Il male viene dal Nord

Ci è stato ripetuto da sempre, e qualcuno continua a ripeterlo fino a farcelo credere, che il male viene dal sud. E tutti a prendere le precauzioni del caso. Nella Bibbia invece, vedi il profeta Geremia, è detto da millenni esattamente il contrario: il male viene dal nord. E nessuno ha fatto mai una piega.

NOI SIAMO TERRONI

Che dire? Chi ha ragione? Serve chiarirlo per poter predisporre delle sicure barriere di difesa. Non sarà il caso di pensare all’artiglieria da terra o ai siluri in mare contro gli… invasori. Ma a barriere tipo il vallo di Adriano, o la Muraglia Cinese, o il Muro di Berlino, o quello più recente tra Gerusalemme e il territorio palestinese, questo sì. Prima di entrare in discussione, però, domandiamoci: il nord e il sud dove stanno? E l’est? E l’ovest? Difficile dirlo. A ben guardare, per gli Svedesi noi siamo meridionali profondi. Siamo “i terroni” d’Europa. Anche noi Bergamaschi. Per quelli di Pechino siamo occidentali estremi. Per quelli di New York siamo orientali. Stando così le cose, se i punti cardinali sono così, del tutto relativi, il male da dove viene? Quali sono le popolazioni da cui guardarci? Quali sono quelle che prenderanno le distanze da noi in base alla nostra collocazione geografica? La Bibbia stessa, in base al ragionamento fatto prima, non può essere presa come indicazione assoluta, perché il nord da cui i profeti vedevano venire il male era solo in riferimento alla posizione del popolo di Israele e si riferiva all’impero assiro, il quale era a nord rispetto a Gerusalemme, ma era a sud rispetto al territorio degli Urriti.

IL MALE NON HA ORIGINI GEOGRAFICHE

Dal punto di vista geografico, anche nella Bibbia, come si vede, tutto è relativo. Perciò ecco che si fanno avanti i pessimisti che vedono il male invaderci da ogni parte e quindi non smettono mai di costruire steccati contro tutti. Oppure c’è il solito relativista il quale sentenzia che il male non viene da nessuna parte. Spiace a dirlo, ma stavolta i relativisti hanno ragione: il male non ha costituzionali origini geografiche. Come il bene, del resto. Non c’è nessun luogo che si possa ritenere l’origine del male, e non c’è nessun luogo che possa essere considerato la patria naturale del bene. Da cristiani, proviamo a chiedere al Maestro il suo parere al riguardo. Che discepoli siamo se non ci domandiamo mai che cosa pensa lui dei nostri problemi?

GESÙ D’ACCORDO CON I RELATIVISTI

A me pare che Gesù sia del parere dei relativisti. Egli, il suo parere in riferimento al Regno del bene (il Regno di Dio) lo dice bel chiaro nel vangelo di Luca, dove afferma nettamente: «Nessuno dica: eccolo qui, o eccolo là, perché il Regno di Dio è in mezzo a voi». A riguardo invece dell’origine del male egli si esprime con uguale chiarezza nel vangelo di Matteo: «È dal cuore che provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le falsità, le bestemmie». Bene e male per Gesù abitano nel cuore dell’uomo, di ogni uomo: meridionale, settentrionale, orientale o occidentale che sia. E, a chi presume di giudicare e condannare gli altri, egli dice fuori dei denti: «Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra» contro i peccatori. Mi rendo conto che dicendo questo, qualcuno si sente autorizzato a concludere che, se tutti siamo peccatori, nessuno in realtà è peccatore. No di certo. Sarebbe come dire che, se in una popolazione tutti sono ammalati, nessuno è ammalato. Se tutti sono ammalati, tutti si devono curare. Siamo proprio tutti fonte di bene o di male; o, più esattamente, siamo tutti fonte di bene E di male. La soluzione del problema di come fare argine al male non è perciò quello di erigere barriere e steccati per mettere di qua (dalla nostra parte) i giusti e di là i delinquenti, ma, come suggerisce S.Paolo, sta nel permettere al Signore di «abbattere il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, per riconciliare con Dio tutti e due i fronti contrapposti in un solo corpo». In questo nostro tempo guastato da tanta reciproca insensata aggressività, l’impegno sentito che dobbiamo prendere tutti, anche noi di Chiesa, è quello di abbandonare la nostra presuntuosa “morale geografica” e di lasciarci cambiare il cuore da Colui che «sa bene ciò che c’è dentro ciascuno di noi».