La sfida Gori-Tentorio. Spunti di riflessione alla vigilia del ballottaggio

Una città alla ricerca della reputazione perduta. Giorgio Gori sindaco di Bergamo quale contributo potrebbe offrire? Forse un’altra immagine, concettualmente meno arroccata nei confini della provincia, inaugurando una specie d’inedita operazione simpatia. Qualcuno eccepirà. L’ex direttore di Mediaset simpatico? Ma se è una banderuola! E poi con quella puzza sotto il naso …

LA REPUTAZIONE PERDUTA

Ammesso e non concesso, l’elezione del sindaco non si può liquidare a pelle. Cominciamo dalla reputazione perduta. Detto così, pare forte e irriguardoso. Forte perché in sostanza presuppone una Bergamo da sdoganare, giudicata dall’esterno senza l’apprezzamento ritenuto giusto. Irriguardoso in quanto generalizzante. Ma l’osservatore terzo rileva nell’opinione pubblica nazionale frequenti pregiudizi legati a una pur stereotipata fama di diffidenza e chiusura innate. Una fama svantaggiante. Se si vuol migliorare, sarà meglio eliminarla (insieme magari ai cartelli Berghem e a tutto quanto coniuga la vita locale a un esasperato senso d’appartenenza).
Mica colpa – intendiamoci – dei sindaci che si sono succeduti negli ultimi 30 e passa anni, da Giacomo Pezzotta a Franco Tentorio attraverso Giorgio Zaccarelli (due mandati di seguito nell’era della Dc), Gian Pietro Galizzi, Guido Vicentini, Cesare Veneziani e Roberto Bruni. Personalità, tuttavia, piuttosto simili fra loro, al di là delle distinte provenienze politiche. Tutti bergamaschi doc, profondamente legati alle origini. A prima vista, si considera ovunque l’identità col territorio requisito importante, se non decisivo, nella corsa a primo cittadino. Questo criterio però non tiene conto di quanto la consuetudine possa causare condizionamenti, rendendo di difficile attuazione il rinnovamento.

GORI E BERGAMO

Anche il candidato Gori è nato a Bergamo. E’ un “sarpino”, anzi. Che se n’è andato, professionalmente parlando, abbastanza presto. Sicchè le sue esperienze formative le ha compiute fuori. Sappiamo dove: è diventato qualcuno attraverso Berlusconi. Ma l’attuale fase politica si caratterizza appunto per la caduta di steccati tipo la destra e la sinistra. In compenso quella lunga esperienza lavorativa ha creato un uomo di mondo, con maggiore libertà d’azione. Spendibile nel campo della comunicazione, per le conoscenze personali là dove contano, e della tecnologia. L’assuefazione da tweet si presterà pure alla facile ironia, ma regala un’immediatezza di confronto: il cambiamento si realizza aggiornando il proprio stile.

TENTORIO E BERLUSCONI

La spiacevole decadenza di Bergamo, lenta quanto continua, è un fatto chiaro, netto e tondo. Chi denuncia il fenomeno, lo fa per arrestarlo e non è un nemico snob, che sputa nel piatto dove mangia. Le autocelebrazioni prendono per il naso i creduloni. Senza scomodare stazione, stadio e palasport (eternamente fatiscenti, sebbene le responsabilità non ricadano direttamente sulle varie amministrazioni), la rappresentanza orobica nella giunta regionale è ridotta a una sola unità e la città, da terza indiscussa della Lombardia, è scalata a quarta, superata dalla berlusconiana Monza. Ragioni che da sole autorizzano chiunque a sponsorizzare il passaggio d’andatura dal placido trotto al galoppo. Il sospetto che Forza Italia e Lega abbiano considerato la Bergamasca serbatoio di voti punto e basta viene, eccome. Lo stimato Tentorio, ex An scelto forse non per caso, è stato lasciato solo. L’ex Cav deve avere un’idiosincrasia per Bergamo, a soli 40 km da casa. Da quando l’uomo solo al comando sta in politica non vi ha mai messo piede. Eppure ha fatto comizi anche a Matera. Sarà per una coincidenza d’impegni, ma resta il fatto che per la sua Brianza, col campanilismo che tira, questa provincia è concorrente.