) nessuno ne avrebbe parlato e Sorial sarebbe stato il poco illustre onorevole che è stato fino a ieri l’altro. Invece no: il nostro rappresentante in Parlamento dà del boia a Napolitano. Tutti i politici rispondono e Sorial sale pomposamente al disonore delle cronache.

DAL PROFONDO, GRIDO

Due considerazioni. Una fantastica. E se nessuno parlasse di queste sciocchezze (mi è venuto in mente un altro termine che comincia esso pure per “s”, ma non posso usarlo sul nostro settimanale: noblesse oblige). Se nessuno le citasse? Sarebbe l’ideale. E invece bisogna parlarne. La stampa deve dire cose che non vuole dire. Ma è ancora libera questa stampa così stranamente, così pesantemente prigioniera di se stessa? Ma che domanda strampalata.

Una reale. Meno idee ci sono e più si grida. Meno idee praticabili ci sono e più ci si impegna a sostenerle. La politica è diventata l’arte dell’impossibile.

«Dal profondo a te grido, o Signore», dice il salmo 130, quello che si usa nei funerali. Si deve gridare perché si è «nel profondo». Nel profondo di che cosa?  Forse è la «melma di grandi acque», di cui parla il profeta Abacuc. “Melma”, anche qui: attenzione a non sbagliare le consonanti. Ma, a parte le parole incerte, una cosa è certa, certissima: siamo proprio messi male. «Dal profondo a te grido, o Signore».

IL TUO PARERE

Hai voglia di dire qualcosa, di raccontare qualche fatto?