In fuga su Marte

Chi vuol essere marziano? Un moderno esodo si sta preparando senza grandi clamori e migliaia di volontari si ammassano ai cancelli (virtuali) per essere selezionati. Il viaggio spaziale di sola andata destinazione Marte ha già attratto ben 200 mila aspiranti pionieri, che si sono candidati nella speranza di essere tra i 4 esploratori del Pianeta Rosso ove fonderanno la prima colonia terrestre.
La società olandese Mars One che ha promosso il progetto, ha annunciato di aver ristretto la valutazione a una lista di circa mille soggetti, tra i quali poi scegliere l’equipaggio. Secondo quanto divulgato dalla rivista Popular Science, gli aspiranti coloni, ma sarebbe più corretto definirli aspiranti fuggiaschi, sono per il 55% maschi e il 45% femmine: c’è ancora un certo disequilibrio ma meno che in Parlamento o in qualunque Consiglio d’amministrazione. Confermando il fenomeno sempre più diffuso della fuga dei cervelli, che a questo punto assume dimensioni galattiche, il 63% dei richiedenti ha un diploma di laurea o superiore: si noti che sul pianeta Terra la percentuale dei laureati è solo del 7%. Il 3% del totale dei marziani in progress è laureato in medicina. In fondo, chi non vorrebbe un medico a una distanza da casa che, in base alle orbite rispettive, varia tra i 55 e i 400 milioni di km?
Smentendo le previsioni, solo un misero 8% è disoccupato: hanno evidentemente ragione quelli che lamentano la scarsa propensione dei giovani a spostarsi per cercare un’occupazione, addirittura quando si tratta di non poter tornare sui propri passi. Anche se, ammettiamolo, poter inserire la voce “sopravvivenza in ambiente oltremodo ostile e inesplorato” sicuramente farebbe la gioia di ogni esaminatore di curriculum vitae da qui a Plutone.
Certo, dà da pensare una così alta richiesta di espatrio definitivo da tutto il mondo, non si capisce se diventato troppo piccolo per i sognatori o troppo ostile per chi non ci si ritrova più. Comunque, come da tradizione, largo ai poeti, agli eroi, ai navigatori e ai trasmigratori. A loro il nostro saluto e un’ultima chiosa: anche qui si cantava “extraterrestre, portami via”. Vi sia amico l’infinito e possiate non intonare mai la strofa finale…