Il parroco ideale

Le discussioni sull’identità del prete nella Chiesa di oggi sono ormai una costante sui media sia religiosi che “laici” con l’intento di spiegare la sua scarsa incisività nell’azione pastorale e le conseguenti, inevitabili sue crisi personali.

Dal mio orticello di Belsito oso mettere anch’io sul tappeto il mio contributo, intendiamoci, puramente e modestamente interlocutorio.

Non è altro che l’editoriale del notiziario parrocchiale in occasione del mio ingresso a Belsito diversi anni fa. Ed è un libero rifacimento d’un articolo che avevo letto poco prima da qualche parte.

NESSUNO È CONTENTO DI NESSUNO

Il parroco è una persona pubblica. Come il sindaco. Come il maresciallo dei carabinieri. E su di lui, come su ogni persona pubblica, tutti hanno la tendenza perfettamente naturale ad esprimere il loro giudizio. Nella Chiesa stessa i liberi figli di Dio hanno il diritto di dire la loro, anche molto criticamente, sul parroco. sul Vescovo e anche oltre. Secondo una simpatica espressione di Mons. Clemente Gaddi, Vescovo di Bergamo dal 1963 al 1977, nella Chiesa c’è il diritto al mugugno.

Però quasi sempre succede che sulle persone e sulle cose pubbliche i pareri sono millanta che tutta notte canta e quindi è praticamente impossibile tracciare l’identikit del parroco ideale.

Infatti: Se il parroco è giovane, è un pivello senza esperienza; se è anziano, è superato, da rottamare.

Se è grasso, è evidentemente godereccio; se è magro, chissà, potrebbe avere qualche magagna.

Se porta la talare, è ancora al Concilio di Trento; se veste in borghese è troppo moderno.

Se è lungo a Messa, “rompe”; se è troppo sbrigativo, è un superficiale che non crede a quello che fa.

Se è sempre in giro per il paese, è un gironzolone; se sta ritirato, è un misantropo.

Se si butta nel sociale, è un sinistrorso; se sta sullo spirituale, è un santificetur fuori del mondo.

Politicamente, se non sostiene il mio partito, vuol dire che sta con gli altri; se non sta con nessuno, è peggio di Pilato; se sta con tutti, è un opportunista e un qualunquista.

Se accetta volentieri gli inviti a pranzo, è uno che campa a scrocco; se non accetta gli inviti, è un asociale e non sa tener dentro la gente. Se sta coi giovani, non si cura degli anziani, che han fatto tanti sacrifici; se sta con gli anziani, trascura i giovani, la speranza del domani.

Se va a trovare gli ammalati, potrebbe succedere che pensino di essere gravi e si spaventino, quindi è meglio di no; se non ci va, è proprio un insensibile: non va neanche a trovare gli ammalati.

Se fa delle opere parrocchiali, poi bisogna pagarle e tocca a noi; se non le fa, lascia andare tutto in rovina. Se cerca i soldi, è un palancaio; se non li cerca, non ci sa fare.

Se è esigente, è un cavafiato; se non è esigente, è un mollaccione. Se è direttivo, è un dittatore; se cerca di coinvolgere e di dialogare (vedi Consiglio Pastorale), ci vuol altro, così “non si viene mai a una”. Se vuol far tutto lui, si crede un “tuttofare”; se fa fare o lascia fare, è uno scansafatiche.

Se fa le catechesi, noi non abbiamo tempo; se non le fa, sono meglio i Testimoni di Geova che almeno quelli spiegano le cose. Se insiste perché in chiesa si facciano le cose bene, ha “buontempo”; se lascia andare le cose alla carlona, è una vergogna. Se fa pregare, è un “paterone”; se non fa pregare, non sembra neanche un prete.

Se ha un buon rapporto con le donne, è un donnaiolo; se le tratta male, è uno scrupoloso, o un orso, o forse è… dell’altra sponda. E si potrebbe continuare all’infinito.

LA SITUAZIONE DI BELSITO

Sapendo che tutto il mondo è paese, ero certo, che, riguardo al parroco ideale, anche a Belsito ci sarebbero state (e ci sono state) nei miei riguardi tutte le più diverse attese appena elencate. Per salvarmi dalle paranoie dei frustrati e andare avanti con serenità, ho quindi seguito sempre il consiglio di Papa Giovanni: “Bene dìcere et bene fàcere e poi lasciar cantar le passere”.

Il vostro Parroco

IL TUO PARERE

Il dibattito ecclesiale sul prete va senz’altro portato avanti. È necessario. Indispensabile! Ne sono profondamente convinto. Ma, a mio parere, avrà sempre a che fare con quanto scritto così alla buona dal parroco ruspante di Belsito, riguardo alle molteplici e spesso contraddittorie idee di Chiesa e di prete che hanno in testa i diversi interlocutori del dialogo, sia quelli che si siedono di qua, sia quelli che si siedono di là del tavolo. Non siete d’accordo?