Berlusconi non può candidarsi alle europee. Così ha deciso la Corte di Cassazione. Anche questa volta, nei giorni che hanno preceduto la sentenza, si sono registrate le dichiarazioni dei fans del Cavaliere che davano come certa una sentenza favorevole a Berlusconi o che ritenevano comunque una sentenza a lui sfavorevole come l’ennesimo gesto di persecuzione. Le dichiarazioni della vigilia hanno ancora una volta messo in scena una prevaricazione della politica sulla legge. Siccome Berlusconi è il leader indiscusso della destra e siccome la sua condanna avrebbe significato la sua pratica cancellazione dalla scena politica, i giudici “non potevano” confermare la condanna, così ripetevano i rappresentanti di Forza Italia.
Dietro quelle affermazioni si intravedevano anche vistosi interessi strettamente elettorali. Il volto e il nome di Berlusconi vale una bella fetta di percentuali di voti. E quindi che lui ci sia o che non ci sia non fa lo stesso per il suo partito. Ho cercato da tutte le parti una qualche dichiarazione di questi politici in cui non si dicesse semplicemente che la condanna del Cavaliere era sconveniente perché politicamente dannosa, ma perché le motivazioni della condanna erano sbagliate. Insomma, mi sarei aspettato che Romani, Brunetta, Gelmini e compagnia entrassero in merito. Ho cercato ma non ho trovato. Si è continuato, dunque, a negare ai giudici il loro diritto e dovere di fare i giudici, solo perché il loro giudizio aveva delle conseguenze politiche.
Mi pare cosa piuttosto grave. Anche solo per un motivo banalmente retorico: tutti sono uguali davanti alla legge. Tutti. E non è possibile che, come nella notissima “Fattoria degli animali” di Orwell, ci sia qualcuno che è “più uguale degli altri”. Berlusconi non è, non può essere più uguale degli altri. Sto dicendo della banalità. Talmente terra terra che temo di essere io a non aver capito. Anzi, per essere sincero, lo spero.
Intanto però Mariastella Gelmini si è affrettata a rassicurare i sostenitori di Forza Italia: il nome di Berlusconi ci sarà comunque nelle liste del partito. In mancanza di Silvio, ci saranno o Marina o Barbara o tutte e due. Ci sentivamo già orfani ed eravamo già andati in angoscia. Meno male che Silvio c’è, dice l’inno di Forza Italia. Ma siccome Silvio non c’è ecco qui i sostituti più vicini a lui: le figlie. Povera politica! Sempre alla ricerca di qualche tutore, in mancanza di idee. E la campagna elettorale rischia di essere, anche stavolta, una campagna pro o contro qualcuno, invece che una campagna durante la quale si cerca di capire quale è il bene di tutti.