Il sorriso di Wojtyla

“Pregare, lavorare, sorridere”. Con questi tre verbi Joaquin Navarro-Valls ha riassunto la biografia di Karol Wojtyla, presentando il libro “Accanto a Giovanni Paolo II” (autori vari, edizioni Ares, una raccolta delle voci dei collaboratori del papa polacco). “Da come pregava avvertii quanto profondo fosse il suo legame con Dio”, scrive Benedetto XVI nel volume. “Vedere pregare Giovanni Paolo II – ha testimoniato il suo portavoce – era come afferrare un’infinitezza in cui lui si immergeva e permetteva di vedere dove andava il suo sguardo”.
“Non parlava quasi mai della sua interiorità”, ha detto Navarro-Valls, “ma un giorno a proposito della Santa Messa mi ha detto: ‘È il bisogno più profondo della mia anima’”. In Giovanni Paolo II, in altre parole, “la preghiera non appariva come un’attività a sé, ma come l’attività che teneva unita la sua vita, dava senso e direzione a tutta la sua esistenza. Perfino un agnostico come Michail Gorbaciov era arrivato a dire che la sua filosofia politica era fortemente sostenuta dalla sua spiritualità”. Poi Navarro-Valls ha raccontato dell’abitudine di Giovanni Paolo II di sostare alcuni minuti di preghiera, inginocchiandosi nella sua cappella privata, prima e dopo il pranzo e la cena: “Un giorno lo stavo aspettando dopo una di queste soste, che però invece di due o tre minuti è durata dieci minuti. E il Papa a un certo punto mi ha detto: ‘Mi scusi, mi ero scordato che lei era qua…’”.
“Lavorare”, il secondo verbo. “Il suo impegno era instancabile”, ha riferito l’ex direttore della Sala stampa della Santa Sede: “Non solo nei grandi viaggi ma giorno per giorno, dalla messa mattutina fino a tarda notte. Alla sera trascinava i piedi, e non solo negli ultimi anni. Non sapeva perdere un minuto e non aveva mai fretta”. Riguardo all’ultimo verbo essenziale per capire appieno la sua biografia, “sorridere”, Navarro-Valls ha citato una frase di Benedetto XVI: “Nelle sue conversazioni c’era sempre spazio per il buonumore”. “Era un uomo allegro, e fu allegro sempre”, ha confermato Navarro-Valls, affermando che una “teologia dell’allegria” dovrebbe sempre far parte del bagaglio di “una persona che crede sul serio”. A riprova del fatto che Giovanni Paolo II sapeva sorridere, il suo portavoce ha raccontato un episodio accaduto nell’incontro con una persona “molto importante”. Ricevuta in udienza, quest’ultima ha detto al Papa, che a quell’epoca aveva già il bastone: “Santità, la trovo molto bene”. E il prossimo santo, di tutta risposta: “Ma lei pensa che non mi veda in tv come sono combinato?”. Ecco, questo libro è così, ha concluso il relatore: “Ci avvicina un santo”.