Elezioni. Cose nuove e cose antiche

Le elezioni, europee e amministrative insieme, hanno preso parte del loro interesse proprio da quel miscuglio. L’Europa che si andava ad eleggere, lo si è sentito proclamare da tutte le parti, deve essere più vicina alla gente, più Europa dei popoli e meno dei tecnocrati. Lo hanno detto tutti, anche Matteo Renzi e non sono Marine le Pen e Matteo Salvini.

Il che, in parole povere, significa che l’alta politica deve essere un po’ meno politica e un po’ più amministrativa. D’altronde lo si sa molte bene, le grandi decisioni politiche europee toccano le tasche di tutti e quello che si decide a Bruxelles trova la sua eco in alta val Brembana. Si capisce che uno dei temi centrali della campagna elettorale e uno dei motori degli spostamenti elettorali siano stati o l’accettazione dell’Europa o il suo rifiuto, o l’euro, da governare meglio, certo, ma da accettare, o il “no” all’euro, cavallo di battaglia della Lega e dei molti partiti euroscettici disseminati in tutta Europa.

Ha vinto il Partito Democratico, con larghissimo margine e lasciando a quasi venti punti di percentuale i Cinque Stelle. Il duello ha spostato in maniera vistosa gli equilibri delle antiche ideologie. Molti hanno parlato di un nuovo tipo di bipolarismo in salsa italiana. Al vecchio scontro fra moderati e progressisti si è sostituito lo scontro fra movimento e partito, fra aggressione al sistema e sua evoluzione. In fondo, PD e Cinque Stelle sono tutti e due progressisti. Mentre, alla loro destra, i moderati si sono atomizzati e hanno perso vigore o lo stanno perdendo. Forza Italia è in fase calante, il Nuovo Centro Destra di Alfano non è ancora in fase crescente. Degli altri neutrini egli atomi esplosi a destra si fatica perfino a ricordare il nome.

Qualcosa del genere lo si è ritrovato anche nello scontro elettorale per il comune di Bergamo. Ma solo qualcosa. Qui un personaggio dinamico come Gori si è contrapposto a un personaggio rassicurante come Tentorio. I bergamaschi hanno faticato a scegliere ed è stato quasi testa a testa. Ma, intanto, tutti si chiedono se l’effetto Renzi avrà delle conseguenze sul ballottaggio dell’8 giugno. Come a dire che, ancora una volta, le elezioni politiche sono amministrative. E viceversa.