Chiara d’Assisi, la santa amica del Poverello, straordinariamente moderna

Cara suor Chiara, avete appena celebrato la festa di santa Chiara. Potresti
tornare sulla grande figura della vostra santa per raccontarci qualcosa di
lei, per regalarci un suo tratto biografico che, tra i tanti, parli ancora a
dei giovani di oggi? Ti chiediamo, in altre parole, di prolungare, per i
lettori del santalessandro, la vostra festa che è anche, lo sappiamo molto
bene, festa di tutta la Chiesa. Grazie. 

Adriano

È per noi motivo di gioia grande, caro Adriano, condividere con i lettori l’esultanza vissuta in occasione della solennità della nostra madre santa Chiara, da poco celebrata. Parlare di lei è come gettare uno sguardo su ciò che brilla nel profondo del nostro cuore, toccandone le corde più intime e raccontare ciò che da senso e significato alla nostra vita e alla nostra vocazione, legata indissolubilmente a quella della “pianticella” del nostro padre san Francesco.

CHIARA POVERA

È difficile individuare un aspetto particolare della spiritualità di Chiara, senza cogliere l’insieme della sua esperienza di Dio, il “ricco” per eccellenza, che in Gesù, si è fatto povero e ultimo. È l’intera avventura di Chiara, infatti, a parlare al giovane di oggi che, frastornato da tante voci o frantumato dalle tante esperienze, ricerca il suo vero volto. Alle nuove generazioni, spesso confuse e disorientate, la santa di Assisi indica il Signore Gesù, quale vero rivelatore del cuore umano e perno unificatore di ogni esistenza.
La sua scelta di altissima povertà, per amore di Cristo povero e crocifisso, costituisce, per l’uomo timoroso di oggi, un eloquente invito ad affidarsi alla provvidenza del Padre che non lascia mancare il nutrimento necessario a coloro che si affidano totalmente a Lui e da Lui si attendono ogni cosa. Niente rendite fisse, niente sicurezze umane, ma solo la certezza nella fedeltà del Padre che si china su di noi con la tenerezza e la premura di una madre.

IL VANGELO VISSUTO IN FRATERNITÀ

A quanti sono assetati di valori autentici e radicali, Chiara indica il Vangelo del Signore Gesù vissuto in fraternità, quale fresca sorgente in grado di dissetare le aridità profonde dei cuori e continuare a raccontare l’amore appassionato di Dio per l’uomo.
La nostra madre ci indica la via della fraternità quale medicina contro il cancro dell’individualismo religioso: non è possibile, infatti, comprendere il suo segreto staccandola dalle sue sorelle! L’esperienza spirituale di questa donna medievale si “gioca” tutta con le sorelle che il Signore le ha donato e con le quali, ponendosi in ascolto del Vangelo, muove i passi sulle orme del Cristo povero, contemplato ora nel mistero del Natale, ora nella sua vita pubblica, ora nella passione e nella morte. Con le sue sorelle, infatti, Chiara accetta la sfida del Vangelo! Sa bene che non esiste altra via di realizzazione che quella della relazione con Dio, con le sorelle che il Padre le ha donato e con quanti si recano a san Damiano in cerca di consigli e conforto. La relazione fraterna diviene, così, per Chiara la via obbligatoria per conoscere il Signore e crescere umanamente nel suo nome. Rinchiudendosi in san Damiano, Chiara non fugge la storia! Non scappa dalla vita con le sue contraddizioni e le sue sfide! Non evade dalla fatica di intessere relazioni buone e costruttive! Al contrario, sull’esempio di Gesù che si è fatto il più povero e il minore, sceglie di rimanervi fedele secondo lo stile evangelico della povertà e minorità, nella preghiera di lode e di intercessione per l’umanità e per la chiesa! Nasce così una nuova fraternità evangelica fondata sulla corresponsabilità fraterna, sul dialogo e sul confronto per il bene comune. È questa la preziosa eredità che noi, figlie e sorelle di Chiara d’Assisi, continuiamo a custodire e a vivere perché l’uomo che corre affannato sulle strade della vita possa attingere acqua viva dal vangelo e respirare il calore della fraternità.