Casini e Berlusconi

CASINI E LA DEMOCRAZIA

Fa discutere il ritorno a casa di Casini, il ritorno alla casa di Berlusconi. Fa discutere dentro il partito di Casini, dove molti non hanno digerito il fatto che una decisione così importante sia stata presa a pochi giorni dall’inizio del congresso del partito, l’UDC, che avrà luogo a Roma dal 21 al 23 febbraio prossimo. Se si sta a quanto successo in questi giorni, in effetti, la linea del partito la decide il segretario e il congresso si deve limitare a una ratifica. Un segretario di partito che si comporta così fa venire – per usare un gentile eufemismo – qualche perplessità se si pensa che un partito dovrebbe essere il garante di uno stile democratico di agire. “Il partito sono io”, mi pare che voglia dirci Casini. “Lo stato sono io” diceva il Re Sole. Ma il Re Sole era un monarca assoluto. E Casini, allora, a questo punto, che cosa è?

Ma perplessità ci sono anche fuori dell’UDC. Vedi la Lega, per esempio, che verso il trasformismo di di Casini ha sempre avuto più di un sospetto. Maroni ha incominciato a mettere qualche puntino gli “i”. E, se non ci saranno chiarimenti, i punti sugli “i”, si può stare sicuri, aumenteranno.

LA POLITICA DI CASINI E LA POLITICA

Al di là, in ogni caso, di queste prevedibili paturnie di partito e di segretari di partito, le vicende di Casini e del suo ritorno di fiamma per Berlusconi, mettono in luce difficoltà più generali, più “a monte” dell’intera politica. Se un ingenuo elettore si chiedesse: “Ma perché Casini torna con Berlusconi?” e cercasse, l’ingenuo, di trovare ragioni di programma, di visione generale della società, insomma un progetto, un’idea… non troverebbe nulla o faticherebbe parecchio a trovare. Ciò che gli apparirebbe immediatamente, infatti, non sarebbe tanto un progetto politico o un’idea di società, quanto piuttosto una convenienza elettorale. Stanno per arrivare le elezioni europee e da solo Casini non andrebbe da nessuna parte. Con Berlusconi può continuare a coltivare qualche speranza. E forse la fretta di concludere prima ancora del congresso è dettata anche dall’avvicinarsi di quelle scadenze. Per lo meno, è lecito avere qualche dubbio al riguardo. E, se queste fossero le ragioni, anche di fronte al congresso, Casini potrebbe sempre dire: «Ma come, non vi stanno a cuore le sorti del partito? Volete proprio andare a morire da soli?». E questo apprezzabile patriottismo di partito metterebbe automaticamente Casini dalla parte della ragione e i suoi eventuali critici dalla parte del torto.

Solo che questo, al di là dell’ennesimo balletto, ci dice che non è tanto una politica ma è la politica che balla. E non si vede ancora se e quando balli e balletti potranno finire.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *