Le due leggi

La crisi induce nuove fragilità, nuove tragedie. Nel 2013 sono state 149 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche, a fronte degli 89 casi registrati nel 2012. Un dato in crescita, molto preoccupante. Tra chi prende questa decisione estrema spicca la percentuale degli imprenditori: sono il 50%. 68 i casi nel 2013, 49 nel 2012. Se è vero che la crisi economica interessa sempre più vasti strati della popolazione italiana, la televisione, specchio del nostro Paese, non poteva non registrare tutto ciò.
Partendo dal suicidio in diretta di un imprenditore, che strangolato dai debiti si dà fuoco all’interno di un istituto bancario, una donna decide di dare un nuovo corso alla propria esistenza. Lo ha raccontato ieri sera su Rai 1 la prima parte della miniserie Le due leggi diretta da Luciano Manuzzi, protagonista Elena Sofia Ricci che indossa i panni di un’integerrima direttrice di una filiale di banca. Come conciliare le due leggi, ovvero la legge dettata dal diritto e quella del senso di umanità? E’ la domanda al centro della fiction che «racconta una storia contemporanea con al centro il tema della crisi economica, delle difficoltà dei piccoli imprenditori parlando anche dei rapporti di una famiglia di oggi»? Tinni Andreatta Direttore di Rai Fiction presentando la miniserie, che ieri sera ha vinto la prima serata con uno share del 17,01% (stasera la seconda parte) ha precisato che questa è «una storia di fantasia che tratta temi profondi, importanti che riguardano la contemporaneità e anche la responsabilità personale, mettendo sotto la lente quello che è una degenerazione evidente: un gruppo di persone i quali per arricchirsi speculano sulla parte sana della società, sulle famiglie e sull’imprenditoria». Una fiction che ha una valenza sociale quindi anche le musiche seguono questi dettami. Lo chiarisce Stefano Mainetti, compositore e direttore d’orchestra, autore della colonna sonora. «Le due leggi non è una commedia, non è un melò, quindi ha richiesto dal punto di vista musicale un’orchestrazione e un’attenzione diversa sia nei tempi sia nella struttura. Abbiamo lavorato fianco a fianco con il regista Luciano Manuzzi con un’orchestra sinfonica di 60 elementi. Il risultato mi sembra buono. Mi piace l’idea di aver fatto musica in senso neorealista, perché è una ripresa di un certo tipo di cinema, occorre affrontare la realtà per poi saperla raccontare. È neorealismo, non un’invenzione dell’ultimo minuto, è un ritorno a quello che già conosciamo dal punto di vista autorale e musicale». Elena Sofia Ricci riferendosi al suo personaggio ha detto «per me è un onore aver interpretato il personaggio di Adriana una donna di oggi, forte e determinata che sposa la legge del cuore pagandone il prezzo. Voglio ricordare l’esperienza vissuta nel carcere di Rebibbia che esprime una realtà dolorosa, abbiamo girato nel reparto dei detenuti in semilibertà, noi entravamo per andare a lavorare nelle loro celle mentre i detenuti uscivano per andare a lavorare. Questa esperienza mi ha toccata profondamente, perché all’interno di quelle mura si percepisce nettamente la sensazione di privazione della propria libertà, vissuta in condizioni spesso complesse se non disumane». Anna Melato, attrice e doppiatrice (sue le voci italiane di Angela Molina, Isabelle Huppert, Maria Schneider) è la madre di Adriana, «madre borghese e molto chioccia, che tratta la sua primogenita, la sua preferita come se fosse la bambina di casa». Sono stati gli sceneggiatori Andrea Purgatori e Laura Ippoliti ad avere avuto l’idea di una storia che riflettesse un dramma oramai diventato mondiale. «Ci siamo ispirati  a un episodio realmente accaduto quattro anni fa, a una direttrice di banca di una cittadina tedesca la quale per cercare di aiutare le persone che non riuscivano ad arrivare alla fine del mese cominciò a prelevare denaro dai conti più consistenti spostandoli in alcuni di persone in difficoltà. Fu arrestata e ciò causò una sollevazione popolare nel Paese. Ci fu il processo con la condanna della direttrice ma quello che accadde sollevò una questione che andava di là dalle regole del diritto. La Germania s’interrogò su che cosa stesse accadendo, su quali erano gli effetti di questa crisi. A me e alla co-sceneggiatrice della fiction questo spunto è sembrato molto forte e lo abbiamo trasferito in Italia, dove purtroppo la cronaca ci racconta situazioni critiche che sovente sfociano in decisioni terribili. Ci è sembrato importante raccontare tutto questo per avere un effetto specchio nel quale interrogarci su cosa vogliono dire in questo momento le regole, non per trasgredirle ma perché nel gorgo di questa crisi si sono persi degli elementi di umanità che andrebbero recuperati e che renderebbero questo momento meno difficile. Speriamo di uscire dalla crisi ma se ne usciremo, però ne usciremo molto ridimensionati». Quando si ha di fronte un giornalista, scrittore come Purgatori, noto per inchieste e reportage su casi scottanti, non si può non domandargli quale sia tra i tanti misteri italiani, il più misterioso ma lapidario è stato il suo commento: «l’Italia…».

 

 

 

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