#Omelia 7

Entro nella nuovissima chiesa di Loreto in anticipo, le prime file sono ancora libere e vi prendo posto. Approfitto dei minuti a disposizione per guardarmi intorno: è una chiesa moderna ma accogliente, mi incuriosisce il particolare soffitto a cupola ribaltata di color bianco, sembra un corpo celeste incastonato nel soffitto. Sfoglio il bollettino parrocchiale «Comunità di Loreto» e scopro che la messa che sta per avere inizio sarà in memoria di Gino Frigerio: «Un disabile che ha saputo accogliere la propria grave disabilità con grande fede e con spirito di francescana letizia», leggo sul giornale.  Sono ormai le 18.30 e la chiesa si è riempita. Sempre più capisco che la messa avrà un sapore particolare, quello del ricordo di una persona che tutti hanno conosciuto e che ha lasciato un segno indelebile in quel di Loreto.

Viene letto un bellissimo passo dal Vangelo di Matteo, nel quale Gesù scardina l’approccio classico di leggere i comandamenti tramite una prospettiva nuova: «Vi fu detto… ma io vi dico». Ma come fare? Come fidarsi pienamente di questa visione nuova? «Bisogna affidarsi al Signore come i bambini si affidano ai genitori, bisogna essere piccoli – dice don Mario -. Del resto, come potremmo noi affidarci alle parole “Io vi dico” se non conservassimo dentro di noi la fiducia e la limpidezza del bambino?». Quella fiducia che Frigerio ha sempre conservato nei confronti di Dio, quel sentirsi sempre amato: «Lui ha saputo realizzare quell’essere piccolo. Di fronte alle difficoltà che, fin dall’infanzia l’hanno afflitto, lui non ha mai parlato di disgrazie ma di successive privazioni legate alla sua malattia degenerativa, ma non per questo si è sentito non amato da Dio. Questi sono i piccoli del Vangelo».

L’omelia di don Mario è semplice ma diretta: lineare e costante, non usa paroloni o metafore incomprensibili ma vuole arrivare al cuore e alla testa di chi ascolta con l’esempio concreto e tangibile di Gino Frigerio. Dura poco più di quindici minuti. E per quindici minuti tutti lo ascoltano, tutti si immedesimano nelle sue parole – tutti tranne una: una povera signora che, in preda al sonno, rischia di capitolare giù dalla panca tra i sorrisi generali.