Religiosi in libreria

Prendendomi dei rischi che non avete idea quanti, tenterò oggi qualcosa di mai osato prima. Proverò nientemeno a raccontare i religiosi quando ci vengono a trovare in Buonastampa, e occhieggiano titoli, scorrono articoli sacri, insomma fanno spese.

Partiamo con le suore. Dico suore al plurale perché arrivano sempre in coppia. Se non avessi un cuore, direi che richiamano le donne che al ristorante scappano a incipriarsi il naso; per farmi perdonar l’impertinenza, scomodo il sommo Dante, così pareggio il conto, e l’infrazione:


“Quali colombe dal disio chiamate

con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere, dal voler portate”.

 

In genere le sorelle si dirigon tosto al reparto articoli sacri, ove scartabellano con discreta energia e scompigliano con cura. Commentano di gusto quel che si trova, occhieggiano ai rosari, alle croci, le icone, le forme elementari della fede. Quanto ai libri, in genere preferiscono svelte edizioni, facili alla mano. Non amano i tomi spessi e le complicazioni: a pensarci bene, che gusto c’è se poi ti tocca scioglierle da solo?

Ecco i seminaristi: al plurale anche loro, i ragazzi son minimo due-tre per volta, allegri, sia pur con quel minimo d’impaccio che si concede ai nobili di cuore. Recano la lista per mano, come i mariti che per le compere hanno la minuta ben distinta per corsia, che altrimenti vagolerebbero in cerca di derrate. Si consultano fitto tra loro, i seminaristi, talvolta telefonano, a verificare che la comanda sia proprio quella. Capita che qualche temerario azzardi un commento su questo o quel volume, turbato all’idea di dover digerire questioni ostiche e fumose; in fine prevale la fiducia, che della fede è il preambolo migliore.

Tocca ai frati: rigorosamente uno per volta, spuntano all’imbrunire, con un “pace e bene” che riscalda. Scivolano tra i libri, sfiorano crocifissi e icone, s’interessano del mondo, di altre patrie e vite. Non hanno fretta, fanno con cura: talvolta lasciano un’immaginetta, ovvero condividono un sorriso.

Arrivo ai preti e m’accorgo d’aver finito la benzina: i sacerdoti son di tante e tali guise che, se la faccio breve, rischio d’inciampare nel bozzetto: per tacer la reprimenda del settore. No, meglio lasciar l’impresa alla prossima occasione.

 

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