Spazio alla musica

Abbiamo incontrato il maestro Bruno Santori, direttore stabile e artistico dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo, compositore e arrangiatore bergamasco di grande talento ed esperienza. Gli abbiamo posto qualche domanda sullo stato della musica italiana: classica, leggera e in particolare quella sacra, che risentono oggi di una profonda crisi non solo di risorse ma strutturale e “creativa”. Il 29 aprile, in occasione della canonizzazione di Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II, nella serata “I Papi della Gente” all’auditorio Conciliazione di Roma il maestro Santori dirigerà l’orchestra Nova Amadeus che eseguirà l’”Adiemus: Songs of Sanctuary” di Karl Jenkins, ad accompagnare i Tamburiando, il Coro Giuseppe Verdi di Roma e le soliste Gabriella Costa e Silvia Lorenzi. Durante la serata ci saranno anche performance artistiche e testimonianze. “Lo spettacolo – dice il Maestro Santori – è in sintonia con il pensiero di Papa Francesco, sempre rivolto agli ultimi. E’ dedicato a tutti coloro che spesso non hanno voce e sono invisibili nella nostra società: i disabili, i ragazzi delle comunità terapeutiche e gli immigrati. Saranno loro, infatti, i protagonisti sia sul palco sia in platea”.

Maestro Santori, secondo la sua esperienza qual è oggi la condizione della musica classica in Italia?
“In questo momento direi che in ambito musicale, come in altri, ci troviamo immersi in un apparato costruito prevalentemente sui privilegi concessi ad alcuni e sulle enormi difficoltà e mancanze sofferte da altri. Ovvero, si prova a mantenere in vita un sistema che nel tempo ha preso forza a causa di elementi una di politica malfatta, che ha gestito anche questi apparati culturali con logiche clientelari e di schieramenti. Dovremmo cercare liberare la musica e le arti da questa presa che toglie respiro e libertà, ricercando pure espressioni di alto valore culturale e artistico. La strada maggiormente percorribile sarebbe quella di produrre leggi che agevolino i finanziamenti privati (sponsor) e quindi fornire alle aziende che vogliono dare supporto ad arte, musica e cultura in generale, la possibilità di defiscalizzare i loro interventi economici a favore di esse”.

E per quanto riguarda la musica leggera?
“Qui il nucleo centrale del problema è che nel tempo questa proposta artistica si è impoverita a favore della ricerca di quel facile appeal che spesso erroneamente è stato definito commerciale. A beneficio di una ripresa d’interesse verso la musica leggera, non dovrà mancare da parte di tutti l’impegno a poterla riposizionare come proposta più colta e di maggiore spirito culturale”.

Veniamo ora alla musica sacra:
“E’ un capitolo molto interessante e affascinante. I componimenti sacri per eccellenza sono stati scritti in epoche nelle quali la spiritualità e la musica spingevano l’uomo alla sua massima elevazione. Oggi noi abbiamo la fortuna di poter godere dei frutti di quel meraviglioso momento, che se riportato a molti con semplicità, potrebbe ancora garantire risultati in tal senso inaspettati e quasi miracolosi. La mia esperienza da questo punto di vista è vastissima e ancora oggi continua; di qui a breve infatti avrò il piacere di portare a Sanremo l’Ein Deutsches Requiem di Brahms. L’Italia oggi gode di questa inestimabile produzione sacra meno di quanto potrebbe e di come nel passato è stato. Spero che si possano ricostruire spazi nei quali sviluppare nuovamente questa meravigliosa espressione d’arte e di fede”.

C’è spazio oggi per i giovani in Italia nel mondo della musica? Che cosa si potrebbe fare per agevolarli?
“Per i talenti emergenti non si può far altro che cercare di ricostruire la verità in ambito sociale. Infatti a mio parere è nella verità che si potrà ridare ai giovani quello che nella menzogna, su cui purtroppo oggi poggia gran parte della nostra società, è andato perduto”.

 

 

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