Papa Francesco: quante chiacchiere in parrocchia. Ma la divisione è un peccato grave

«In una comunità cristiana, la divisione è uno dei peccati più gravi, perché la rende segno non dell’opera di Dio, ma di quella del diavolo, il quale è per definizione colui che separa, che rovina i rapporti, che insinua pregiudizi».
«La divisione è peccato gravissimo perché opera del diavolo». Alla preghiera di Gesù al Padre prima di morire, «Tutti siano una sola cosa», Papa Francesco ha dedicato questa mattina la sua riflessione per l’udienza generale del mercoledì. «L’unità – ha detto il Santo Padre – possa diventare sempre di più la nota distintiva delle nostre comunità cristiane e la risposta più bella a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi». «L’esperienza – ha aggiunto – ci dice che sono tanti i peccati contro l’unità. E non pensiamo solo alle grandi eresie, agli scismi, pensiamo a mancanze molto comuni nelle nostre comunità, a peccati “parrocchiali”. A volte, infatti, le nostre parrocchie, chiamate ad essere luoghi di condivisione e di comunione, sono tristemente segnate da invidie, gelosie, antipatie… Questo è umano, sì, ma non è cristiano!».
Il Papa ha quindi indicato le ragioni che conducono alla divisione: «Succede quando puntiamo ai primi posti; quando mettiamo al centro noi stessi, con le nostre ambizioni personali e i nostri modi di vedere le cose, e giudichiamo gli altri; quando guardiamo ai difetti dei fratelli, invece che alle loro doti; quando diamo più peso a quello che ci divide, invece che a quello che ci accomuna».
«Di fronte a tutto questo, dobbiamo fare seriamente un esame di coscienza», ha quindi chiesto Papa Francesco. Ed ha aggiunto: Dio «vuole che cresciamo nella capacità di accoglierci, di perdonarci e di volerci bene, per assomigliare sempre di più a Lui che è comunione e amore. In questo sta la santità della Chiesa: nel riconoscersi ad immagine di Dio, ricolmata della sua misericordia e della sua grazia».

Delle chiacchiere che dividono la comunità cristiana ha parlato oggi Papa Francesco lasciando il testo ufficiale della sua riflessione dell’udienza del mercoledì dedicata all’unità. «Le chiacchiere – ha detto il Santo Padre – sono alla mano di tutti. Quanto si chiacchiera nelle parrocchie! È buono questo o non è buono? E se uno viene eletto presidente, si chiacchiera contro lui e se l’altra viene eletta presidente per esempio di una catechesi, si chiacchiera contro di lei… questa non è la Chiesa, questo non dobbiamo farlo. Non vi dico di tagliarvi la lingua ma di chiedere la grazia di non farlo». Francesco ricorda un fatto accaduto nella sua diocesi: «Ho sentito un commento interessante e bello: si parlava di un’anziana che tutta la vita ha lavorato in parrocchia. Una persona che la conosceva bene, ha detto di lei: questa donna mai ha sparlato, mai ha chiacchierato, era sempre un sorriso. Una donna così può essere canonizzata domani perché è un bell’esempio».
L’udienza era dedicata alla «Chiesa una e santa». Andando a braccio il Papa ha commentato: «Se noi non siamo uniti e se non siamo santi è perché non siamo fedeli a Gesù. Ma Gesù non ci lascia soli, non abbandona la sua Chiesa, lui cammina con noi e ci capisce. Capisce le nostre debolezze, i nostri peccati e ci perdona, sempre che noi ci lasciamo perdonare. Ma lui ci aiuta a diventare meno peccatori, più santi, più uniti». Il Papa ha fatto riferimento anche alle divisioni delle Chiese: «Se guardiamo alla storia della Chiesa, quante divisioni fra i cristiani! Anche adesso siamo divisi, anche nella storia i cristiani hanno fatto la guerra tra loro per divisioni teologiche, ma questo non è cristiano, siamo cristiani e siamo divisi. Dobbiamo pregare per l’unità dei cristiani, procedere nel cammino per l’unità per la quale Gesù ha pregato». E a conclusione dell’udienza ha detto: «Chiediamo sinceramente perdono per tutte le volte in cui siamo stati occasione di divisione o di incomprensione all’interno delle nostre comunità, ben sapendo che non si giunge alla comunione se non attraverso una continua conversione». Convertirsi significa chiedere «la grazia di non sparlare, di non criticare, di non chiacchierare, di volere bene».